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Alfredo Ingino, obiettivo
sui "riflessi silenti"

Piero Fabris

E' il titolo di un progetto fotografico presentato per la prima volta nel "palazzetto dell'Arte" di Foggia e ora in mostra nella biblioteca comunale di Orta Nova.

E' la fotografia di una città silente che si mostra in sottane e merletti, mentre si specchia nella laguna  malinconica e nostalgica. Alfredo Ingino la raccoglie senza maschera, mentre oscilla con le sue gondole e bisbiglia ricordi evanescenti tra i vapori dei climi invernali e figure sospese, congelate, sgusciate dalle ombre luminose di certi vicoli.

E' un viaggio nella quiete  accordata alle gocce di pioggia, che tamburrelano sui tavolini vuoti di piazza San Marco e l'eco dei passi che dalle chianche si librano e confondono allo sciabordio monotono dei suoi canali.

Alfredo Ingino non la oltraggia, ma la coglie, si accompagna lento alla vecchia signora e specchia nelle facciate di assordante silenzio dimamico.

Ci aiuta a ritrovare sui lastricati di riflessionei , sui davanzali dei caffè dell'incontro, i banchi del raccoglimento, la grazia che in composizioni e scomposizioni riesce a stupirci e a liberare dal nido della fragilità il gabbiano e a seguire la scia di luce, quella che schiude il sipario dell'apparenza e ci consegna la possibilità di scoprire la memoria dell'acqua, quella che accarezza la pietra , la storia fino a subblimarla in soffio tra le nuvole e avvolgerla in un'isola di meditati risvegli.

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Alfredo Ingino è nato e vive a Foggia. E' un fotografo che annovera numerosi riconoscimenti, sempre teso verso lo scatto perfetto,  un instancabile esploratore della realtà che, con inquadrature dall'impatto immediato, mette a fuoco, condividendone, grazie al suo occhio allenato all'osservazione, aspetti del mondo invisibili ai più,  travolti dai ritmi voraci del quotidiano.

Ogni fotografia di Alfredo è l'espressione di un pensiero, la sintesi di una meditazione, il racconto suggestivo, malinconico e puntuale, il riflesso ben calibrato di un mondo estraneo a se stesso.

Alfredo ha studiato nella Capitale, un luogo che ha allargato certamente i suoi orizzonti; era a Roma nel 1968 attento a immortalare le manifestazioni studenteche di quegli anni, la straqda, il paesaggio.

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 Il suo animo artistico, sempre pronto alla sperimentazione non solo lo hanno portato a cercare una fotocamera all'altezza delle sue esigenze espressive, ma a seguire meticolosamente  tutti i processi di sviluppo della pellicola e così, insieme a Giovanna (fotografa anche lei e poi in seguito moglie e madre delle sue due figlie) ad allestisce una camera oscura e a realizzare book fotografici per quanti avevano bisogno di soluzioni eccellenti.

Conclusi gli studi universitari, Ingino torna in Capitanata dove realizza  per "L'archiviodella Cultura di base", presso la biblioteca di Foggia dei reportage sociopolitici ed eventi Culturali. Nel 1978 è eletto presidente della FOTO CINE CLUB della sua terra, contemporaneamente punta il suo obiettivo su progetti fotografici  intimistici capaci di dar voce all'emozione dell'animo.

L'avvento del digitale, l'approccio immediato, veloce offerto dalle nuove tecnologie, suscitano in lui perplessita che lo costringono a una lunga pausa di riflessione su cosa sia e cosa debba essere la fotografia. E' Vanni Natola a risvegliare in lui la passione per la foto e a riaccostarsi con fervore e occhio esperto sul palcoscenico della fotografia.