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Amadeus, Fiorello e l'intelligenza artificale
Intelligenza Artificiale tra Unione Europea, palcoscenico di Sanremo e vita quotidiana comune.
di Dario Patruno
Solo il genio di Fiorello poteva smitizzare e dare la cifra dell’intelligenza artificiale. Il Festival della Canzone inauguratosi il 6 febbraio con record di ascolti ha avuto il merito di sdoganare e smitizzare la paura dell’intelligenza Artificiale. Infatti nella fiction messa in palcoscenico da Amadeus era previsto che Fiorello non dovesse salire sul palco dell’Ariston sin dalla prima sera, poi è salito, ma poco dopo si è bloccato in maniera geniale.
Subito appare un video in cui lo stesso Fiorello sosteneva che quello apparso sul palco, portato via come un manichino, era stato clonato dalla IA. Questa è la migliore introduzione ad un fenomeno da cui siamo tutti avvinti, impauriti, influenzati e in alcuni frangenti messi in crisi.
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Sino a pochi anni fa sembrava appartenere solo ai film e ai libri che raccontavano il misterioso mondo della fantascienza.Si guardava infatti all’IA come a qualcosa di molto simile a un sogno che difficilmente poteva trovare spazio nel mondo di tutti i giorni. Eppure quello che sembrava impossibile, grazie allo sviluppo della tecnologia e alla continua evoluzione di algoritmi e tecniche, è diventato una realtà.
L’Intelligenza Artificiale oggi viene utilizzata per automatizzare compiti e risolvere problemi complessi, trovando applicazione in un’ampia varietà di contesti: dalla ricerca scientifica al mercato azionario, dalla robotica alla giustizia, passando per l’industria dei giocattoli. L’IA è diventata sempre più rilevante nella nostra vita quotidiana e sta cambiando il mondo così come lo conosciamo.
Ma cos’è questa intelligenza artificiale? Intelligenza Artificiale, in sigla IA, è una disciplina che studia come realizzare sistemi informatici in grado di simulare il pensiero umano.L'etica dell'intelligenza artificiale è una disciplina dibattuta tra scienziati e filosofi che manifesta numerosi aspetti sia teorici sia pratici.
Stephen Hawking nel 2014 ha messo in guardia riguardo ai pericoli dell'intelligenza artificiale, considerandola una minaccia per la sopravvivenza dell'umanità. Ma non è così che risolviamo il problema. Non va assolutamente demonizzata. Sta a noi raccogliere la sfida affidandoci a persone sicure, eticamente robuste e motivate.
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Padre Benanti presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione, è sicura garanzia di competenza e capacità comunicativa dei meccanismi che governano e governeranno questa nuova disciplina. In una recentissima intervista parlava del compito di mettere in campo strumenti etici e giuridici, una sorta di guardrail che impediscano di andare fuori strada.
La complessità va governata con strumenti intelligibili. Nella recente audizione del 18 gennaio alla Commissione di Vigilanza RAI ha posto premesse fondamentali. “Sono emersi tre grandi temi: il primo è la figura del giornalista, figura fondamentale per nutrire quella parte dell'opinione pubblica e tutto ciò che sostiene il funzionamento democratico. Ecco, oggi il giornalista potrebbe essere un elemento secondario nella produzione della notizia: potrebbero esistere redazioni senza giornalisti, e questa è la prima grande sfida.
La seconda grande questione emerge su come sia possibile avere giornalisti in un contesto democratico, e questo avviene solo se il settore dell'editoria è capace a mantenere tutto questo. Infine c'è il ruolo giocato dai grandi colossi della tecnologia, che al momento non rispondono alle logiche degli editori. Qui c'è un altro settore che si apre, e le difficoltà sono grandi, perché sono soggetti molto grandi, internazionali, e tutto va valutato anche in base a quello che l'Europa sta decidendo con l'AI Act.
Come rende noto la presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue, gli ambasciatori dei Ventisette hanno adottato la posizione del Consiglio dell’Ue sull’Artificial Intelligence Act, la prima legislazione al mondo a livello orizzontale e di ampio respiro sull’intelligenza artificiale. L’intesa si basa sull’accordo provvisorio raggiunto dal trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione Ue) l’8 dicembre 2023. Per essere approvata in via definitiva l'Ai Act dovrà superare il voto di alcune commissioni parlamentari dei legislatori dell'Ue il 13 febbraio e il voto del Parlamento europeo, previsto dopo un mese.
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Tutto lascia intendere che entrerà in vigore prima dell'estate e che si applicherà dal 2026. Il testo integrale dovrà passare poi ai voti finali di Consiglio e Parlamento. L’approvazione finale è prevista per il 24 aprile. Come si comprende facilmente l’obiettivo dovrebbe essere creare una norma che possa essere cogente per tutti gli Stati del mondo in tempi ragionevolmente brevi perché l’evoluzione tecnologica non aspetta.
Quali sono i 4 livelli di intelligenza artificiale?
Macchine puramente reattive.
Capacità con memoria limitata.
Sistemi con una propria coscienza (teoria della mente)
Sistemi dotati di autoconsapevolezza o consapevolezza di sé.
E le tipologie? Intelligenza artificiale stretta (ANI), che ha una gammaristretta di abilità; Intelligenza generale artificiale (AGI), che è alla pari con lecapacità umane; Superintelligenza artificiale (ASI), che è più capace di unessere umano.
Si sente parlare di IA conversazionale. È possibile configurarla per rispondere in modo appropriato a diversi tipi di query (In informatica, interrogazione di un databaseper estrarre o aggiornare i dati che soddisfano un certocriterio di ricerca) e per non rispondere a domande che esulano dall'ambito. Al contrario, l'IA generativa mira a creare contenuti nuovi eoriginali imparando dai dati esistenti dei clienti: tools, strumenti come Dall-E o ChatGPT che a partire da istruzioni verbali possono generare immagini, testi, stringhe di codiceo video. L’IA creativa non è stata certo inventata quest’anno, ma negli ultimi mesi è diventata popolare per il grande pubblico. Tutti quanti per settimane abbiamo avuto i feed dei social network intasati di illustrazioni fatte con Dall-E o Midjourney, e più recentemente di schermate tratte da conversazioni con ChatGPT.
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I modelli generativi sono diventati così gettonati che si parla di una vera e propria corsa all’oro tra gli investitori della Silicon Valley. Cosa fare? Normare a livello mondiale, scegliere come responsabili dei processi innovativi nella creazione dialgoritmi persone competenti e riconosciute come tali datempo, non disperdere le energie e capire che ormai esistono le macchine intelligenti.
“Le macchine sapienti. Intelligenze artificiali e decisioni umane” (ed. Marietti) scritto nel 2018 da Paolo Benanti, torna di stringente attualità. Solo avendo bene in mente che possono e debbono coesistere senza che le machine “ingannino” le persone, sarà possibile governare i processi di automazione della società contemporanea. Difficile? Sì, ma la nostra sopravvivenza di persone è legata alla capacità di aiutare le decisioni umane, mai di sostituirle. E se noi, come accaduto, affidiamo ad un algoritmo la nomina di un insegnante come accaduto in passato, nel Decreto sulle GPS, è meglio tornare alla carta, al calamaio e alla penna, dove il responsabile di un procedimento è identificabile. La deresponsabilizzazione genera mostri e “uccide” le persone.