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ANCE Puglia, i costi del 'Non Fare' ammontano a 600 miliardi di euro

Da una parte la sfida delle città, tra infrastrutture utili e sostenibili da realizzare; dall’altra l’immobilismo amministrativo e la burocrazia che ritardano la spesa di fondi esistenti e l’avvio dei cantieri, alimentando così i costi del non fare. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro tenutosi al Marè Resort di Trani organizzato da ANCE Puglia.

Gerardo Biancofiore
 

Nella sua introduzione il presidente ANCE Puglia Gerardo Biancofiore ha evidenziato "La necessità di una strategia comune, anche sovraregionale, con l’obiettivo di ridurre il gap infrastrutturale tra Sud e Nord oltre che tra Italia e altri paesi europei. Nella nostra regione è arrivato il momento della svolta per liberare quelle potenzialità ancora inespresse e perseguire quel circolo virtuoso tra infrastrutture ed economia spesso invocato ma mai concretizzato; tra Patto per la Puglia e POR sono disponibili ben quattro miliardi di euro per opere infrastrutturali, rigenerazione urbana, efficientamento energetico degli edifici e altri interventi volti al miglioramento del territorio. Consentire alla burocrazia e all’immobilismo amministrativo sarebbe delittuoso; dalle strade dei Monti e Colline Dauni alle coste erose dalla Capitanata al Salento, sono moltissimi i cantieri che potrebbero rendere la Puglia meno fragile e più efficiente e ospitale nei confronti dei turisti che arrivano sempre più numerosi nella nostra terra".

Tavolo relatori(3)
 

Sul tema dei cantieri in ritardo o mai partiti si è soffermato Andrea Gilardoni, docente del dipartimento di Analisi delle politiche e management pubblico dell’Università Bocconi, che conduce insieme ad Agici Finanza d’impresa uno studio annuale sui CNF (“Costi del Non Fare”), in pratica i costi economici, sociali e ambientali causati dai ritardi italici nello sviluppo di reti infrastrutturali efficienti. "I Costi del Non Fare - ha spiegato Gilardoni - rappresentano una tassa occulta per la collettività e pesano come un macigno sulle nostre opportunità di crescita, sia nel pubblico che nel privato. Nel nostro ultimo studio del 2016 abbiamo stimato che la ricaduta economica nei prossimi 15 anni del mancato adeguamento delle reti strategiche del nostro Paese, dalle strade alle ferrovie, dalla logistica alle infrastrutture digitali, dai gasdotti alla rete elettrica, si attesti sui 600 miliardi di euro. Anche la Puglia fa la sua parte con numerose opere necessarie e progettate, ma mai partite, in ritardo, o bloccate a metà; non abbiamo fatto uno studio ad hoc ma è ragionevole pensare a un ordine di grandezza di Costi del Non Fare di 40-50 miliardi nel quindicennio e di circa tra 2,5 e 3,5 miliardi all’anno. Un onere che comunque è inaccettabile, per eliminare il quale la politica e le amministrazioni dovrebbero fare di più. Una serie di azioni sono possibili e doverose".

Secondo Paolo Savona, ordinario di Politica economica alla Luiss Guido Carli e in altre importanti università "L’economia della Puglia, come quella nazionale, cresce azionata da due motori: industria e costruzioni. Nell’ultimo ciclo economico è stata dedicata cura al primo motore e trascurato, talvolta ostacolato, il funzionamento del secondo, penalizzato da una crescita delle spese in conto capitale insufficiente, a fronte della continua crescita delle spese correnti che sfiorano il 90% del totale». «Il riavvio del motore delle costruzioni è condizione necessaria dello sviluppo della Puglia e del resto del Paese; è proprio rilanciando le costruzioni che Stati Uniti e Germania sono usciti dalla crisi del 2008. In Italia la realizzazione delle infrastrutture dovrebbe essere attuato con un piano decennale che stanzi e spenda ogni anno almeno 1,5 mld di euro, cominciando con un parco progetti esecutivo; l’adeguamento delle abitazioni, soprattutto delle città, potrebbe essere finanziato dal mercato se si concedesse un completo esonero fiscale nella realizzazione e pari trattamento fiscale rispetto alle attività finanziarie".

Potenziare le infrastrutture per favorire il turismo, che nei prossimi decenni rappresenterà un importante volano per lo sviluppo della Puglia è il pensiero del presidente di Bari e Bat Beppe Fragasso secondo il quale "Bisogna pensare alle infrastrutture più strategiche per la nostra regione: a nostro avviso occorre ammodernare la rete ferroviaria, ampliare gli aeroporti per incrementare l’arrivo di voli e turisti, potenziare la rete delle marine per accrescere la nautica da diporto". 

A seguire, hanno colloquiato il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tomaso e il giornalista, conduttore televisivo Bruno Vespa prendendo spunto dal suo ultimo libro ‘C'eravamo tanto amati. Amore, politica, riti e miti. Una storia del costume italiano’. Nel volume, edito da Mondadori, Vespa ripercorre la storia dell’Italia dell’ultimo secolo passando in rassegna tutti i cambiamenti avvenuti nel quotidiano, dal costume, alla politica.

"Un modo - ha concluso il presidente Ance Puglia Biancofiore - per fare una ricognizione del nostro Paese partendo dagli anni del boom economico, nell’auspicio di poter ritrovare oggi, dopo così tanti anni, la stessa fiducia e la stessa speranza che consentirono quel miracolo italiano".

(gelormini@affaritaliani.it)

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Il commento di Mar ANGEL - mar663193@gmail.com

Negli anni 60' nel periodo del PIL a due cifre non governava la sinistra!
Pagavamo meno tasse per la spesa corrente (vedi consip) e le Regioni non potevano sostituirsi allo Stato. Poi un po alla volta siamo arrivati alla situazione di oggi.Viviamo perennemente in crisi, paghiamo sempre piu' tasse e aumentano i dipendenti pubblici (quelli dei cartellini).Le più importanti società di costruzioni italiane fatturano da
anni all'allestero con successo. Cotruiscono , gestiscono e spesso sono anche proprietarie di infrastrutture . Mentre da noi periodicamente ci accorgiamo che la cementifica-zione ( termine della cultura di sinistra) non ha niente a che vedere con le infrastrutture ma con ben altro. A Roma attualmente sempre la sinistra ha detto NO alle olimpiadi, alle linee della metropolitana alle infrastrutture ma si allo stadio delle scommesse. Le Coop delle delle costruzioni che all'estero non hanno professionalmente mercato, in Italia si aggiudicano importanti lavori per poi subappaltarli a società in grado di eseguire l'opera.
Spesso addirittura l'amministrazione sceglie il progetto tecnicamente su misura alle capacità di tale Cooperativa. A tale proposito le cito la tramvia di Firenze che e' costata come una metropolitana . La Corte Dei Conti, la Magistratura? Soltanto da noi nell'Italia governata dalla sinistra è possibile aggiudicare un appalto per poi disdire il lavoro come nel caso del ponte sullo stretto di Sicilia . Sinceramente anch'io vorrei tanto che nella mia amata ITALIA da sud a nord costruissimo ponti, autostrade, porti, metropolitane, collegamenti ferroviari moderni,ospedali moderni. Però per tornare a fare produzione a due cifre dovremmo ritornare ad una politica completamente diversa da quella che stiamo pagando sulla nostra pelle ormai da tanti anni, troppi.

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