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ANCI Puglia contro la nuova norma sull’ineleggibilità dei Sindaci

L’associazione dei Comuni pugliesi chiede la revoca della modifica alla legge elettorale regionale. La nota di Antonio Decaro.

Anci Puglia esprime fermo dissenso nei confronti della recente modifica all’articolo 6, comma 1, della Legge Regionale 9 febbraio 2005, n. 2 – “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale” – approvata dal Consiglio regionale mediante emendamento.

La nuova formulazione del comma 1 stabilisce che “non sono eleggibili a Presidente della Regione e a Consigliere regionale i Presidenti delle Province della Regione e i Sindaci dei Comuni della Regione”. Tuttavia, tale ineleggibilità viene esclusa se i soggetti interessati si dimettono dalla carica non oltre sei mesi prima del compimento del quinquennio di legislatura, o, in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale, entro sette giorni dalla data di scioglimento.


 

I Sindaci di Puglia risultano pertanto fortemente penalizzati dal vincolo di ineleggibilità alle regionali e ritengono si tratti di una norma ingiustificatamente discriminatoria e antidemocratica. Viene così compromesso non solo il legittimo diritto, costituzionalmente garantito, a candidarsi come chiunque altro, ma anche i cittadini e le cittadine vedono limitarsi la libera scelta per l’esercizio del diritto di voto.

Il termine di 180 giorni per dimettersi risulta infatti estremamente rigido e penalizzante e determina una disparità di trattamento oggettiva tra amministratori locali e altre categorie di cittadini eleggibili.

I Sindaci sono i rappresentanti più diretti e più vicini ai cittadini; tuttavia, invece di valorizzare il loro contributo potenziale nella competizione elettorale regionale, arricchendo così il pluralismo democratico, questa norma li mortifica pesantemente. Inoltre, priva le comunità amministrate di una guida con largo anticipo e, ipoteticamente, anche inutilmente, qualora il Sindaco non venisse poi candidato nelle liste regionali.


 

Anci Puglia ha raccolto nelle ultime ore le rimostranze e la delusione di tanti Sindaci e Sindache - di ogni schieramento politico, perché la norma penalizza tutti, in modo trasversale - e sta valutando ogni più utile ed opportuna azione congiunta, anche giurisdizionale.

Ma soprattutto, ANCI PUGLIA oggi chiede ai Consiglieri regionali che hanno proposto e votato l’emendamento di ritornare sui propri passi, di cancellare quella norma assurda e discriminatoria e consentire a tutti il libero accesso al diritto di candidarsi, accettando un confronto paritario, plurale e democratico.

Al Presidente Michele Emiliano, che è stato Sindaco della Città capoluogo e ha poi voluto interpretare la carica di Governatore come “Sindaco di Puglia”, chiediamo di fare tutto quanto in suo potere per ripristinare, in seno al Consiglio regionale, il rispetto dei princìpi sacrosanti ed inviolabili di democrazia, uguaglianza di fronte alla Legge e pluralismo.

“Con un evidente accanimento, invece di agevolare il lavoro dei sindaci, in Italia si continua a legiferare a loro danno. Questa volta tocca a 31 consiglieri regionali pugliesi che hanno votato un emendamento per impedire ai primi cittadini di esercitare un diritto costituzionalmente riconosciuto a tutti, ovvero quello di candidarsi al consiglio regionale senza ostacoli o divieti di sorta", ha commentato così l’eurodeputato Decaro, l’emendamento anti-sindaci votato in Consiglio regionale pugliese.


 

"Si esige che i sindaci si dimettano dalla loro carica sei mesi prima della data delle elezioni (peraltro, nel caso della Puglia, ancora ignota). Insomma si costringe un sindaco, anche in scadenza di mandato, ad abbandonare la propria comunità sulla base di un’aspirazione ipotetica e lontana nel tempo. Com’è chiaro, non esistono motivazioni giuridiche o di opportunità per un provvedimento del genere se non la volontà di eliminare per via legislativa possibili concorrenti. Ma i sindaci, come ho avuto occasione di dire negli anni in cui li ho rappresentati,  orami sono avvezzi a subire le scelte fatte, sulla loro pelle, da altri in altre sedi. Purtroppo, anche in questo caso, abbiamo assistito ad un altro episodio di uso improprio del potere legislativo a soli fini di autoconservazione”.

(gelormini@gmail.com)