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Antonio Salandra, il convegno a Troia (Fg) a 170anni dalla nascita
Il ricorso a Troia (Fg) di Antonio Salandra a 170anni dalla nascita, con la relazione di Massimiliano Monaco e l'intervento del Ministro Raffaele Fitto.
Per il “Diario della città di Troia” ciclo di incontri organizzato per ricordare e mettere in risalto date, eventi, personaggi della cittadina dauna, nel corso dei secoli, l’Associazione Terzo Millennio - dopo l’esordio su ‘La Battaglia di Troia’ immortalata sulle porte del Maschio Angioino a Napoli - ha dato vita, nella serata del 29 luglio, ad un incontro commemorativo per i 170 anni dalla nascita di Antonio Salandra.
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“Antonio Salandra, da economista a statista, da Troia all’Europa”, titolo esaustivo per leggere l’intento di stimolare una discussione tesa a chiarire i tanti aspetti della personalità e dell’impegno politico e di governo dell’insigne troiano.
L’incontro seguito da un attento e partecipato pubblico, nella frescura del Chiostro delle Benedettine - all’interno del monumentale omonimo Convento che ospita il Museo Ecclesiastico Diocesano - si è aperto con i saluti del coordinatore della sez. Terzo Millennio di Troia, Giovanni Sgobbo, mentre Massimiliano Monaco, membro dell’Istituto di Storia del Risorgimento e della Società di Storia Patria della Puglia, ha tenuto una relazione dal titolo: ‘Antonio Salandra Storia e Narrazione’.
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Il relatore ha evidenziato la qualità accademica, del professore troiano, frutto di una formazione rigorosa ben oltre la norma nel campo della pubblica amministrazione, tanto da definirlo, ante litteram, un tecnico prestato alla politica.
“Gli elettori del suo collegio, a ragione - ha sottolineato Monaco - si lamentavano per il poco impegno a vantaggio delle comunità locali, ma questo era dovuto al fatto che Salandra aveva un altissimo senso dello Stato e delle Istituzioni e si spendeva per quello, piuttosto che brigare per acquisire vantaggi per il ‘proprio orto’.”
“Essere stato nominato Presidente del Consiglio dei Ministri, in un periodo storico così importante per la Nazione e per l’Europa - ha ricordato Monaco - non fu un caso, ma una scelta ben precisa del Re, Vittorio Emanuele III, e delle massime autorità politiche dell’epoca, soprattutto in considerazione della personalità di Salandra e del suo proverbiale equilibrio nel valutare e prendere delle decisioni”.
Puntuale e partecipato, a tal prosito, è stato l’intervento a distanza del Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, che ha messo in evidenza la statura dello statista pugliese e le difficoltà dettate dal particolare periodo storico, nel quale si trovò ad esperire le sue funzioni di Capo del Governo.
Alla relazione del dottor Monaco e all’intervento dell’onorevole Fitto è seguito un vivace dibattito, che ha messo in evidenza più punti di vista circa l’attività parlamentare e governativa del “modesto borghese” meridionale, come si definiva Salandra stesso.
La storia documentata ci narra che Antonio Salandra, professore ordinario di Diritto Amministrativo, iniziatore e primo professore di Scienza dell'Amministrazione presso l’Università di Roma, fu Preside della Facoltà di Giurisprudenza e socio dell’Accademia dei Lincei.
Autore di diversi testi sulle Scienze dell’Amministrazione e di Diritto Amministrativo fu collaboratore di prestigiose riviste scientifiche e politiche, fondò con, il suo amico e sodale, Sidney Sonnino, “Il Giornale d’Italia”, una delle testate più lette dagli italiani.
Salandra fu uomo di vasta cultura e di rigido e rigoroso carattere. Raffinato scrittore ed aulico oratore, nato a Troia (Fg) in una famiglia borghese (proprietari terrieri), si era formato alla scuola di Francesco De Sanctis e di Silvio Spaventa, diventando da giovanissimo un fermo sostenitore di principi liberali: contese, per questo - da destra - la leadership di Giovanni Giolitti, che guidava la sinistra storica.
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Entrato in parlamento a 33 anni nel 1886 ci restò ininterrottamente fino al 1931, anno della sua morte. Nei 45 anni da parlamentare fu per 6 anni Sottosegretario, mentre per circa 7 anni, in totale, ha ricoperto incarichi in molti dicasteri in qualità di: Ministro delle Finanze e Ministro del Tesoro, Ministro dell’Agricoltura e Ministro degli Esteri e per due anni e tre mesi, dal 21 marzo 1914 al 18 giugno 1916, Capo del Governo. Insomma, un curriculum di primo piano, non senza qualche neo: come per esempio l’ultima sua elezione al parlamento nel cosiddetto Listone Fascista.
Antonio Salandra è uno dei tre pugliesi, assieme ad Aldo Moro e a Giuseppe Conte, a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri e, come spesso succede, gli fu difficile “essere profeti in patria”, ma a distanza di molti decenni dalla sua ‘epopea’ risulta più semplice ricercare, analizzare e riflettere sul carisma di Antonio Salandra come persona, come accademico, come politico e come statista.
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Si dice, citando Alessandro Manzoni: “Ai posteri l’ardua sentenza”. Bene, i posteri siamo noi: certo il giudizio resta difficile, ma parlarne confrontandosi è un modo per approdare a migliori e più oculate considerazioni. Giudicare senza dibattere non porta ad un giudizio sereno ed imparziale, ma alla sola affermazione di un pregiudizio e per giunta senza la possibilità di un più che legittimo appello.
Per “Il diario della città di Troia” il prossimo appuntamento resta fissato al 2 settembre, per ricordare i 360 anni della nascita del vescovo Emilio Giacomo Cavalieri, morto in odore di santità e zio materno di Sant’Alfonso de Liguori.