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Arcelor Mittal, il Tribunale di Milano perentorio: 'Non fermate gli impianti'

La foglia di fico del venir meno dello scudo penale, ripetutamente evocato quale motivo scatenante dell’annunciata fuga di ArcelorMittal, diventa sempre più una foglia di melo: tanto che sul paventato addio della multinazionale franco-indiana allo stabilimento di Taranto, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo esplorativo, che indaga anche su eventuali illeciti tributari e su presunti reati pre-fallimentari. Ipotesi che vanno ad aggiungersi alle verifiche sui sospetti di svuotamento del magazzino o su presunte appropriazioni indebite di materiale relativo al magazzino stesso di materie prime, nonché su false comunicazioni societarie e al mercato. In pratica, le premesse per inquadrare il tutto in una cornice di “premeditazione”.

Ilva arcelormittal operai

Ed oggi, secondo una nota del presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi, ArcelorMittal è stata invitata dal presidente della Sezione specializzata in Materia d’Impresa, Claudio Marangoni: “A non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dello stabilimento siderurgico Tarantino.

Nella fattispecie, “le parti resistenti”, ossia ArcelorMittal, sono state invitate, “in un quadro di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti, a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli, per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate, per il limitato tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento”.

cgil cisl uil

Nel frattempo, si moltiplicano gli interventi e le reazioni sull’involversi della vicenda e da fonti sindacali si apprende che i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, incontreranno questa sera al Quirinale il capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Mentre in Puglia il vicepresidente del Consiglio Regionale, Peppino Longo, a margine dei lavori dell'assise monotematica dedicata all'acciaieria, dichiara: “Non solo l'allarme occupazione e ambiente, ora anche la Banca d'Italia certifica che la crisi dello stabilimento ex Ilva di Taranto incide sull'intero sistema economico e sociale della Puglia. E la Regione ha quindi il dovere di rispondere con un'unica voce ad ArcelorMittal”.

longo Udc

“Personalmente - continua Longo - sono e sarò al fianco del presidente Michele Emiliano: l'acciaieria deve diventare non pericolosa per la salute, deve essere decarbonizzata e messa nelle condizioni di produrre a pieno regime, salvaguardando i posti di lavoro e, anzi, in prospettiva creando i presupposti per una maggiore occupazione”.

“Su questo - precisa Longo - devono lavorare, collaborando ad un piano industriale credibile e che non offra alibi alcuno, oltre alla Regione, il governo centrale, i sindacati e tutti i soggetti istituzionali ed economici preposti. Così come è urgente garantire in tempi brevi e certi il pagamento delle fatture alle aziende dell'indotto ed a tutti fornitori, affinché al danno, grave, che sta subendo tutta la comunità ionica, non si aggiunga la tragedia ulteriormente allargata, che vedrebbe in ginocchi decine di migliaia di famiglie”.

“Se qualcuno pensa di poter prendere tempo per raggiungere scopi che non poggino su solide basi di occupazione garantita e bonifica e tutela dell'ambiente - conclude il vicepresidente Longo - sono certo troverà una risposta forte e unitaria senza precedenti da parte dell'intera comunità”.

Emiliano Pisicchio

Medesimi toni nelle dichiarazioni dei consiglieri regionali Paolo Pellegrino, Alfonso Pisicchio e Giuseppe Turco, del gruppo La Puglia con Emiliano - PcE: “Non accetteremo compromessi di qualunque tipo. Né baratti e né reiterate rappresaglie di chi crede che il diritto al lavoro e alla salute siano mere merci di scambio. La vita delle persone, il loro futuro, non sono prodotti in vendita. E non lo è nemmeno la città di Taranto”.

“Per questo sosterremo convintamente tutte le iniziative, anche di natura legale, che la Regione Puglia e il presidente Emiliano vorranno intraprendere per tutelare l’ex Ilva e i suoi lavoratori. Confidiamo però in un intervento deciso da parte del Governo, senza strumentalizzazioni politiche ed elettorali. Oggi parlano di Taranto anche quelli che sino a qualche settimana fa non si sono mai preoccupati del destino del siderurgico, dei lavoratori, dell’indotto e delle loro famiglie. In situazioni così delicate ci vuole anche della sana coerenza”.

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E lo stesso presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel suo intervento conclusivo durante il Consiglio regionale monotematico sull’ex Ilva, ha detto: “Noi stiamo dalla parte del Governo della Repubblica italiana, stiamo al fianco di chi in questo momento sta subendo violentissime pressioni; addirittura si utilizza il mancato pagamento degli imprenditori di Taranto per ricattare ulteriormente il Governo della Repubblica, perché questo Governo evidentemente ha cambiato linea sull’ILVA. È un Governo che ha aperto alla decarbonizzazione, e tutti i fan delle navi piene di carbone e del PM10 sono in allarme, perché il Presidente del Consiglio ha preso un impegno pubblico alla decarbonizzazione della fabbrica. La decarbonizzazione rischia di unire il Governo, le forze politiche e le persone perbene di questa regione”.

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“Quella di oggi è stata un’occasione perduta dal Consiglio regionale di parlare in modo utile - ha detto Emiliano rivolgendosi alla minoranza - dall’opposizione di destra non è arrivata nemmeno una proposta. Non una parola sugli esuberi. Se volete dare ruolo e centralità a questo Consiglio regionale, bisogna fare in modo che sia un luogo di riflessione comune, non semplicemente il luogo della banale invettiva contro la maggioranza di governo. Questo sforzo alcuni lo stanno facendo. Noi stiamo cercando di difendere il Paese, la comunità, la città di Taranto”.

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Piccata la reazuone in una dichiarazione congiunta dei consiglieri regionali di Fratelli d’Italia (Erio Congedo, Giannicola de Leonardis, Luigi Manca, Renato Perrini, Francesco Ventola e Ignazio Zullo): “L'incapacità di Michele Emiliano di gestire situazioni complicate si è rivelata anche nella replica agli interventi che si sono susseguiti nella monotematica sull'Ilva. Non solo in questo consiglio non è riuscito a trovare un punto di unione, ma ha dimostrato di essere divisivo lui stesso, scagliandosi contro tutti, aprendo una discussione fuori traccia e sbandierando un senso di unità che neppure nell'Aula è riuscito a tenere perfino con la sua maggioranza”.

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Più analitica la nota del presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo: “Ho sperato che oggi il Consiglio regionale discutesse su cosa fare qui ed ora e ci aspettavamo che Emiliano riferisse su cosa sta accadendo a Roma: questa seduta doveva sancire una comunione di vedute. Si tratta di una questione nazionale, ma in una Nazione che sta dimostrando di non avere una politica industriale. Il Presidente Emiliano oggi ha dato sfoggio di esuberanza, ma come accaduto fino ad ora non ha voluto dare un peso alla Regione e a ciò che può fare. L’idea della de-carbonizzazione risale al 2013, quando Emiliano ancora non c’era. Nessuno può raccontarci che l’abbia inventata lui e, peraltro, non è la sola strada che deciderà definitivamente le sorti di uno stabilimento come l’Ilva. Emiliano ha solo acuito lo scontro con il governo nazionale e questo ci ha penalizzati molto".

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"Io non mi sarei mai azzardato a dire, come ha fatto Emiliano - ha incalzato marmo - che la Regione poteva sostituirsi a Mittal nel pagamento delle fatture dei fornitori, perseguitandolo “in tutto il mondo”. Siamo all’assurdo, alla totale irresponsabilità. Lo Stato ha il dovere di revocare l’affitto a Mittal, ove questa non non dovesse tornare sui propri passi, e ritornare subito in possesso dell’infrastruttura per impedirne la chiusura. Noi siamo sempre stati per la tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro. E non accettiamo che si usino le morti sul lavoro per costruire un percorso di consenso personale. Cosa dobbiamo fare subito? Era questa la domanda da fare oggi, perché la storia la conosciamo tutti e l’intervento di Emiliano è stato a dir poco inutile. Rispetto a questo dramma o si ha una visione globale, che consideri il lavoratore come l’imprenditore, o si va a casa. Invece, abbiamo ascoltato una mitragliata di comunicati stampa del presidente dal giorno dell’insediamento ad oggi".

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"Per questo abbiamo presentato una mozione per chiedere il ripristino immediato delle attività della fabbrica ed il ripristino dello scudo penale, richiesto persino dall’arcivescovo di Taranto, perché nessuno si prenderebbe la responsabilità dell’Ilva senza la tutela legale. Poi, nella mozione si chiede che siano saldati immediatamente i debiti delle aziende dell’indotto, che sono circa 150 milioni di crediti vantati dalle imprese dell’indotto verso la gestione commissariale ed ora circa 50 milioni vantati da Mittal. E poi  - ha concluso Marmo - chiediamo la sospensione dei pagamenti all’erario dovuti da queste imprese e, soprattutto, che si dia continuità al Piano Ambientale. Questa è un’emergenza nazionale, è in gioco la storia dell’intero Sud. Non si può perdere altro tempo”.

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Per Antonella Laricchia (M5S): "Questo è il momento dei fatti. Pertanto è necessario partire subito da quello che c’è da fare e che va fatto insieme. In una prospettiva di breve periodo, è prioritario far rispettare i patti all’azienda e successivamente prevedere una gestione commissariale di emergenza nel caso in cui Arcelor persista. Per quanto riguarda invece la strategia di lungo periodo, chiusura progressiva delle fonti inquinanti, riconversione economica e soluzioni per le imprese dell’indotto".

(gelormini@affaritaliani.it)

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