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Autonomia differenziata, il Consiglio regionale pugliese approva due mozioni
Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza due delle quattro mozioni riguardanti l’autonomia differenziata delle Regioni del Nord.
Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza due delle quattro mozioni riguardanti l’autonomia differenziata delle Regioni del Nord, presentate dai gruppi di maggioranza e opposizione. Con 19 voti a favore e 6 contrari è passata la mozione presentata dal centrodestra, con primo firmatario Nino Marmo, che ha registrato anche la convergenza di Ernesto Abaterusso (che ha ritirato la sua mozione), Mauro Vizzino, Pino Romano e Sabino Zinni.
La proposta iniziale è stata dunque modificata con l’indicazione “di conferire mandato pieno di rappresentanza al Presidente della Giunta, Michele Emiliano, per intraprendere una forte iniziativa politica tesa a costruire un fronte unitario con le altre Regioni del Mezzogiorno, per dare vita al Coordinamento permanente dei Presidenti delle Regioni meridionali”.
Si chiede inoltre di impegnare i Parlamentari pugliesi a sostenere in via preliminare una legge di attuazione del regionalismo differenziato, che stabilisca i principi a salvaguardia della solidarietà nazionale in materia di cittadinanza; di sostenere, nelle sedi competenti, la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni sulla base dei costi standard, superando in tal modo il principio del costo storico; di introdurre, nei meccanismi previsti per la definizione del costo standard e del fabbisogno standard, il tasso di disoccupazione della popolazione attiva oltre all'indice di invecchiamento della popolazione; di sostenere l'aumento della dotazione finanziaria del fondo perequativo, destinando tale aumento al sostegno di politiche attive occupazionali per le regioni più deboli.
La mozione di cui è primo firmatario Fabiano Amati (sottoscritta da Sergio Blasi, Napoleone Cera, Enzo Colonna, Gianni Liviano, Peppino Longo, Michele Mazzarano, Ruggiero Mennea, Mario Pendinelli, Donato Pentassuglia, Francesca Franzoso), impegna invece tutti gli organi regionali “ad intraprendere ogni iniziativa per contrastare il procedimento avviato da alcune regioni italiane ai sensi dell’articolo 116 della Costituzione, perché lesivo delle stesse disposizioni costituzionali che lo regolano e di quelle che impongono il dovere di preservare l’unità della Repubblica e l’eguaglianza dei cittadini”.
Prima del voto, si è svolto in Aula un ampio ed articolato dibattito. Il consigliere Fabiano Amati ha rilevato la necessità di contrastare l’autonomia cosiddetta rafforzata avanzata dalle regioni settentrionali Lombardia e Veneto, sottolineando che, al di là della storia e dei numeri, si deve tenere lontano da questo argomento il problema della semplificazione amministrativa e della sburocratizzazione. Lo scopo della mozione è che resti salda la libertà all’interno dell’unità dello Stato e nella prospettiva del continente europeo.
Da parte dei consiglieri proponenti della mozione del centro destra, è stata sollecitata la necessità di avviare un confronto col Governo centrale, per evitare che i procedimenti per l’autonomia delle Regioni del Nord proseguano a danno di quelle del Sud contribuendo a creare una frattura; di garantire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e ridefinire i criteri di riparto dei fondi nazionali per la sanità, istruzione, la mobilità e le infrastrutture.
Per i consiglieri del M5S (Laricchia e Casili) invece è opportuno che l’individuazione dei fabbisogni standard avvenga attraverso il confronto tra i rappresentanti dello Stato e di tutte le regioni italiane mediante la Commissione tecnica che fungerebbe da organismo unico nel caso il procedimento di autonomia regionale venga intrapreso anche da altre Regioni in futuro.
Un confronto inter-istituzionale è stato chiesto dal capogruppo di Leu/I Progressisti, Ernesto Abaterusso, affinché non si giunga a nessuna forma di autonomia legislativa che vada a modificare la Costituzione vigente e si porti a compimento la determinazione dei LEP in modo da garantire l’uniformità dei diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale.
Il consigliere Pino Romano, che è intervenuto a nome dei consiglieri di Senso Civico, si è espresso favorevolmente nei confronti della parte descrittiva della mozione Marmo, mentre per la parte conclusiva ha proposto di impegnare e conferire mandato pieno di rappresentanza al Presidente Emiliano per intraprendere una forte iniziativa politica tesa a costruire un fronte unitario con le altre Regioni del Mezzogiorno, per dare vita al Coordinamento permanente dei Presidenti delle Regioni e per sostenere nelle sedi competenti la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sulla base dei costi standard.
Il consigliere Andrea Caroppo (Lega) ha invece invitato a riflettere su come le Regioni a statuto ordinario potrebbero, al contrario, utilizzare il “nuovo” articolo 116, comma terzo, come modificato dalla riforma costituzionale, per smontare esattamente quell’ingiustizia ormai superata, dal tempo e dalla storia e consentire, invece, di cambiare il totem del regionalismo, dell’autonomia per l’uniformità ed avere, invece, un vero autonomismo che vada a differenziare e a dare capacità alle Regioni che sono in condizione di farlo, di dare capacità di poter avere maggiore autonomia e, di conseguenza, per la parte relativa ai maggiori poteri di carattere amministrativo e legislativo che avranno, maggiori risorse economiche, per consentire ai cittadini in qualche modo di migliorare il loro livello di vita.
(gelormini@affaritaliani.it)