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Autonomia differenziata, per la Consulta c'è illegittimita diffusa: esultano le Regioni

La Corte Costituzionale dichiara illegittimi ben 7 punti della legge Calderoli sull'Autonomia differenziata. Esultano le Regioni ricorrenti.

“Abbiamo difeso l’unità della Repubblica e l’uguaglianza delle Regioni e dei cittadini italiani. La legge Calderoli, così come concepita dal Governo, è stata completamente destrutturata dalla Corte costituzionale e tecnicamente non esiste più essendo sostanzialmente inapplicabile", lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, ricordando che la Puglia è stata la prima Regione a ricorrere alla Corte Costituzionale contro la Legge Calderoli.


 

"Si tratta di una nitida vittoria delle Regioni che hanno proposto il ricorso - prosegue Emiliano - e non posso che ringraziare il collegio difensivo della Regione Puglia formato dal prof. avv. Massimo Luciani e dal capo dell’Avvocatura della Regione Puglia Rossana Lanza".

"La Corte Costituzionale, infatti, ha accolto le plurime censure di incostituzionalità mosse dalle Regioni ricorrenti. Quanto alle poche norme rimaste della Legge Calderoli, la Corte le ha interpretate nel senso voluto dalle Regioni ricorrenti”. 

“Il decreto Calderoli è stato completamente smontato dalla Corte Costituzionale, pezzo per pezzo", ha sottolineato Emiliano, "Sono particolarmente soddisfatto perché la Corte ha ribadito che l'articolo 116 comma 3 della Costituzione deve comunque essere orientato all'efficientamento del sistema politico delle regioni, ma non può violare l'unità dello Stato e il principio di solidarietà".


 

"La legge Calderoli sostanzialmente non esiste più, alla luce delle nostre aspettative, la vittoria della Regione Puglia e delle altre regioni che avevano proposto ricorso alla Corte Costituzionale, è una vittoria direi totale che ripristina il rispetto della Costituzione, il principio dell'unità della Repubblica e soprattutto il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, connesso alla solidarietà che ciascun italiano deve a tutti gli altri”. 

Per il presidente Emiliano la Corte Costituzionale ha condiviso le tesi delle regioni ricorrenti Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, sulla necessità che l’autonomia non può riguardare intere materie, ma solo funzioni legislative e amministrative il cui trasferimento deve essere giustificato per ogni singola singola regione.


 

"È incostituzionale aver messo nelle mani del governo la determinazione dei LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali, in mancanza di idonei criteri direttivi, così limitando il ruolo costituzionale del Parlamento".

"È incostituzionale che debba essere un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l’aggiornamento dei Lep. E pertanto è incostituzionale ricorrere alla procedura prevista dalla Legge di Bilancio per il 2023 per la determinazione dei Lep mediante un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri".

"La Corte ha interpretato in modo costituzionalmente orientato le altre previsioni della legge nel senso voluto dalle Regioni ricorrenti, in quanto una legge che attribuisce l’autonomia non può essere di mera approvazione dell’intesa tra il Governo e la singola regione, ma deve consentire alle Camere di emendarla con conseguente obbligo di rinegoziazione".


 

"La distinzione tra le materie “LEP” e “non LEP” va intesa nel senso che se una materia è considerata “non LEP” i trasferimenti dallo Stato alla Regione non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti diritti civili e sociali. Le risorse destinate alle funzioni trasferite non potranno essere determinate sulla base della spesa storica".

"Infine, dovrà essere il Parlamento a riscrivere la legge in conseguenza dei vuoti derivati dall’accoglimento delle questioni sollevate dalle Regioni ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali".

"La Corte è sempre competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi che potranno attribuire l’autonomia alle singole regioni qualora venissero censurate dalle altre regioni sia in via principale che in via incidentale".


 

Anche l'europarlamentare Antonio Decaro già presidente nazionale dell'ANCI ha commentato la notizia: "La pronuncia della Corte Costituzionale è una prima vittoria. Ci auguriamo che il Governo ora ci ripensi e metta da parte questa legge che non piace a nessuno. Oltre ai profili di criticità sollevati dalla stessa Corte, esiste un forte dissenso popolare, che da nord a sud, si è espresso attraverso le firme raccolte per l’indizione del referendum abrogativo contro una legge che spacca l'Italia".

E il segretario regionale pugliese del PD, Domenico De Santis, aggiunge: "La decisione della Corte Costituzionale salvaguardia la Storia dell’Unità Nazionale. In questi mesi abbiamo contestato la Riforma Calderoni nelle piazze attraverso centinaia di iniziative e manifestazioni pubbliche, in Puglia oltre 100mila cittadini hanno firmato contro questa riforma che vuole dividere il paese in 20 staterelli. Oggi la Corte riconosce i principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini".


 

"I Giudici ritengono che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Riconosce che i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) non possano essere decisi da un DPCM. Da oggi la Legge Calderoli smette di esistere, la Costituzione prevale sulla propaganda e sulle logiche di parte. L’Italia rimarrà unita. Sventato scambio Meloni-Salvini".

(gelormini@gmail.com)