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Benevento, Salvatore Lovaglio 'Paesaggi inimmaginabili' fino al 1 dic

Inaugurata presso il Museo ARCOS di Benevento la mostra del pugliese e daunio SALVATORE LOVAGLIO 'Paesaggi inimmaginabili'.

Inaugurata presso il Museo ARCOS di Benevento la mostra SALVATORE LOVAGLIO 'Paesaggi inimmaginabili', promossa dalla Provincia di Benevento, dal Museo ARCOS in collaborazione con il Museo-FRaC Baronissi e curata da Ferdinando Creta e da Massimo Bignardi


 

L’esposizione si concentra sul lavoro che l’artista di Troia (Fg), trapiantato a Lucera, ha dedicato allo studio del paesaggio: tradotto nelle grandi tele degli anni Ottanta, a quelle dedicate ai paesaggi di guerra dei primi del Duemila, agli scenari odierni che l’artista ha riassunto nel ciclo di grandi incisioni dal titolo “Paesaggi inimmaginabili”.

Un paesaggio che dapprima si fa luogo della vita quotidiana, incontro con la natura - evitando però alcuna cessione a una trascrizione naturalistica - poi acquista la forza di un dettato espressionistico, guardando ai tempi di un lavoro che affianca l’uomo alla terra. Infine una dimensione di massima astrazione lirica, ove il paesaggio è la scena drammatica di questi ultimi anni.


 

L’allestimento segue una traccia cronologica che si snoda tra sette dipinti di grandi dimensioni e un ampia sezione dedicata all’esperienza di incisore, proponendo una cartelle calcografica con carte anch’esse di grandi dimensioni.

“L’artista pugliese e daunio si muove sulla indelebile impronta che si offre come studio, osservazione, rilievo di una profonda geologia dell’essere - rileva Ferdinando Creta direttore del Museo ARCOS - lacerazione e consunzione ma anche sintesi della concretezza fisica del segno in rapporto al colore".

"Lovaglio assapora il respiro della materia con la libertà di concentrare sulla superficie un grumo oppure di alleggerire le forme con gesti veloci ed intuitivi. Comunque avvenga questo rapporto con la natura, è importante che non sia prevedibile ma possa conservare il senso di un’apparizione sempre mutevole, come se la memoria raccogliesse impressioni del veduto attraverso improvvisi accenni cromatici, qualche accensione di rosso, macchie di blu, minime sensazioni ai giallo. In altri casi, la sollecitazione è sentita dentro gli umori di spessori terrestri concepiti sulla superficie come riflessi del sottosuolo, vibrazioni sommesse che trapelano dall’interno della materia".


 

"Lovaglio rinuncia al racconto e alla rappresentazione, la sua è un’adesione spontanea alla soglia dell’immagine, così che il paesaggio non e più rappresentabile ma diventa luogo dello sprofondamento inferiore, condizione sospesa tra visibile e invisibile. Non a caso l’intenzione di questa mostra, nel suo taglio antologico non esaustivo, e quello di sottolineare l’aspetto più evocativo del lavoro di Lovaglio, quello certamente più intenso e ossessivo, giocato sull’estrema percezione della materia-luce, depositata nel grembo dell’immagine”.

“Il ciclo di grandi tele che Salvatore Lovaglio dedica al paesaggio della sua terra - scrive Massimo Bignardi - avviato nel 1986, all’indomani della ricca serie delle “figure e ambienti”, ha fatto da sfondo ai nostri primi incontri. In queste grandi tele, dai toni scuri, solcati da segni forti, profondi, veri affiora la tensione che sostiene il passaggio da una figurazione espressiva ad un’astrazione che ne conserva minime tracce: l’artista approda ad una visione che abbraccia la vastità del paesaggio che è natura e lavoro dell’uomo: è mondo".


 

"A questa visione si contrappone la realtà di questi ultimi anni, dell’attualità ove la visibilità, come processo della coscienza, mostra paesaggi di guerre, paesaggi inimmaginabili che infiammano i cieli e dilatano minacciose ombre sul futuro. Realtà che Salvatore ha tradotto nei segni che solcano cieli arrossati da lampi di guerra, da tetre ombre, minacciose, ambigue, oscure che accelerano la complessità del presente che viviamo. Complessità che tradotta nei ritmi del quotidiano, significa «che vi sono fonti multicentriche di quel che accade – osservava Bauman –, processi contraddittori che si incrociano e poi si dividono in modi imprevedibili». È proprio ciò che in questi giorni sta accadendo sotto i nostri occhi”.

La mostra resterà aperta fino al 1° dicembre 2024.


 

SALVATORE LOVAGLIO è nato a Troia (Foggia) nel 1947 e vive e lavora tra Lucera e Milano. Pittore, scultore e incisore, si è formato all’Istituto d’Arte di Cerignola e nelle Accademie di Belle Arti di Napoli e Foggia e ha insegnato in quelle di Brera, a Milano, di Bari e di Foggia. Fondatore del Centro studi e promozione arti visive Mecenate di Lucera, è stato da sempre impegnato nell’organizzazione di attività artistiche.

Svolge attività artistica dal 1972. Dal 1992, partecipa con l’artista Koemon Hattori ad una serie di iniziative dal titolo “Senza frontiere”, esponendo in vari musei giapponesi, tra cui City Art Museum di Nigata; Ginza Art Gallery e Galleria Bumdodo di Tokio. Nel 1996 viene allestita una sua personale presso il Centro Culturale San Fedele di Milano e nel 1999 tiene una mostra antologica presso la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate.


 

Nel 2001 realizza per la Città di Lucera la Colonna monumentale dedicata al Terzo Millennio collocata nel piazzale della stazione; nel 2003 tiene presso il Chiostro di Voltorre di Gavirate una significativa mostra personale dal titolo “Appunti di guerra”, mentre del 2005 è la personale dal titolo “Geografie”, allestita presso la Galleria provinciale d’arte moderna e contemporanea di Foggia. Nel 2010 espone le sue “Incisioni”, in una mostra itinerante che tocca anche Roma, mentre del 2011 è l’invito alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia, Padiglione Italia, allestito al Palazzo delle Esposizioni, “Sala Nervi” di Torino. Nel 2015 ha realizzato per la città di Manfredonia una monumentale statua equestre dedicata a Re Manfredi.

(gelormini@gmail.com)