Bisceglie, Spina indagato?
'Ho difeso 23 lavoratori'
Non si placano le reazioni al passaggio di un'intera giunta comunale nelle file del Partito Democratico a Bisceglie (Ba) e da qualche giorno rimbalza sulle cronache nazionali l'ulteriore "attacco interno" nel partito, come lo definiscono i locali addetti ai lavori, per un fatto che vide nel 2013 il Sindaco, Francesco Spina, coinvolto nella vicenda dell'Asilo Gesù Fanciullo.
L'ipotesi che in funzione della chiusura delle indagini, da parte della Procura di Trani, lo stesso sindaco potrebbe essere rinviato a giudizio, riaccende antiche polemiche. questa volta, però, a schieramenti ribaltati. Un'ipotesi che dalle parole "non dette", ma sottintese, dal sindaco qualcuno sta cavalcando all'interno proprio del PD, per una storia locale che si concluse con il licenziamento di 23 dipendenti ed un lungo tira e molla a danno dell’istituzione scolastica. Il rinvio a giudizio rimetterebbe in ballo la candidabilità di Spina al tesseramento al Partito Democratico.
Il sindaco, dal suo profilo personale di Facebook, ripercorre la vicenda e fa alcune citazioni rivelatrici: "Apprendo esterrefatto - spiega il sindaco Spina - di una notizia risalente a circa tre anni fa che pensavo chiusa e che, invece, altri, sicuramente più informati di me, ritengono debba definirsi nei prossimi giorni.
La vicenda risale all’estate 2013, allorquando il parroco Don Fabio, nella qualità di titolare dell’asilo Gesù Fanciullo, licenziava in tronco 23 dipendenti, lasciandoli senza lavoro e senza sostentamento per le rispettive famiglie.
Intervenne sulla vicenda l’Uspi, sindacato nazionale, che mi chiese quale sindaco di coordinare un tavolo istituzionale.
Come ho fatto sempre a livello provinciale, anche con altri sindacati come la Cgil, e a livello comunale in altri casi, ho convocato il tavolo istituzionale e a quel tavolo ho recepito le istanze sindacali che richiedevano il reintegro nel posto di lavori dei 23 licenziati.
Tale don Fabio, dopo qualche giorno, mi chiese attraverso rappresentanti istituzionali, a più riprese, un incontro, che io tenni presso il Comune di Bisceglie alla presenza di altre persone.
A quell’incontro, don Fabio si presentò, questo ovviamente l’ho appreso successivamente, con un registratore sotto la tunica e, in un’ora di incontro, gli ribadii che non si potevano lasciare 23 famiglie senza lavoro.
Mi risulta, per essere stato ascoltato, che successivamente all’incontro tale don Fabio abbia sporto una querela per un non chiaro tentativo di estorsione.
Preciso che lo scopo di tale tentativo, secondo la ricostruzione fatta dal prete, era il reintegro dei 23 dipendenti licenziati.
Sono orgoglioso, in questi dieci anni di sindaco, di essere stato sottoposto unicamente ad un interrogatorio per fatti attribuitimi e relativi ad una mia difesa nei confronti di lavoratori licenziati (posso vantarmi di non avere richieste di rinvio a giudizio, né sentenze di condanna, come si può facilmnente evincere dal certificato penale del casellario giudiziale).
In un contesto politico in cui la corruzione e il mal costume dilagano, posso dire dopo dieci anni di sindaco che la mia città è governata da espressioni civiche (dopo la straordinaria elezione del 2013) che amministrano con onestà e competenza tutelando unicamente l’interesse pubblico.
Visto che qualcuno ha saputo che il procedimento giudiziario, che io pensavo chiuso, dopo tre anni si sta concludendo, avendo come sempre fiducia nell’operato della Magistratura, forte della perfetta coerenza e onestà del mio operato, auspico una pronta archiviazione della vicenda. Quello che ho fatto io l’avrebbe fatto qualsiasi sindaco onesto e capace, e dalla registrazione è emerso che il sottoscritto, come sempre ha fatto nella sua vita, non ha chiesto nulla per sè, ma semplicemente la legittima tutela dei 23 lavoratori e delle rispettive famiglie colpite dai licenziamenti.
Al termine di questa vicenda pubblicherò, se mi sarà consentito, il resoconto della registrazione che costituirà una delle doti morali più importanti per colui che vorrà dopo di me (tra tre anni) assumersi l’onore e l’onore di condurre nell’interesse dei cittadini l’amministrazione comunale.
Provo rammarico nel constatare che una vicenda così lineare possa essere stata strumentalizzata per cercare di alimentare la bagarre politica in atto.
Provo al contempo, però, grande inquietudine nel constatare che l’attività gestita da don Fabio è stata beneficiaria di un contributo pubblico a fondo perduto di 180mila euro, derivante dalla “Legge Mancia” su iniziativa dell’onorevole Francesco Boccia".
(gelormini@affaritaliani.it)