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BITONTO - CORTILI APERTI 2019
Crepuscolo lunare a Palazzo Berardi

Antonio V. Gelormini

L'originale affresco di Palazzo Berardi (già Palazzo dei Veneziani), con Diana sul Carro che annuncia l'Aurora, la Luna Blu e il ricordo permanente di Francesco

I riferimenti più famosi sono quelli del Palazzo Te a Mantova o di Villa La Mamiana nel parmense, ma risultano innumerevoli le riprese sui soffitti dei saloni di palazzi nobiliari e residenze gentilizie dell’eterna rincorsa tra il giorno e la notte, tra il sorgere del sole e l’alternante sopravvento dei cicli della luna, fissati negli allegorici carri guidati dai fratelli gemelli: Apollo e Diana (Artemide), entrambi sempre preceduti dalla fiaccola del Crepuscolo.

barcelona catalunya

Nel simbolismo pagano aveva grande importanza la concezione del tempo, di solito raffigurato da un personaggio particolare detto “Annus”. Veniva disegnato abitualmente al centro di un piccolo cerchio con una ruota intorno a dimostrare la sua azione regolatrice nel succedersi degli eventi. Da lui partivano 12 raggi, che scandivano lo zodiaco con i 12 animali, divisi in quattro sezioni, simboli delle quattro stagioni, le quali venivano completate con i lavori appropriati ad esse, secondo la mentalità comune degli uomini. In tal modo, l’intero moto del mondo e degli uomini veniva dettato da questo Annus.

Diana Berardi

In pratica, tale soggetto allegoricamente rappresentato non era altro che il dio sole (Apollo), spesso presentato sul famoso carro guidato da cavalli furiosi e preceduto dalla fiaccola del Crepuscolo, che annuncia il nuovo giorno e le sue 12 ore di luce. Nel contempo, il riferimento cronocratico e allegorico - come esplicitato nell’affresco a Palazzo Te - è valido anche per l’arrivo dell’altro carro, quello della luna - guidato dalla dea Diana (Artemide) - di solito trainato dall’incedere più lento e pesante dei buoi e preceduto anch’esso dal Crepuscolo che, con la sua fiaccola, annuncia le 12 ore della notte.

Rez Rosone Troia3

Un’allegoria che sarà ripresa nella maggior parte dei Rosoni incastonati nelle facciate delle Cattedrali, per affermare la funzione di dominatore del tempo di Cristo Signore - al centro del movimento archittettonico - da cui in genere partono le dodici colonnine dei 12 apostoli evangelizzatori, che articolano la grande rosa, indicando anche le 12 ore del giorno (che rincorrono le altrettante ore della notte) e i 12 mesi dell’anno, per proclamare che tutto il movimento del Creato è disposto e regolato da Cristo ‘cronocratore’, ed è santificato dalla sua opera redentiva: annunciata e diffusa dai 12 apostoli: riassunti, nella ripresa della ripartizione stagionale, dal tetramorfo, che di solito fa da cornice alla grande finestra.

Anche sul soffitto del salone di Palazzo Berardi a Bitonto, che durante l’appuntamento annuale di “Cortili Aperti” è meta di numerosissimi visitatori, campeggia il Carro di Artemide con la Luna di S. Raimondi (1914) che, nella declinazione di un’inconsapevole allegoria, perpetua il volo di Francesco Berardi verso l’immensità dei cieli, nella tragica mattina del 16 agosto 2014.

Diana Cortili

La mattina in cui la fiaccola del Crepuscolo che precede il Carro di Apollo, per annunciare il nuovo giorno, venne spenta da una sciagurata e sinistra folata, facendo precipitare in una scarpata di Lequile (Le), l’auto con cinque amici di ritorno da Gallipoli.

Caduta fatale solo a Francesco - seduto peraltro sul sedile posteriore - che dà corpo al dramma racchiuso in un attimo d’imponderabile distrazione, capace e bastevole per “mandare all’aria” i progetti di una vita, la costruzione passo dopo passo di un affetto insostituibile, la ragione stessa – per genitori affranti - dell’innaturale sopravvivenza al proprio figlio.

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L’imponderabile casualità degli eventi fa sì che quest’anno, in occasione di “Cortili Aperti 2019”, si sia verificato uno dei fatti straordinari legati ai cicli lunari: la manifestazione della cosiddetta Luna Blu proprio nella notte tra il 18 e il 19 maggio.

Si parla di Luna Blu per il terzo plenilunio in una stagione che eccezionalmente ne conterà quattro, come accade durante la primavera di questo 2019, o in caso di due pleniluni nello stesso mese, come accadrà - sempre quest’anno - nel mese di agosto.

Anche per questo, la suggestione della visita a Palazzo Berardi, si arricchisce di ulteriori risvolti che coinvolgono in particolare gli affreschi che decorano le volte del piano nobile. Nello studio: il fiore nero in un rosone di 12 fiori blu nella posizione riconducibile alle ore 6,00 (l’ora dell’incidente fatale) e il carro dell’Aurora, nell’affresco del salone principale, governato non da Apollo, ma da Diana con la sua mezza luna in testa e da due cavalli listati da insoliti fregi neri.

Diana Berardi

L’opera di S. Raimondi si completa con quattro medaglioni, che circondano la rappresentazione con Diana cacciatrice, dove risulta evidente un’anomalia che tradisce l’anelito patriotticamente campanilista dell’autore.

I quattro medaglioni sono dedicati ad altrettanti grandi condottieri, a testimonianza del fervore futurista incline all’azione, che ad inizio secolo scorso segnava la nazione. Ma se per tre di essi la riproduzione dei profili di Romolo, Alessandro Magno e Giulio Cesare rappresenta il riconoscimento a grandi protagonisti della Storia, quello dedicato ad Ettore Fieramosca denota una certa distonia.

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Romolo, Alessandro e Cesare tutti vissuti avanti Cristo, mentre il protagonista della Disfida di Barletta è marcatamente fuori tempo. C’è da pensare che forse in quel medaglione Annibale, il vincitore della Battaglia di Canne, avrebbe meglio equilibrato questo epico Olimpo domestico.

Un’ultima curiosità, per stimolare ulteriormente la visita al Palazzo, dove i proprietari - genitori di Francesco, che a lui hanno voluto dedicare questo Palazzo aperto a tutti - saranno felici di accogliervi per raccontarvi in quanti modi è possibile ricordare e tenere viva la presenza di Francesco, e di farvi scoprire tanti altri particolari nascosti in questo scrigno di bellezza.

Di solito, per meglio ammirare le volte affrescate, ci si avvaleva dell’aiuto di specchi. La finestra aperta a Levante, nella sala con l’affresco di Diana sul Carro che annuncia l’Aurora, permetteva a un raggio di sole di mettere in evidenza i gioielli della Dea: l’orecchino, il bracciale e la mezza luna in testa, realizzati con una pennellata diversa, in modo da esaltarne opportunamente i riflessi percepibili solo da un punto ben definito della stanza. Forse quello che l’autore considerava il punto ideale per ammirare la sua opera.

(gelormini@gmail.com)