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Bruno Peluso, "Calapranzi" e il premio Città di Taranto.

di Lucia Pulpo

Il 30 marzo, in occasione della seconda edizione del “Premio città di Taranto” debutterà la nuova compagnia “Lo zoo di legno” con “Calapranzi” di Harold Pinter.

Il 30 marzo, in occasione della seconda edizione del “Premio città di Taranto” per compagnie teatrali amatoriali, debutterà la nuova compagnia “Lo zoo di legno” con la commedia “Calapranzi” di Harold Pinter per la regia di Michele Cipriani. Ne parliamo con Bruno Peluso, uno dei due protagonisti,  vincitore come miglior attore protagonista del festival del teatro dialettale “Alfredo Majorano”, premio fratello sia pure più anziano che si svolge circa nello stesso periodo.

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Perché il "Calapranzi" di Pinter al premio città di Taranto?

Lo abbiamo proposto agli organizzatori e gli è piaciuto molto. Credo che, a Taranto, il Calapranzi di Pinter non sia mai stato rappresentato, almeno io non ne ho memoria, dunque è un’occasione per debuttare con una commedia, perché è una commedia, almeno nella forma, con I contenuti di un dramma. Pinter parla di situazioni reali che sfociano nell’assurdo.

S’ispira a Bekett, al teatro dell’assurdo ma partendo dalla quotidianità, dunque con un forte legame alla realtà anche se poi la rappresentazione teatrale passa anche attraverso la interpretazione del regista e degli attori. L’idea è venuta ad Axel Caponio, il premio è rivolto a opere in italiano di alto profilo, a compagnie amatoriali, e noi vogliamo metterci alla prova. Sono 2 anni che lavoriamo sul Calapranzi seppur in maniera discontinua a causa del Covid prima e per vicende personali poi. Credo che il risultato sia all’altezza delle nostre aspettative.

Siete "Lo zoo di legno”: bel nome, ma perché di legno?

Per il nome, ci siamo ispirati al celebre dramma di Tennessee Williams “lo zoo di vetro”, opera che ha caratterizzato la drammaturgia teatrale della sua epoca; cambia il materiale, il legno perché il palco dei teatri, sopratutto I vecchi teatri, quelli storici son fatti con assi di legno, dunque almeno idealmente ci muoveremo su palchi di legno come animali nello zoo… attori, personaggi, uomini, siamo tutti animali osservati dal pubblico al di là dal recinto.

Questa nuova compagnia da quanti elementi è composta?

Per questa rappresentazione sul palco saremo in tre io, Axel Caponio e Lino Basile, tre anche se nell’originale gli attori sono due ma il nostro regista ha introdotto l’ombra interpretata da Lino. In futuro, speriamo altre produzioni e ci allargheremo con altre persone, figure, per ora siamo in tre.

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Sul palco: Bruno Peluso, Axel Caponio, Lino Basile… vi conoscete da tempo, avete già lavorato insieme? Il regista è Michele Ciprian iper lui, come è nato questo sodalizio?

Axel Caponio mi ha coinvolto in questo progetto ma volevamo una regia seria e qualificata, così ne abbiamo parlato a suola. Entrambi, io maggiormente, frequentiamo la scuola “Tarrega” (perché la formazione di un attore deve essere continua, una palestra dove imparare ed esercitarsi). In particolare, il nostro docente Andrea Simonetti ci ha messo in contatto con Michele Cipriani che è un attore ma soprattutto un grande professionista che debutta con noi nel ruolo di regista. Cipriani è di Taranto ma si è formato alla Paolo Grassi di Milano e vive a Bari, lavora al teatro Kismet, l’Abeliano e ci sta insegnando molto. Insomma siamo contenti e onorati di lavorare con lui.

Avete già in programma altre date… un piccolo tour?

Al momento no. Ora debuttiamo anche come nuova formazione, poi speriamo di portarlo in altri posti anche più piccoli perché, per la sua natura, l’opera ha bisogno di posti più raccolti dove maggiore risulta essere l’interazione col pubblico. Nel Calapranzi è il pubblico che decreta il finale.