PugliaItalia
Camara, dal Mali al malore per il caldo: "S’è ucciso di fatica"
La morte di Camara Fantamadi stremato dal caldo e dalla fatica e le ordinanze comunali e regionali per sospendere i lavori nei campi nelle ore più afose.
Certo che la vita, a volte, è davvero beffarda. Poteva mai immaginare Camara Fantamadi, il 27enne arrivato dal Mali poco tempo fa in Puglia, non solo di lavorare la terra per 6 euro all’ora, ma da bracciante di dovervi trovare così presto la morte, una morte per di più “bianca”?
Camara non conosceva Tommaso Fiore, tanto meno il suo “Cafone all’Inferno” - non ne aveva avuto il tempo - ma nel ruolo ci era entrato da subito, con i ritmi, la dedizione e le maledizioni come da copione: zappare e non fiatare, in una giornata di afa irrespirabile, nelle campagne di Tuturano a pochi chilometri da Brindisi.
Il suo turno era cominciato alle 12.00, letteralmente un mezzogiorno di fuoco, con la temperatura oltre i 40 gradi. A fine turno, verso l’imbrunire, il mondo ha cominciato a girargli intorno in modo strano. Ha chiesto ad un amico di versargli dell’acqua sul capo. Stava male, ma ha inforcato ugualmente la sua bicicletta sgangherata, per rientrare a casa di suo fratello che lo ospitava dal suo arrivo dall’Africa.
Lungo la strada statale che collega Brindisi a Tuturano, il giovane ha perso i sensi e si è accasciato al suolo. Alcuni passanti hanno chiamato il 118, ma i soccorritori non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Un antico adagio popolare, da queste parti, stigmatizza l'accaduto: 'S'è accis de fatìc!"
“Speravamo di non dover commentare più eventi così tragici, dopo la terribile estate in cui perse la vita Paola Clemente e assieme a lei altri operai agricoli, stroncati da un malore dopo essere esposti per ore al caldo torrido - hanno dichiarato in una nota Pino Gesmundo e Antonio Gagliardi, segretari generali della Cgil Puglia e della Flai Cgil Puglia - la vita dei lavoratori e delle lavoratrici sembra valere meno del raccolto e del profitto. È una barbarie che deve finire”.
Una realtà tragicamente amara quella delle “morti bianche” in agricoltura, in particolare nelle estati torride del Sud, quando donne e migranti sono dediti alla raccolta di pomodori, angurie e uva spesso in condizioni estreme, con orari impossibili.
Solo pochi giorni fa, il sindaco di Nardò Pippi Mellone aveva emanato un’ordinanza a tutela dei braccianti per vietare il lavoro nei campi - sull’intero territorio comunale - dalle 12.30 alle 16, tenuto conto del rischio di esposizione alle temperature elevate. Modello ripreso immediatamente, dopo la morte del bracciante 27enne del Mali, anche dal sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, che ha vietato il lavoro agricolo durante le ore più calde.
Il parlamentare del M5S, Giovanni Luca Aresta, è intervenuto con una nota diffusa sul fatto: “Nelle ore estive più proibitive, a causa delle alte temperature, le disposizioni di proibizione del lavoro nei campi dalle 12.00 alle 16.00 dovrebbero essere estese a tutta la provincia. Mi auguro che in questo senso l’ordinanza del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi entri in vigore in tutto il territorio provinciale”.
“La drammatica vicenda di Camara Fantamadi - ha aggiunto pentastellato - accende i riflettori sulle condizioni di lavoro di molti braccianti, in un periodo in cui il caldo mette a dura prova la resistenza fisica di questi lavoratori, impegnati in questi giorni nella raccolta del pomodoro. Il lavoro non dovrebbe mai essere sinonimo di sfruttamento e questo riguarda sia le condizioni in cui lo si esercita, sia l’adeguatezza dei salari percepiti da chi lavora nei campi”.
“Mi unisco al cordoglio generale nei confronti del giovane Camara – ha concluso Aresta - ed esprimo tutta la mia solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici, italiani e stranieri, che ogni giorno sono impegnati nelle nostre campagne a garantire la ricchezza e la qualità delle nostre produzioni agricole. Alla comunità africana del brindisino va un abbraccio particolare in questo drammatico momento di dolore”.
A dare, infine, un’accelerata alla risposta istituzionale al dramma dei tanti Camara pugliesi, è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha emanato l’ordinanza n.182 avente ad oggetto “Attività lavorativa nel settore agricolo in condizioni di esposizione prolungata al Sole - ordinanza contingibile ed urgente per motivi di igiene e sanità pubblica”.
L’ordinanza dispone che: “E’ vietato il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al Sole, dalle ore 12:30 alle ore 16:00 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2021, sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ riferita a: “lavoratori esposti al sole” con “attività fisica intensa” ore 12:00, segnali un livello di rischio “ALTO”.
Restano salvi i provvedimenti sindacali limitati all'ambito territoriale di riferimento. La mancata osservanza degli obblighi previsti nell’ordinanza, comporterà le conseguenze sanzionatorie come per legge (art.650 c.p. se il fatto non costituisce più grave reato).
L’Ordinanza è pubblicata sul BURP, nonché inserita nella Raccolta Ufficiale dei Decreti e delle Ordinanze del Presidente della Giunta Regionale; trasmessa, per gli adempimenti di legge, ai Prefetti e a tutti Sindaci dei comuni pugliesi.
La speranza, adesso, è che il tutto non si ritorca in un mancato guadagno anche di quei pochi spiccioli, dato che per i caporali “Se non si lavora, niente paga”. Sarebbe davvero troppo, se anziché essere lodato - anche se postumo - per la “siesta”, Camara dovesse subire anche le maledizioni dei suoi stessi compagni.
(gelormini@gmail.com)