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Caos FI, Toti e Vitali contro i transfughi: “Chi lascia si dimetta”
Bari – Giovanni Toti minimizza ma quella a Villa Romanazzi Carducci è la prima uscita pubblica degli azzurri dopo il duplice abbandono in Senato dei pugliesi Francesco Amoruso e Pietro Iurlaro, la prima dopo la conferma romana di Gino Vitali in plancia di comando, per sgombrare il tavolo dai rumours che ne annunciavano l’imminente sostituzione. “Mai come ora il Parlamento è diventato un mercato, Forza Italia ha perso il 45% dei parlamentari e, se accogliamo chi ha deciso di tornare, è deprecabile l’atteggiamento di chi ha dimenticato di non aver preso un solo voto”, prende di petto la questione il segretario del Tacco, a quarantotto ore dall’addio dell’ex fedelissimo di Francavilla Fontana, passato - armi e bagagli – sotto l’Ala dei verdiniani. “Una scelta che mi ha molto amareggiato, si è messo allo stesso livello degli altri traditori”, commenterà con Affari a fine serata.
L’argomento della conferenza è tutt’altro ma neppure il neo governatore ligure - planato nel capoluogo insieme all’ex Presidente campano Caldoro – può far finta di nulla: “Penso che chi è stato eletto in un partito dovrebbe stare in quel partito, oppure - se cambia idea – dare le dimissioni e ricominciare altrove, senza farlo a spese dei cittadini che lo hanno votato”, spiega ai giornalisti l’ex consigliere politico dell’ex Cavaliere, “Si sta giocando una partita arrivata ormai ai supplementari e qualcuno non vuole uscire dal campo neppure ai rigori”.
A tastare il terreno, in compenso, basta un colpo d’occhio sul parterre: ci sono i regionali Caroppo e Damascelli, l’ex europarlamentare Silvestris e la coordinatrice provinciale De Donato; c’è l’andriese Nicola Giorgino ma anche l’ex Sindaco di Fasano, Di Bari, disarcionato di recente dal collega di partito Scianaro, il salentino Paolo Pagliaro e il barese Picaro. Manda un messaggio di saluto anche Francesco Schittulli, che voci di corridoio danno in fase di avvicinamento, rinfoderando gli strali avvelenati ed il durissimo braccio di ferro delle Regionali.
Pesa, invece, l’assenza dei parlamentari Francesco Paolo Sisto – ufficialmente impegnato in un convegno ed in lizza per un posto da giudice costituzionale - e Michele Boccardi, così come della coordinatrice barese Irma Melini e dell’ex aenne Nino Marmo, negli ultimi tempi assai più silenzioso del solito. È il segno di un malumore nei confronti della governance in carica che stenta a placarsi e che neppure la benedizione capitolina di Silvio Berlusconi ha sopito: “Noi abbiamo invitato tutti, gli assenti hanno sempre torto”, taglia corto Vitali a tema. Solo focolai sparsi? Non è detto, tanto più dal momento che gli equilibri pugliesi e nazionali sono destinati ad incrociarsi ancora, non solo nel perimetro dei berlusconiani.
Intanto, si guarda già alle Amministrative, al big match di Roma e Milano ma pure a quello di Lecce 2017: Toti e Caldoro plaudono all’unità – l’uno avvantaggiato dal tandem con la Lega, l’altro affondato dalla rottura dei centristi in casa sua – eppure, il barometro nella capitale del Barocco conferma la tensione e la propensione dei forzisti a limitarsi all’appoggio esterno al fittiano Paolo Perrone, costringendo l’assessore Luciano Battista, vicino ad Adriana Poli Bortone e new entry del gruppo azzurro, ad uscire dall’esecutivo. A proposito della pasionaria salentina, rimasta fuori dall’Aula di Via Capruzzi nella corsa contro Michele Emiliano, ribadiva giorni fa la necessità di una “formazione politica meridionalista, che partecipi a pieno titolo alla composizione di una coalizione che, avendo a cuore le sorti della Italia, comprenda che la irrisolta questione meridionale è questione nazionale”. “Personalmente mi augurerei che se ne facesse carico Berlusconi”, stuzzica Donna Adriana. Difficile, però, che se ne faccia qualcosa.
(a.bucci1@libero.it)