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Caporalato, Mantegazza UILA in FdL
'Più pene e premio a aziende virtuose'

Antonio V. Gelormini

Subito un decreto legge per la lotta al caporalato: troppo lento il veicolo del disegno di legge. Questo l’appello lanciato dalla Fiera del Levante di Bari dalla Uila. “Al governo –  ha affermato il Segretario Generale del sindacato agroalimentare della Uil Stefano Mantegazza -  chiediamo di intervenire con urgenza, e quindi con un decreto legge, per introdurre le misure, già annunciate congiuntamente dai ministri dell’Agricoltura e della Giustizia qualche settimana fa, per inasprire le pene contro chi si rende colpevole o complice di intermediazione illecita della manodopera. All’interno dello stesso decreto legge gli chiediamo di introdurre le norme specifiche del collegato agricolo, già approvate dal Senato, necessarie a rendere efficace la Rete del lavoro agricolo di qualità, proposta da Fai-Flai-Uila e istituita dal Governo con il decreto Campolibero, affidando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro alle parti sociali”.

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“Apprezziamo molto l’appello rivolto dal presidente della Repubblica ad agire con decisione nella lotta al lavoro nero e al caporalato perché è proprio quello che da molto tempo il sindacato chiede",  ha poi aggiunto Mantegazza, "Ci auguriamo che, finalmente, qualcosa stia cambiando e che il governo intenda veramente cambiare marcia. Aspettiamo però, dopo le parole, di vedere i fatti”.

Una piaga quella del caporalato che non vive di vita propria e che, proprio come i funghi o tutti gli organi piante "parassiti", ha bisogno di un ceppo a cui attaccarsi. A tal proposito, Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil ha quindi sviluppato il suo intervento nella conferenza stampa pomeridiana: “Caporalato e lavoro nero, una guerra che si può vincere insieme. Le proposte della Uila”, organizzata dalla Uila regionale sempre in Fiera del Levante, a Bari.

“Al Governo e al Presidente del Consiglio dei Ministri chiediamo di definire ulteriori misure, peraltro già contenute in una proposta di legge recentemente presentata alla Camera, per introdurre un sistema di certificazione etica del lavoro e premiare le aziende virtuose che la ottengono. La riduzione dell’Irap e dell’Imu agricole sono senz’altro una misura positiva per tutto il comparto che, andrà però a beneficio di tutte le aziende, sia quelle oneste, sia quelle che violano i contratti e leggi sul lavoro. Bisogna, a nostro avviso, fare di più e destinare delle risorse per premiare le aziende virtuose. In particolare noi pensiamo a una decontribuzione di un euro a giornata per ogni bracciante assunto dalle aziende attraverso la rete.”

“Proprio qui in Puglia, principale regione agricola italiana (come emerge dai dati che abbiamo pubblicato di recente) e, purtroppo, divenuta quasi un simbolo internazionale della tragica realtà del lavoro nero che, invece, interessa tutto il paese”, ha concluso il segretario, “proprio qui, occorre rilanciare con forza la nostra proposta: per sconfiggere il lavoro nero serve da un lato individuare e punire le aziende che si accordano con i caporali per trovare manodopera a buon mercato ma, dall’altro, serve premiare le aziende virtuose che si iscrivono alla Rete e assumono attraverso di essa la forza lavoro di cui hanno bisogno, applicando regolarmente i contratti e rispettando i diritti del lavoro.”


 
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Alla Regione e Puglia, la più colpita dal caporalato, e al mondo delle imprese si è rivolto il Segretario Regionale della Uila, Pietro Buongiorno, sottolineando la necessità di avviare al più presto il tavolo tecnico di concertazione con gli assessori regionali al Lavoro e all’Agricoltura.

“Ci sono - ha dichiarato Buongiorno - sistemi efficaci per combattere i due nodi in mano al caporalato, trasporto e intermediazione illecita di manodopera: garantire una rete pubblica di trasporto e affidare alla rete informatica dell’Inps, che ha i dati di lavoratori e imprese e le strutture sul territorio, l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro”.

“Queste sono le nostre proposte e per  tutelare i lavoratori vogliamo collaborare con le imprese sane che sono tante. Non si può fare di tutta un’erba un fascio, così si uccide il sistema produttivo agricolo pugliese”, ha concluso Pietro Buongiorno.

(gelormini@affaritaliani.it)