PugliaItalia

Castel del Monte da patrimonio Unesco a Pozzo di San Patrizio

di Antonio V. Gelormini

L'eccellenza Castel del Monte e l'atavica accidia di non riuscire a far tesoro dell'immeso patrimonio concentrato nei nostri territori. Ma c'è chi ne approfitta

Ho riflettuto a lungo, prima di decidere se scrivere oppure no questo articolo, ma poi ha prevalso l’indole paterna: quella che non lesina la ramanzina e persino lo scappellotto al figlio prediletto, sapendo che il monito odierno sarà apprezzato solo molto tempo dopo, ma avrà contribuito incisivamente alla sua formazione.

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Parliamo di Castel del Monte, il fiore all’occhiello - insieme ai Trulli di Alberobello e alla Valle d’Itria - della promozione turistica pugliese, nonché testimonianza storico-identitaria in grado di attrarre, più di qualsiasi altro sito pugliese, attenzioni e interessi culturali estremamente variegati e relativi ai contesti internazionali più sensibili.

Il primo sito pugliese ad essere inserito, quale Patrimonio dell’Umanità, tra i beni tutelati dall’Unesco (1996). Un sito non privato, ma sotto l’egida diretta della Soprintendenza, poiché di proprietà statale, in capo al Ministero dei Beni Culturali (MIBAC). Già questi due riferimenti dovrebbero garantire facilità di accesso, di fruizione e di servizi, trattandosi proprio di un “Patrimonio dell’Umanità” e avendo lo Stato italiano in titolo alla proprietà ed alla gestione.

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E qui la nota si fa dolente. Invitato da alcuni amici piemontesi, che insieme a un gruppo di circa 20 persone hanno deciso di venire in Puglia, a Bari, per il Capodanno appena trascorso, ho partecipo alla tappa dedicata alla meta federiciana. Partenza in pullman da Bari alle 8,30 del mattino: prima una breve visita alla Cattedrale di Ruvo di Puglia - inserita nell’elenco de “I Rosoni di Puglia”, aspiranti anch’essi al riconoscimento Unesco - e poi dritti verso Castel del Monte.

All’arrivo l’ultimo tratto di strada, quello che porta ai parcheggi ai piedi del Castello - nella stessa area dei locali ristoro - resta sbarrato o transennato, obbligando i pullman a dirigersi al parcheggio riservato, in area più distante, dove è obbligatorio pagare la sosta e, altrettanto obbligatorio, pagare il trasferimento, se si vuole usufruire della navetta “di solito” disponibile.

“Di solito”, dato che in quei giorni - nessuno sapeva perché - non c’era alcuna navetta. E alla richiesta di poterci avvicinare col pullman, almeno e solo per far scendere il gruppo, formato da persone di terza età - di cui tre di loro di quarta età (over 80) - ci è stato detto che era impossibile, perché in quella zona il pullman non avrebbe potuto far manovra per rigirarsi. Insomma, tutto predisposto a favore dei parcheggiatori, con estrema noncuranza delle esigenze più elementari dei visitatori.

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Per fortuna, la giornata era bella (non oso pensare alla situazione in caso di pioggia o maltempo) e con la pazienza e l’aiuto reciproco, il gruppo “a piedi” e lentamente è arrivato su. Spettacolo magnifico, foto di rito e preparazione dei ‘green pass’ da esibire all’ingresso. Si era tutti davanti alla biglietteria e qualcuno ha chiesto del bagno, prima di accingerci alla visita in programma. Risposta: bisogna tornare giù e chiedere al Bar o Ristorante.

E siccome al peggio non c’è mai limite, la goccia che ha fatto traboccare il vaso si è materializzata nelle parole della dipendente con cartellino addetta alla biglietteria, alla quale ho chiesto con chi parlare per esternare il malcontento, non solo del nostro gruppo ma anche di altri visitatori che lamentavano gli stessi disservizi. Quasi infastidita e con sbrigativa sufficienza mi dice di rivolgermi, indicandolo, al Responsabile della Sicurezza.

E’ allora che ho cominciato ad alzare la voce - oggi me ne scuso - chiedendole se stesse scherzando, se si rendeva conto che il sito è gestito dalla Soprintendenza, che ha creato un’apposita Direzione Castel del Monte, quindi statale, e che le rimostranze - lungi dal voler trovare una soluzione contingente - miravano a rendere un favore nell’interesse della Puglia e dell’Amor loci, messi a dura prova da tanta devastante trascuratezza e altrettanto offensivo pressapochismo.

Per ragioni professionali, ho trascorso alcuni anni ad occuparmi di turismo e servizi turistici per la terza età, dirigendo organismi di settore - anche multinazionali - per i quali era obiettivo primario ‘confezionare prodotti e servizi turistici adeguati alla tutela della dignità - oltre che al coinvolgimento attivo - dei propri associati e/o partecipanti alle diverse iniziative’. Per cui, la sensibilità verso la problematica è rimasta piuttosto alta e particolarmente sentita.

Inoltre, l’esperienza quarantennale nel mondo del turismo - credo sia comprensibile - accentua la delusione nel vedere “mandati in fumo” nell’arco di pochi minuti gli sforzi pluriennali, encomiabili e quotidianamente profusi, per la valorizzazione delle cosiddette eccellenze regionali, dai tanti addetti ai lavori, a partire dalle migliori competenze dell’Agenzia di riferimento: ‘Pugliapromozione’.

Non entro nel merito della tipologia della visita possibile, rimasta ferma nel tempo, mantenendo tecnologia e digitalizzazione ben lontane da emozioni ed effetti esperienziali, anche se la tentazione è forte nell’immaginare come una meraviglia del rango di Castel del Monte saprebbe essere ulteriormente valorizzata in Francia, in Spagna o in giro per l’Europa. Mi limito a fare, pertanto, soltanto due considerazioni finali. Da cittadino o da turista, a cui non interessano le diatribe amministrative tra competenze comunali, ministeriali o regionali, ma soprattutto l’efficienza dei servizi e la capacità di rendere quella visita “unica”.

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In pratica, l’esternazione di un doppio rammarico: il primo, il caso - purtroppo - non resta isolato, dato che la stessa cosa si è ripetuta due giorni dopo anche a Polignano a Mare, con una distanza da percorrere a piedi ancora più lunga.

Il secondo, la constatazione che la Storia non ha insegnato nulla nemmeno a chi - in qualche modo - ci si confronta con una certa dimestichezza, se pensiamo che Annibale e i Fenici già prima del 216 a.C. - l’anno della Battaglia di Canne - a Cartagine avevano progettato e realizzato il porto circolare, per facilitare ed accelerare il transito delle navi.

E’ così difficile o complicato prevedere una caspita di rotonda, per favorire la discesa dei ‘pellegrini di cultura’, mandando pure, poi, i pullman dove meglio si crede? Sic transit gloria mundi!

(gelormini@gmail.com)