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Cattedrale di Troia, nuova luce sul fascino elegante di uno stile senza tempo

Antonio V. Gelormini

La riapertura della Cattedrale di Troia dopo i lavori di rifacimento degli impianti illuminotecnici e audiofonici

L'evento non ha la stessa forza rivoluzionaria dell'apertura dei due Rosoni (principale e absidale) dopo la sopraelevazione della Basilica, circa 700 anni fa, ma la riapertura della Cattedrale di Troia dopo i lavori di rifacimento degli impianti illuminotecnici e audiofonici, celebra finalità tutto sommato simili: dare nuova luce a una testimonianza di storia, arte, eleganza e tradizione liturgica unica e intramontabile.

Cotta Troia
 

Sette secoli fa si compiva il passaggio dalla luce indotta di ceri, lampade e candele, a quella solare e naturale per illuminare meglio riti, decorazioni e architetture soprattutto durante il giorno. Con l'odierno intervento si completa quel processo, per razionalizzare, potenziare e rendere più sostenibile anche l'illuminazione serale e notturna, più consone a una serie di liturgie e di celebrazioni ricorrenti e periodiche. Oltre a migliorare fruizione e godibilità dei numerosissimi visitatori, viaggiatori, turisti e pellegrini che quotidianamente sono attratti e rapiti da tale imponente inno di bellezza architettonica. 

L'approdo suggestivo di un percorso dilatato nei tempi di definizione e nelle tappe di avanzamento, fino alla sottoscrizione, a marzo scorso, della convenzione tra la Diocesi di Lucera-Troia (Ente proprietario), l’Agenzia Regionale del Turismo PugliaPromozione (Ente finanziatore), e il Comune di Troia (stazione appaltante), per dare l'impulso finale e determinante alla realizzazione del progetto.         

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"Per quanto attiene l’illuminotecnica - dichiarano gli architetti progettisiti Antonio Stefano Cibelli e Piero Guadagno - la chiesa era illuminata male e disorganicamente, con alternanza di zone quasi buie e zone soggette invece a forte abbagliamento. Gli apparecchi installati erano di tipo industriale ad alto wattaggio, tubi fluorescenti al neon, lampadine a basso consumo, che non si inserivano in maniera discreta, ma si sovrapponevano all’architettura, disturbandone la lettura della sua unità potenziale".

"Inoltre la distribuzione dei corpi illuminanti - aggiungono gli architetti - era causa di gravi carenze durante le celebrazioni liturgiche, per il mancato raggiungimento dei requisiti minimi di illuminamento medio, in particolare nella zona delle navate ove è raccolta l’assemblea dei fedeli. Mentre l'impianto microfonico e quello acustico presentavano gravi carenze per la presenza di diffusori sonori ormai obsoleti, che non tenevano conto della particolare conformazione architettonica soggetta ad eco della Basilica".  

 

 

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A tal proposito gli architetti confermano che gli apparecchi utilizzati, di ultima generazione: "Garantiscono i valori di uniformità ricercati e l’andamento graduale della luminanza, con contrasti non percepibili su tutta la superficie delle volte.  Infatti, il crocifisso nel catino absidale, i due affreschi nella zona alta del presbiterio, l’affresco della “Dormitio Mariae” alla sinistra dell’abside, sono tutti illuminati da proiettori LED".

 

"Gli stessi proiettori - aggiungono - sono posizionati sui capitelli delle colonne del presbiterio, completamente invisibili da terra: per delimitare l’emissione della luce sulle superfici di interesse, e sono muniti di vetri ottici, che modificano la geometria di emissione, estendendola sui due assi principali con angolazioni differenti". 

 

 

 

In tal modo, l’altare è illuminato in maniera diretta da quattro proiettori LED posizionati al di sopra dei capitelli delle colonne ad esso frontistanti. Sugli stessi capitelli sono stati collocati anche i piccoli proiettori a led, per l’illuminazione d’accento delle stazioni della “Via Crucis”.

 

 

 

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"Anche le antiche lampade in pietra, nel presbiterio e lungo le navate laterali, sono state riutilizzate con l’inserimento di lampade a led da 5 W, in luogo delle precedenti antiestetiche lampade a risparmio energetico".

 

Di natura diversa la problematica acustica che si è cercato di risolvere con i lavori di riqualificazione impiantistica di progetto, non tanto legata ai volumi di sonorità, quanto alla sua intelligibilità. La comprensibilità della parola, di solito, dipende dalla distanza fra sorgente ed ascoltatore ed è quindi minima in fondo alle navate, se non coadiuvata da ausili sonori.

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"Il sistema di rinforzo sonoro realizzato nella Basilica Cattedrale di Troia - sottolineano Cibelli e Guadagno - tiene conto sia delle caratteristiche acustiche di questo monumento, realizzato con materiali lapidei e quindi molto riverberante, sia delle caratteristiche stilistiche, la cui valenza storica e architettonica suggerisce e impone una soluzione quanto meno possibile intrusiva, a partire dal punto di vista estetico".

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Fruibilità in sicurezza ed effetto "incanto" sono garantiti, così come la curiosità di tantissimi fedeli e concittadini di scoprire riflessi, frammenti, angoli o prospettive per secoli in ombra o da sempre troppo lontani per essere individuati. Meno scontato è un ritorno al tenore e alla frequenza di celebrazioni e di appuntamenti liturgici, in una Basilica divenuta nel frattempo "Concattedrale", in cui i riti nell'Anno Liturgico, di portata adeguata a funzioni e contesti storicamente "assunti" da essa, ormai si contano sulle dita di una mano.

Nuova luce, nei secoli dei secoli, ha sempre significato "nuova vita". Dare un senso a interventi importanti ed efficaci come questo o come altri fatti in precedenza o i tanti da farsi ancora nell'immediato e prossimo futuro, devono essere accompagnati da nuove attenzioni e da rinnovati stimoli di animazione liturgica, artistica e persino turistico-culturale. Altrimenti sarebbe, alla lunga, solo accanimento terapeutico.

Ma oggi è giorno di festa. Fiat lux! Alleluja!

(gelormini@affaritaliani.it)