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Centenario morte Giuseppe Di Vagno: discorso di Gianvito Mastroleo

L'Intervento del Presidente della Fondazione 'Giuseppe Di Vagno', Gianvito Mastroleo, in occasione del centanario dell'assassinio dell'On. Giuseppe Di Vagno

Intervento del Presidente della Fondazione 'Giuseppe Di Vagno', Gianvito Mastroleo, in occasione del centanario dell'assassinio dell'On. Giuseppe Di Vagno e della visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Signor Presidente della Repubblica,

La Fondazione Di Vagno Le porge il saluto più deferente e grato.

Grato per aver accolto l’invito e grato, ancor più, per il servizio che Lei svolge per la Nazione, per il prestigio dell’Italia, con la sua “democrazia assediata”, in Europa e nel mondo: che innanzitutto a Lei viene riconosciuto.

Cent’anni fa, appunto in queste stesse ore, si spegneva l’esistenza di un giovane che prometteva molto per l’Italia degli umili e dei poveri: accadde perché odio, intolleranza e fanatismo trasformarono ragazzi normali, di agiate famiglie di un paese di provincia con una grande storia, in un una combriccola di assassini per la quale tutto si poteva osare pur di eliminare, finanche fisicamente, chi la pensava diversamente dal nascente fascismo.

Un ristretto numero di persone che con quei colpi di pistola e con quelle bombe a mano - in un’inconsapevole e ignara città a noi vicina - mutarono il destino dell’Italia stessa che non doveva accettare o subire alcuna “pacificazione”: e di ciascuno di noi.

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E così fu.

Colpi di pistola non di professionisti della morte, come altre volte è accaduto, ma di chi - conculcando  le aspirazioni delle masse popolari e il libero fluire delle idee e delle volontà - eresse dighe più potenti delle lotte e dei voti, dei parlamenti e dei partiti.

Su queste convinzioni la Fondazione Di Vagno promuove studi e ricerche perché sia cancellata, e per sempre, la macchia che cent’anni addietro sporcò questa terra, riscattando dalla marginalizzazione storiografica e ancorando alla verità della Storia ciò che quel folle gesto produsse, impegnandosi, giorno dopo giorno, per tenere alta la tensione e la coscienza democratica nelle nostre terre.

E ancor più alta la difesa contro ogni forma di violenza, dovunque  provenga e comunque si nasconda, ma che ancor oggi qua e là carsicamente riaffiora, “odiosa e vigliacca”: perchè siamo consapevoli che non ci può essere tolleranza verso gli intolleranti e che l’antifascismo, culla della modernità nel quale sono condensati gli ideali della Politica, solidarietà e giustizia sociale, uguaglianza e pace, diritti individuali e sociali, sia necessario sempre: nella nostra Italia e non solo.

Sergio Mattarella saluta il prof. Franco Gallo credits Gianpaolo Mastronardi

Signor Presidente, le nostre radici sono nella democrazia liberale e nell’identità europea della Repubblica; e nelle risorse della Memoria,  preziose per l’oggi, essenziali per il futuro.

E’ il significato che osiamo assegnare alla sua presenza oggi nella città natale di Giuseppe Di Vagno: e il senso con il quale ci rivolgiamo a Lei con riconoscenza e rispetto, osando ancora interpretare la sua presenza come incoraggiamento a proseguire per questa stessa strada.

Ben consapevoli, come lei ci segnala, che “per difendere una cittadella assediata occorre spiegare in maniera convincente a chi la abita perché vale la pena di combattere”.

E’ ciò che  continueremo a fare: in particolare con la nostra gioventù, quella di oggi e quella che verrà dopo di noi, con lo sguardo mai rivolto ad un presente troppo dilatato e senza mai rassegnarsi, sapendo che l’assuefazione induce l’indifferenza e la sconfitta: come Di Vagno, un combattente che con la sua vita pagò questo coraggio, insegna tuttora.

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Questo orizzonte crediamo ci accomuni a coloro che nel nostro paese, Lei per primo, hanno pagato e fatto scelte di vita contro chiunque con la violenza abbia cercato d’imporre le proprie idee e il proprio insano potere.

Con l’occasione, signor Presidente, mi consenta rivolgere un ringraziamento al Ministro della Cultura che ha accolto la richiesta d’istituire il Comitato Nazionale e con lui gli studiosi, gli intellettuali di ogni parte d’Italia - e fra essi il prof. Paolo Bagnoli - i docenti, i dirigenti e le Autorità delle nostre Scuole e dell’Università di Bari che s’incaricheranno, per un anno intero, di rivisitare quegli anni difficili e segnare per la nostra gioventù l’orizzonte del rifiuto dell’odio sempre più diffuso e della violenza e il culto della Libertà: sempre e ad ogni costo.

Grazie Signor Presidente, grazie per la lezione democratica che oggi ci consegna: e che incoraggia a lottare per questi comuni valori noi e chi verrà dopo  di noi.