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Centrodestra, la guerra non paga. Vitali: “Fitto ridimensionato”
Bari – La guerra fratricida a destra non paga. La sconfitta è netta e lacerante e nel day after tocca prenderne atto. Mentre Francesco Schittulli ancora spera di poter strappare in extremis il secondo posto alla pentastellata Antonella Laricchia, entrando così in Consiglio regionale, i big degli schieramenti commentano i freddi numeri in conferenza stampa. Gli azzurri di Silvio Berlusconi e i fedelissimi di Raffaele Fitto divisi da meno di due punti percentuali, i primi al 10,8%, i secondi al 9,4%: la spallata del Vicerè di Maglie non è stata definitiva e non ha spazzato via le truppe di Gino Vitali ma neppure il caterpillar francavillese ha sbancato ed ora bisogna raccogliere i cocci e ricominciare. “Il centrodestra deve passare dalla Monarchia alla Repubblica e, per farlo, deve mettere in campo un sistema democratico di partecipazione. Abbiamo fatto una lista per legittima difesa”, spiega l'europarlamentare salentino, dicendosi soddisfatto del risultato. “Ne esce ridimensionato a leader locale, in tre mesi abbiamo rimesso in piedi il partito e raggiunto un obiettivo a due cifre, come mi ero prefissato. Per noi il bicchiere è mezzo pieno”, gli rimbrotta a distanza Vitali.
Le ferite, però, ci sono e bruciano in primis sui territori. A Bari la spunta il capogruppo uscente Ignazio Zullo - la cui permanenza nelle liste forziste era stata oggetto del contendere all'arrivo del neo commissario - ma la lista fittiana non va Oltre il 5%, a tre punti da quella della ditta azzurra. A Foggia miss preferenze è Micaela Di Donna, cognata del Sindaco lealista Landella, ed il partito di Re Silvio veleggia al 19%; la roccaforte leccese resta appannaggio dell'ex Ministro degli Affari Regionali ma senza un plebiscito (16, 23%), in un collegio già particolarmente congestionato. Nella Bat degli uscenti Marmo ed Alfarano e dell'ex Presidente ed enfant prodige Francesco Ventola, FI ottiene 22mila voti, contro i 16mila e seicento della lista verde ed oro. Non sono numeri da acclamazione ma in entrambi i casi l'interpretazione è duplice: “Potevamo scegliere la via legale sul simbolo oppure di prendere un'altra strada, come abbiamo fatto. Abbiamo lavorato in trenta giorni per mettere in campo una lista ma soprattutto una coalizione, è l'inizio di un percorso di prospettiva”, scandisce Fitto dalla Prefettura. Poi attacca: “Resta l'amarezza di aver visto dividere il centrodestra e la convinzione che Schittulli fosse il candidato giusto per unirlo. Ho ascoltato dire che Schittulli fosse il competitor peggiore e che il centrodestra fossero altri ma i numeri non sono opinabili. Se avessimo utilizzato più buon senso qualche mese fa, forse non avremmo ottenuto un risultato di questo genere”.
Adriana Poli Bortone e Gino Vitali sono a pochi isolati da lui, nel quartier generale dell'hotel Palace, ma lontani, anche nella sconfitta: “A dispetto di chi ci dava al 3% o diceva che non avremmo raggiunto il 6%, noi di Forza Italia siamo ancora il primo partito dei moderati. Non ci facciamo ricattare da nessuno e non lo abbiamo permesso a Schittulli. Abbiamo fatto una battaglia contro la corazzata di Michele Emiliano ma anche contro la concorrenza interna di chi per 15 anni è stato il padrone assoluto del partito e aveva dalla sua il 90% dei parlamentari e degli amministratori locali”, gli manda a dire il segretario forzista, supportato a stretto giro da Francesco Paolo Sisto. “Abbiamo mantenuto la nostra autonomia lavorando sul territorio, parlando con le persone, mettendoci in gioco. E Silvio Berlusconi è stato, ancora una volta, trainante e determinante. Questa è la formula vincente, questo il mantra da seguire. Il nostro Dna è forte e chiaro e gli elettori di centrodestra in Puglia lo hanno riconosciuto”, commenta ottimista il penalista barese, main sponsor della consigliera Irma Melini, la cui elezione è a rischio. Donna Adriana prova a infilare una stoccata all'indirizzo dei suoi ex compagni di strada: “Fratelli d'Italia non solo non entra in Consiglio ma arretra. Ora si pone il problema di individuare, tra i moderati, un partito molto chiaro di destra”. Se consolazione dev'essere, non scalda poi molto.
(a.bucci1@libero.it)