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CIA e Bayer, sostenibilità del glifosato nelle filiere agricole di Puglia
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L'incontro tenutosi nella sede della CIA Puglia (quartiere San Paolo) ha avuto come obiettivo la sensibilizzazione dell'attenzione giornalistica verso la consapevolezza "informata" nel groviglio di preconcetti, fake-news e crociate varie nei confronti dell'utilizzo di agrofarmaci in generale e del glifosato in particolare.

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Anche in funzione delle direttive europee che mirano alla loro sostituzione, col ritorno ad interventi manuali difficilmente praticabili sulle grandi coltivazioni e decisamente più costosi: soprattutto nel segmento cerealicolo ,che già soffre di prezzi unitari alquanto contenuti nelle sue diverse filiere. 

L’incontro a Bari (il primo al Sud dopo le tappe di Bologna, Torino, Pavia e Verona), è stato organizzato dalla CIA, in collaborazione con la Bayer, per parlare del futuro dell'agricoltura in Puglia e, in particolare, del suo comparto cerealicolo.

Delineandosi con un focus sul comparto cerealicolo pugliese, e la presentazione di dati economici sulla situazione attuale e sugli impatti futuri in Puglia delle nuove politiche comunitarie nonché dell’eventuale riduzione dell’uso degli agrofarmaci, per i quali sono in corso i processi di riapprovazione dell'autorizzazione all'uso nell'Unione Europe.

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I dati presentati sono il frutto dello studio condotto da Aretè, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica specializzata nei settori dell’agricoltura, del food e dei mercati connessi. Presenti all'incontro Danilo Lolatte, direttore CIA Puglia; Giannicola D'Amico, vicepresidente vicario CIA Puglia; Maurizio Vurro, CNR Bari; Fabio Minoli. Direttore delle Relazioni Esterne Bayer; in collegamento video: Alberico Loi,  Aretè.

Il Glifosate - E' uno degli erbicidi più usati al mondo e rappresenta circa il 25% del mercato globale di questi prodotti. E' utilizzato principalmente in agricoltura per combattere le erbe infestanti che contendono alle colture spazio, acqua, sostanze nutritive e luce del sole.

E' definito diserbante ad "ampio spettro" perché è efficace contro tutti i tipi di infestanti ed è sempre utilizzato in formulati contenenti altre sostanze chimiche.

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A differenza di altri prodotti, il glifosate è assorbito attraverso le foglie e poi trasportato nelle altre parti della pianta. Questo conferisce alla sostanza la caratteristica di fondamentale importanza di riuscire a devitalizzare anche gli organi delle erbe infestanti che si trovano sotto terra. Ciò eradica realmente l'infestante e gli impedisce di ricrescere dopo poche settimane.

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Impiego del glifosate - In Italia l'uso del glifosate nella coltivazione dei cereali è consentito dalla normativa vigente solo in fase di pre-semina e in pre-emergenza, cioè per liberare il suolo da erbe infestanti prima che si effettui la semina delle piante da coltivare e garantire a queste ultime la possibilità di crescere, senza che altre piante sottraggano loro le sostanze nutritive presenti nel suolo.

I trattamenti pre-raccolta sui cereali non sono consentiti in Italia. In Italia è vietato l'utilizzo del glifosate per il trattamento del giardino familiare, anche da parte di personale specializzato con abilitazione all'uso degli agrofarmaci.

Agricoltura e ambiente - Il glifosate è largamente impiegato per i suoi vantaggi nella pratica agricola: consente buoni risultati di resa usando la dose minima richiesta, sostituisce le pratiche di lavorazione del terreno, permette di trascorrere meno tempo sul campo, di applicare meno erbicidi e di risparmiare sui costi.

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Grazie al suo meccanismo di azione e al suo impiego in quantità ridotte, il glifosate comporta un minor consumo di carburanti per il suo trasporto e una riduzione di CO2 prodotta.

Inoltre, rispetto ai metodi di diserbo meccanico, come quello manuale, la zappatura o la sarchiatura, che sollevano terra per eliminare le piante infestanti, l'impiego di glifosate non comporta distruzione di suolo, tutelando così i microrganismi e le sostanze nutritive che lo rendono fertile.

Interazione con l'organismo umano - Il glifosate agisce su un enzima fondamentale per la crescita delle piante. Nell'organismo di esseri umani e mammiferi questo enzima non è invece presente. I principali enti regolatori sanitari in Europa, Stati Uniti, Germania, Canada, Australia, Corea, Nuova Zelanda, Giappone e altrove nel mondo effettuano periodicamente verifiche e studi sul prodotto confermando ogni volta che i prodotti a base di glifosate sono sicuri se usati come indicato. Gli erbicidi a base di glifosate sono uno dei prodotti più studiati nel settore agricolo.

"Gli agricoltori sono i primi ambientalisti che tutelano il territorio e sono anche i più esposti all’uso di qualsiasi agrofarmaco - ha dichiarato Giannicola D'Amico, vicepresidente vicario CIA Puglia - per questo Cia è da anni impegnata nella formazione dei suoi associati, affinchè i fitosanitari, partendo da quelli a bassissimo impatto ambientale, vegano usati solo quando è necessario farlo e non a calendario. La scienza e la ricerca sono il nostro punto di riferimento anche riguardo le attività che portano maggiori rese delle varietà agricole, pur nell’ottica di una tutela generale".

"Per noi, infatti, non si può parlare di sola sostenibilità ambientale e sociale, ma è necessario parlare anche di sostenibilità economica per le nostre imprese agricole. Non si può permettere che le aziende agricole soccombano in questo periodo di crisi generale, al contrario è necessario che gli operatori vengano messi nelle condizioni di poter fare reddito anche attraverso gli strumenti che la scienza mette a disposizione. Strumenti ovviamente che vengono prima validati e certificati da autorità competenti di livello sia nazionale che internazionale".

Analisi d’impatto sull'agricoltura della Puglia di un’eventuale mancata riapprovazione all'uso del glifosate

Frumento duro - Secondo dati Eurostat, nel periodo di riferimento (2015-2020) in Puglia sono stati mediamente dedicati alla coltivazione del frumento duro 346.850 ettari, con una produzione annua totale di 1.038.313 tonnellate, di cui 622.488 si stima prodotte trattandole con glifosate (più della metà). Come emerge chiaramente anche da questi dati, la Puglia è il principale produttore di grano duro di tutta Italia.

Secondo uno studio economico della società di ricerca e consulenza per l’agrifood Areté, l’impatto nella regione di un'eventuale eliminazione del glifosate sulle rese del terreno per la produzione del frumento duro potrebbe variare dal -15% al -25%. La regione subirebbe dunque la maggiore perdita di prodotto in Italia, con una riduzione che si stima compresa tra 94.000 e 156.000 tonnellate di frumento duro (pari - ai prezzi correnti - ad un valore economico tra i 34 e i 56 milioni di Euro) e una produzione totale in discesa, attestata tra 880.000 e 944.000 tonnellate annue.

Per ciò che concerne i costi aggiuntivi per ettaro rispetto alla coltivazione convenzionale con glifosate, questi potrebbero arrivare sino a +48,49 euro/T (+10,4%) per il frumento duro.

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Altre coltivazioni - Sempre secondo i dati forniti da Eurostat, la produzione totale media 2015-2020 di frumento tenero ammonta a 39.713 tonnellate, di cui si stima la metà trattate con glifosate. Un eventuale bando della molecola provocherebbe così una diminuzione delle rese del terreno, con una riduzione delle rese stimata tra il 10% e il 20%, portando quindi a una diminuzione tra 2.000 e 4.000 tonnellate (pari - ai prezzi correnti - ad un valore economico tra 0,5 e 1 milione di euro). La produzione di frumento tenero risulterebbe ridimensionata, attestandosi tra le 35.700 e 37.700 tonnellate annue. Si stima un aumento dei costi di produzione sino a +43,49 euro/T (+11,5%) per questa coltura.

Per quanto riguarda il mais, in Puglia la produzione complessiva è di 5.690 tonnellate (dato medio 2015-2020). Se il glifosate venisse bandito, e nel caso in cui i coltivatori non ne compensassero l’assenza con maggiori interventi irrigui, la produzione regionale subirebbe una riduzione stimata tra le 450 e le 910 tonnellate circa (pari - ai prezzi correnti - ad un valore economico stimabile tra 130 e 260 mila euro), arrivando così a una produzione annuale compresa tra le 4.800 e le 5.200 tonnellate. Si registrerebbe un aumento dei costi di produzione sino a +50,54 Euro/T (+23,4%), aggravando la dipendenza della regione e di tutta l'Italia dalle importazioni, che già oggi rappresentano il 46% del prodotto utilizzato a livello nazionale. Da tenere in conto anche che nel periodo 2016-2020, circa un quarto del mais importato dall’Italia proveniva dall'Ucraina.

In viticoltura, in tutta Italia e anche in Puglia il glifosate è generalmente utilizzato a inizio e fine stagione per gestire le erbe spontanee presenti nel sottofila, cioè nello spazio tra una pianta di vite e l’altra. Da diverso tempo è diventata pratica comune mantenere queste erbe nell’interfila, procedendo con il solo sfalcio. Questa pratica non sempre è consigliabile, in quanto le infestanti possono competere con la vite per l’acqua. Per questa ragione si stima che circa il 50% dei viticoltori italiani si avvalga del glifosate almeno una volta l’anno.

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In caso di divieto d’utilizzo di erbicidi contenenti glifosate, le lavorazioni meccaniche sarebbero l’alternativa più utilizzata per la gestione delle malerbe nel sottofila, in quanto ad oggi non sono presenti sul mercato alternative chimiche altrettanto performanti. Ciò comporterebbe un aumento dei costi di produzione e un impatto ambientale a causa di un maggiore uso di carburanti per alimentare tali strumenti.

(gelormini@gmail.com)

Dati: report “Implicazioni per gli agricoltori italiani di un bando sul Glyphosate”, Aretè agrifood

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