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Come una specie di vertigine - Il nano, Calvino, la libertà

di Silvia Viterbo

Come una specie di vertigine - Il nano, Calvino, la libertà”, inaugura a Bari la stagione del Teatro Piccinni. Mario Perrotta, ne è l’interpetre fantastico.

“Come una specie di vertigine - Il nano, Calvino, la libertà”, inaugura a Bari la stagione del Teatro Piccinni. Mario Perrotta, ne è l’interpetre fantastico, che agita il microfono legato ad una asta poli posizionata con una foga da grande attore, che inizia cantando “Il mondo non si è fermato mai un momento…”

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Il mondo o meglio, la voce interiore di un ospite del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico. È la sua anima che fa spettacolo. “Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire.

Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo.

Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare”. E’ l’amore che prova per la suora che gli dà da mangiare, quando i suoi occhi incontrano i suoi e pensa che sarà baciato. Immobile sulla sedia non ha alcuna libertà, gli occhi inespressivi, la bocca aperta in una inutilità di vita.

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“Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza - esistenza che Calvino non ci racconta - proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo. E torno così alle ragioni prime del mio progetto: non certo uno spettacolo su Calvino, ma uno spettacolo sulla libertà, sull’autodeterminazione, tema che occupa da molto tempo i miei pensieri sull’uomo in quanto animale sociale e sulle storture che mi fastidiano nel nostro convivere quotidiano".

"Per mia fortuna lo stesso tema ha assediato i pensieri di Italo Calvino lungo tutta la sua parabola letteraria, attraversando ugualmente i romanzi realistici, così come quelli fantastici e l’epoca combinatoria. È stato questo confluire delle mie riflessioni e di quelle di Calvino intorno a quella parola fragile che è “libertà” che mi hanno convinto a provarci”.

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C’è  anche l’uomo che vive sull’albero e che ama Viola, che è andata via lasciandogli il suo cane. È un giorno questo fugge ed è inutile richiamarlo, finché  riappare fra i campi con Viola. Lei sale sull’albero, si muove da equilibrista, cerca l’amore, ma l’uomo dell’albero la ama disperatamente, ma non può scendere. E Perrotta, affonda le mani liberamente negli altri scritti di Calvino “scalvinandoli”, scompigliandoli e ricomponendoli, così come serve al Nano per procedere nella sua serata di spettacolo.

Lo spettacolo si chiude sempre con le parole di “Il Mondo”, un mondo modellato da Calvino con interiorità e grande profondità. Gli applausi sono infiniti, il pubblico grida: ” Bravo” innumerevoli volte. Perrotta senza un attimo di sosta ha interpretato il suo Nano, Calvino, la libertà e ci ha regalato uno spettacolo teatrale di altissimo livello.

* Foto di Luca Del Pia.