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Condindustria, dopo lo smart working arriva il lavoro ubiquo

Un webinar racconta come si stanno organizzando grandi imprese e pmi innovative di Bari e della BAT.

Cosa resta dello smart working alla fine dell’emergenza sanitaria? Come nel resto del Paese anche le imprese di Bari e Bat si stanno riorganizzando con una formula di lavoro ibrido: in parte in ufficio, in parte in remoto. L’idea del lavoro è cambiata. Il lavoro non è più solamente legato a un determinato luogo e si fa avanti la concezione di un lavoro “ubiquo”, da poter svolgere ovunque.

ubiquoesse

Secondo le previsioni dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano in Italia quasi un terzo dei dipendenti farà lavoro agile. In media 2,7 giorni da remoto alla settimana nelle grandi imprese, 1,4 giorni   nella Pubblica Amministrazione.  

Le cose stanno cambiando anche in Puglia dove una grande impresa come Exprivia ha già optato per un solo giorno di lavoro in presenza a settimana.  Non mancano casi di PMI che hanno deciso di passare definitivamente a una gestione innovativa del personale. E’ il caso, ad esempio, della pmi barese CaruccieChiurazzi. Questa società, che opera nel settore dei servizi, ha adottato una modalità fluida, articolata su gruppi di lavoro omogenei, che si alternano in presenza nell’arco della settimana.

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Sulla stessa linea la multinazionale di soluzioni software Compugroup, che combinerà lavoro in presenza e home working.  Più difficile rinunciare alla presenza fisica dei lavoratori invece nel settore manifatturiero. Divella spa non si è mai fermata nemmeno durante il lockdown duro del 2020 e non ha adottato neanche un giorno di lavoro in remoto, ma punterà anche sull’impiego del digitale per coltivare rapporti professionali e consulenze più smart.

Per Masmec, che produce sistemi automazione industriale, vivere l’azienda significa favorire la creatività e l’innovazione anche attraverso relazioni dirette e focalizzate sull’emotività della persona. Ispirata da ciò, l’azienda sta studiando soluzioni ibride di lavoro agile adeguate allo specifico contesto organizzativo. 

E’ questo il quadro variegato che emerge dal confronto fra aziende ed esperti sul futuro del lavoro dopo l’emergenza che si è tenuto ieri per iniziativa della Sezione Terziario Innovativo e Comunicazione di Confindustria Bari BAT e che ha visto la partecipazione di uno dei massimi esperti di organizzazione del lavoro, Federico Butera, Professore Emerito, Università di Milano Bicocca, della vicepresidente vicaria di Confindustria Bari BAT Marina Lalli, del presidente della Sezione Terziario Innovativo e Comunicazione Augusto Masiello e di Gianni Sebastiano Head of Strategy & Investor Relations – Exprivia, che ha moderato i lavori.

CONFIND BAT bandiera

“E’ interessante notare che l’emergenza sanitaria e il ricorso al lavoro agile non hanno modificato soltanto l’organizzazione aziendale  - ha spiegato, in apertura dei lavori, la vicepresidente vicaria di Confindustria Bari BAT Marina Lalli - ma hanno creato anche nuove abitudini di vita, dalle quali sono scaturite nuove occasioni di business. Nel turismo, ad esempio, il lavoro agile ha aiutato a destagionalizzare le presenze turistiche, perché le strutture ricettive sono diventate meta di lavoratori in smart working”.

“Siamo convinti che la produttività di un’azienda - ha sottolineato Gianni Sebastiano di Exprivia - dipenda principalmente dal benessere dei dipendenti e, per questo, abbiamo varato un modello di lavoro che concilia maggiormente vita professionale e vita privata, in uno schema 4+1, ovvero 4 giorni in lavoro agile e 1 in azienda".                                                                                                                                                                  Mentre Federico Butera, Professore Emerito, Università di Milano Bicocca ha commentato: “Lo smart working, o lavoro agile o, come preferisco chiamarlo, lavoro ubiquo di qualità, che dà al lavoratore la possibilità di lavorare  sia fuori che nella sede del datore di lavoro è solo un corollario di una diversa concezione degli uffici, della loro organizzazione, del lavoro supportato da tecnologie digitali. Esso offre alle persone un’opportunità di riequilibrio fra vita e lavoro e alle organizzazioni la possibilità di riduzione di costi immobiliari e miglioramenti di produttività”.

“E’ importantissimi quello che ci insegna il teatro, ossia che la tecnologia è sempre al servizio dell’uomo e non prende il posto dall’uomo. Noi siamo per una tecnologia per l’uomo. Lo smart working deve essere integrato in modo sano con il lavoro tradizionale. Il punto-chiave non è se usarlo o non usarlo, ma come usarlo. Per questo occorre aggiornamento normativo”, ha detto il presidente della Sezione Terziario Innovativo e Comunicazione Augusto Masiello. 

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Come ha sottolineato più volte Confindustria, per dare un futuro al lavoro agile occorre un adeguamento normativo che incida su alcuni punti chiave: indicazioni più precise sull’orario di lavoro che consentano al lavoratore di “disconnettersi”, pur senza stabilire rigidi orari che annullino la flessibilità degli orari di lavoro e, nello stesso tempo sistemi efficaci di monitoraggio degli obiettivi raggiunti dai lavoratori al posto di forme invasive di controllo a distanza.

Infine occorre una trasformazione dei modelli organizzativi, da costruire sulla base di una solida infrastruttura tecnologica sul territorio nazionale e su una nuova cultura aziendale che non trasponga semplicemente le modalità organizzative aziendali “a casa” del lavoratore agile, ma che sia basata su fiducia e responsabilizzazione dei dipendenti.

(gelormini@gmail.com)