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CONFIL Puglia, la petizione: 'Basta pensioni povere'

Presentazione della petizione promossa dalla Confil - Confederazione Italiani Lavoratori per l’istituzione di una pensione di garanzia contributiva.

Basta pensioni povere: occorre istituire una pensione di garanzia, per consentire ai lavoratori senza contributi previdenziali al 31 dicembre 1995, che non hanno diritto all’integrazione al minimo, di ricevere una pensione dignitosa. Questa la proposta lanciata con una petizione dalla Confil, Confederazione Italiana Lavoratori, che l’ha illustrata ai parlamentari pugliesi nel corso di una manifestazione svoltasi a Bari nella sala del consiglio della Città Metropolitana.

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All’incontro, moderato dal caporedattore del TG3 Puglia della Rai Giancarlo Fiume, hanno partecipato il sindaco della Città Metropolitana Antonio Decaro, che ha elogiato la Confil per aver portato all’attenzione il tema delle future pensioni povere e i deputati Rossano Sasso e Davide Bellomo della Lega, Marco Lacarra del Pd e Vito De Palma di Forza Italia.

Nella sua introduzione il segretario generale Confil Luigi Minoia ha affermato come “Non possiamo accettare che l’attuale sistema previdenziale, tutto contributivo, dia una prospettiva pensionistica molto al di sotto della soglia di povertà a milioni di lavoratori, soprattutto ai giovani con carriere lavorative discontinue o con contribuzioni basse dovute a lavoro povero”.

"Per questo - ha proseguito Minoia - chiediamo al Governo e al Parlamento nella prossima legge di bilancio di eliminare le distorsioni e le ingiustizie che le controriforme delle pensioni degli ultimi trent’anni, dalla legge Dini alla Fornero, hanno determinato trasformando il sistema pensionistico italiano in una giungla che penalizza i lavoratori più sfortunati”.

Ad illustrare nel dettaglio la proposta il coordinatore del comitato scientifico del Patronato Inac Antonio Barile, il quale ha sottolineato come “Già oggi l’Inps sta liquidando pensioni di inabilità e assegni di invalidità con importi irrisori anche di 200 euro mensili e milioni di lavoratori, senza contributi previdenziali al 31 dicembre 1995, non hanno diritto all’integrazione al minimo e rischiano di avere pensioni bassissime che riceveranno addirittura all’età di 71 anni, a causa del cosiddetto importo soglia.

Barile ha spiegato che la legge assurda in vigore ritarda di altri 4 anni la già alta età della pensione di vecchiaia di 67 anni, quando la pensione contributiva di vecchiaia maturata è inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (754,90 euro). "Di qui - ha proseguito Barile - la proposta di pensione di garanzia e contributiva che consiste nel prevedere una pensione base di garanzia, almeno pari all’importo di 780 euro della pensione di cittadinanza, a cui aggiungere la pensione maturata con i contributi versati".

"Questa proposta ha già le coperture finanziarie necessarie all’interno del bilancio INPS senza ricorrere a ulteriori interventi dello Stato. Riteniamo – ha concluso Barile – che vadano utilizzati i risparmi per la riduzione progressiva del numero delle pensioni integrate al trattamento minimo e della relativa spesa che si aggira in circa 400 milioni annui.”

Tutti i parlamentari intervenuti hanno firmato la petizione e hanno espresso apprezzamento per la proposta dichiarando la disponibilità a lavorare in modo bipartisan per trasformarla insieme in un progetto di legge.

(gelormini@gmail.com)