di Edoardo Pacelli *
Per poter parlare della reale situazione politica e sociale del Brasile, bisogna focalizzarsi sul ruolo di una componente determinante del Paese: il Supremo Tribunale Federale (STF), il culmine della infinita scala di ricorsi del Potere Giudiziario. Per la sua condotta di militanza politica, operando congiuntamente con buona parte dei media - anche loro militanti - può essere considerato uno degli agenti politici più attivi del paese.
L’attuale composizione del STF rappresenta la maggiore tragedia, in quanto è legata alla struttura di sinistra del settore pubblico nazionale. Infatti, è formata da undici giudici, sette dei quali nominati dal duo Lula-Dilma, uno indicato da Collor de Mello, il presidente radiato, due da Fernando Henrique, di centro-sinistra, ma più a sinistra che al centro, e solo uno, appena ora nominato dall’attuale presidente Jair Bolsonaro.
L’accondiscendenza solidale della stampa mette a tacere e cannibalizza lo spirito critico con cui essa potrebbe contribuire, in un contesto di pluralismo e libertà, a rettificare l'orientamento del Paese. Sì, c'è stato un tempo in cui la stampa lo ha fatto. Ogni opinione, ogni critica è focalizzata, oggi, purtroppo, sulla persona del presidente.
E il cittadino? Ora, il cittadino! È tenuto a restare a casa indottrinato dall'instancabile bombardamento mediatico delle televisioni. Se qualcuno azzarda un'opinione divergente, sui social network, gli insulti ricadono sulla persona sfortunata, che chiamano "bestiame".
Il Congresso oggi sembra che legiferi rendendo ancora più difficile la lotta alla criminalità, operando a favore dell'impunità. E i media, quando l’argomento sono gli scandali, se li menzionano, lo fanno dandone una pallida e sterile evidenza, che si trasforma in informazione placebo. Il lettore pensa di essere stato informato, ma non lo è stato affatto.
La nazione vive un silenzio imposto dalla paura. Paura, sì. C'è la paura del covid-19, ovviamente. Ma c'è anche la paura della giustizia, che è la “fine del mondo”, ma non è la giustizia divina. Sono paure che schiavizzano.
Chi impone la censura, crea il suo cucciolo spaventato, l’autocensura.
La parola “bestiame” definisce la situazione del recinto a cui il popolo è stato sottoposto. I cancelli delle alternative sono stati chiusi, rendendolo schiavo, mentre le sue opinioni sono derise.
È sorprendente che i poteri forti del Paese chiedano rispetto. Non è rispettabile quello che fanno! Rispettino, per essere rispettati. I membri del Congresso devono rispettate i mandati loro concessi. E i ministri del STF rispettino la volontà espressa nelle votazioni e dall'esito delle urne. È auspicabile che tutti rispettino quel piccolo dettaglio che ancora si chiama Costituzione.
Il faro con cui gli 11 attuali giudici intendono illuminare la popolazione, oscura e rattrista il futuro. Su quelle sedie sedettero persone molto più sagge, molto più istruite, molto più impegnate, con e per la nazione. Erano rispettabili. L'attuale composizione della Corte Suprema, sconcertata dalla sua impopolarità e dall'animosità che suscita, cerca di imporsi attraverso la paura, come fanno i dittatori. Non si accontenta di giudicare ma legifera, imponendo le proprie decisioni alle due anime del Congresso. È impossibile che i poteri dello Stato, nel loro aperto desiderio di autoprotezione e protezione reciproca, non percepiscano il gemito dell'anima nazionale, in questi tempi di frustrazione e paura?
Diceva Edmund Burke: Esiste un limite oltre il quale la tolleranza non è virtù!
* Ordine dei Giornalisti del Brasile, presidente dell’Ordine nello stato di Rio de Janeiro
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Pubblicato sul tema: Covid, dal Brasile devastato braccio teso della cultura verso Trani
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