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Dalla Puglia il finale moderno de ‘La Bella Addormentata nel Bosco’
Bella Addormentata

E’ pugliese l’autrice del nuovo finale, in chiave moderna, della fiaba di Charles Perrault ‘La Bella Addormentata nel Bosco’, facendo perno sul riscatto dei pregiudizi razziali, sulla solidarietà, la speranza e la creatività.

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Ha 21 anni, Benedetta Gelormini, che qualche mese fa ha dato alle stampe il suo primo libro ‘Ancora di salvezza’ - Edizioni Radici Future per raccontare la difficoltà di immaginare un futuro e la voglia scaturita di poter essere utile agli altri.

“Le vicende vissute sulla mia pelle mi hanno convinta che chiedere aiuto non è un segnale di debolezza, ma di forza”, sottolinea la giovane scrittrice, “Perché l’aiuto è un tesoro, che va cercato con perseveranza e, una volta trovato, va conservato scrupolosamente”.

dusan vlahovicdusan vlahovicGuarda la gallery

“Riscrivere il finale di una delle favole che ha accompagnato la mia infanzia, come quella di tantissimi bambini, mi ha divertito e stimolata alla ricerca di nuove prospettive narrative”, ha dichiarato sorridendo Benedetta Gelormini, “E’ come un gioco di specchi, con i riflessi che da quello celebre della Regina di Biancaneve si moltiplicano in quello incantato de ‘La Bella e la Bestia’, per aiutarci ad affrontare incognite e futuro. Magari potrei riprovarci con qualche altra fiaba".

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L’ILLUSIONE DIVENTA REALTA’

di Benedetta Gelormini

Dalla porta socchiusa di quella stanza, una delle dame del castello vide la ragazza che giaceva a terra …

“Aurora!”, urlò portandosi le mani alla bocca. In preda alla disperazione chiamò immediatamente le tre fatine che l’avevano accudita durante tutto quel tempo.

L’inevitabile era accaduto. La profezia del maleficio si era compiuta: la loro Rosaspina si era ferita col fuso…

“Il re ci ucciderà!” disse sconsolata Fauna, una delle tre fatine col suo abito verde smeraldo.

“Ci esilierà”, ribatté Flora la più anziana col vestito rosso ciliegia.

“Ci disconoscerà”, aggiunse Serenella la più giovane vestita di blu zaffiro.

“Fate qualcosa, prima che il Re lo venga a sapere!”, chiosò la dama chiudendo la porta e lasciando il destino di Aurora nelle mani delle tre fatine in allarme.

“Che facciamo, che facciamo…?” disse Serenella mentre volava avanti e indietro per la stanza, agitando la bacchetta magica.

“Ci serve un’idea”, continuò Fauna pensierosa.

“Non facciamoci prendere dal panico”, affermò la più giovane, aggiustandosi la spallina blu.

“La nostra vita è finita!”, esclamò la più grande, togliendosi il maglioncino rosso e lasciando cadere la bacchetta.

“Ce l’ho! Ce l’ho!” gridò Serenella dopo aver svolazzato per la stanza, rivolgendosi alle sue compagne, puntando la bacchetta magica verso Aurora.

“Fai attenzione con quella bacchetta, stupidina!” l’avvertirono le due amiche.

Intanto, nell’aria sfrecciavano stralci di polvere magica…

“Le serve il bacio del Principe!”, specificò Fauna.…

“Chi, quel rincitrullito del Principe Filippo?!”, Flora la fatina leader, che fino a quel momento era stata in disparte, si avvicinò alla principessa.

“Meriti molto di più, bella mia!”, disse sottovoce, mentre le puntava la bacchetta sul cuore.

“Meriti quell’amore dolce e spassionato, che capita raramente”, proseguì la decana tra le fatine.

“Scappiamo e torniamo nel bosco!”, esortò Serenella indicando con la bacchetta la luce proveniente dalla piccola finestra con la grata.

“No, no! Non dire sciocchezze” ammonì la fatina anziana, “Ci serve qualcosa di più”.

Gli sprazzi di magia nell’aria continuavano a moltiplicarsi…

“Deve essere felice e coraggiosa” continuò Flora.

“Forte e affettuosa”, replicò Serenella.

“E qui, non potrà mai esserlo”, sottolineò sconsolata Fauna.

E nell’incrocio confuso, terrorizzato e concitato di quelle bacchette prodigiose, ad un tratto una luce abbagliante invase tutta la stanza. Le stesse fatine si guardarono incredule, mentre una scia fluorescente portò via Aurora, la loro amata Rosaspina. Forse, avevano combinato un bel guaio!

Beatrice Colleoni era entrata in coma dopo gli innumerevoli interventi all’Ospedale Molinette di Torino, per salvarle la vita: era caduta in un sonno profondo e l’unica ragione che le dava forza era quella flebo attaccata al suo braccio sinistro, insieme ai tanti tubicini che servivano anche a mantenerla idratata e farla rimettere in piedi.

“Dudu, guarda un po’?!” disse Federico, mostrando lo schermo del cellulare.

“Sei tu il suo Principe” sorrise maliziosamente, rivolgendosi al suo compagno di squadra Dusan Vlahovic.

La notizia si diffuse con un click tra i ragazzi della Continassa, il centro sportivo della Juventus nei pressi di Torino, che stavano scoprendo come l’idolo della “tifosa addormentata” era la punta bianconera, seguito e amato sin da quando vestiva la maglia viola della Fiorentina: la squadra con la quale aveva esordito in Italia.

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Finalmente “il serbo dal cuore di ghiaccio” poteva e doveva mostrarsi per quello che era davvero.

“E sorridi!” lo incalzò Fede, mentre gli si avvicinava, prendendogli le guance tra le mani e simulando un sorriso a denti stretti.

“Ragazzi, dopo la partita di domenica andremo in ospedale a trovare questa Beatrice… “, stava dicendo il mister, entrando negli spogliatoi e indicando l’articolo del giornale che aveva in mano, “La notizia è su tutti i quotidiani e la tragedia ha coinvolto una nostra tifosa”.

“Il Principe azzurro dovrebbe andare da solo”, sussurrò Federico all’orecchio dell’amico e al serbo scappò finalmente una risata.

Mancava una settimana alla partita e Federico, in effetti, aveva ragione. Una settimana era troppo. Da quella stessa sera Dusan - in serbo: forte e durevole come Durante a Firenze ovvero Dante - cominciò ad andare a trovare la sua Beatrice “addormentata”, portandole ogni volta una rosa che le lasciava accanto sul letto.

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“Incidente mortale sulla Autostrada Firenze-Torino. Morta una coppia sul colpo e gravemente ferita la figlia Beatrice di 16anni. Erano diretti all’Allianz Stadium, per assistere alla partita Juventus-Atalanta. Trovati in macchina i biglietti”, alla giovane tifosa stava scendendo una lacrima mentre fissava sullo smartphone la pagina de “La Stampa” nel suo letto d’ospedale.

Da qualche giorno si era svegliata, ed ora il suo sguardo era fisso sulla data dell’articolo: “Ho dormito per due mesi…”. Guardandosi intorno quella stanza dal colore blu sbiadito e l’ago per la flebo non erano esattamente ciò che poteva aspettarsi da quel maledetto week-end di febbraio.

“Bea, hai visite”, le disse l’infermiere entrando in stanza per controllare l’apparecchio elettronico che monitorava la pressione, ma la ragazza sembrava essere letteralmente altrove.

“Bea, hai sentito?”, ripeté l’infermiere.

“Cosa?!”, disse distrattamente Beatrice tornando in sé… La sagoma di una persona, 1,90 m. apparve sulla soglia della sua camera, con un mazzo di fiori rosa e una busta nera. Bea, lì per lì non aveva capito chi fosse - anche perché la luce alle spalle lasciava in ombra il viso - ma una volta avvicinatosi l’emozione e la sorpresa stavano per mandare in tilt il marchingegno della pressione.

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Era il suo campione, in carne ed ossa e le stava sorridendo. Le venne da piangere, ma notando l’imbarazzo col quale il giovane reggeva il mazzo di fiori e la busta nera, scoppiò in una risata liberatoria.

“Posso sedermi sul letto?” le chiese il principe serbo.

“Certo!” disse scostandosi Beatrice, mentre con una rapidità incredibile digitava qualcosa sul telefonino, che fece partire un video You-Tube.

“Ma quello è il coro per me” esclamò Vlahovic, riconoscendo il filmato girato tra gli ultras della curva bianconera. Intanto Bea ne stava cantando il ritornello: “Corre verso la curva, ma non è più quella viola…. Dalla Serbia è arrivato, per riscrivere la storia… Tutta la Sud urla che Dusan Vlahovic non perdona”.

“Aspetta”, replicò Bea prendendo un quaderno dal comodino e aprendolo a caso, “Me lo rendi unico, col tuo autografo?”

Il principe calciatore prese la penna, ma si soffermò a leggere una frase sulla pagina accanto: “Nei sogni è tutta illusione e nulla più”.

“E tua?” chiese Dusan, mentre gli occhi incrociavano lo sguardo rapito di Beatrice.

“No, è tratta dalla Bella Addormentata nel Bosco”.

“Ah, e perché l’hai ripresa?” incalzò.

“La favola la conosco a memoria, perché me la raccontava sempre mia madre e questa frase me la ripeteva sempre…”, spiegò Beatrice fissando i suoi occhi nocciola, “Per ricordarmi che nei sogni è tutto magnifico, perché tutto sembra facile, ma la realtà è tutt’altro”.

Il principe serbo sorrise, scuotendo il capo. Poi, dal fondo del letto prese la busta e il mazzo di fiori rosa, legato con due nastri bianco e nero, e glieli porse: “Stavi venendo a vedere la partita, vero?”

“Per me?”, disse Beatrice portandosi una mano alla bocca,

“Apri pure la busta”, esortò invitandola Dusan, “L’abbonamento è per tutte le partite e se verrai anche qualche altro giorno, ti faccio fare il giro dello stadio. Tutta la squadra è ansiosa di conoscerti!”

Per un attimo Beatrice pensò ai genitori persi in quel dannato incidente e il suo volto si intristì. Ma nel sorriso del suo principe leggeva che una nuova famiglia la stava aspettando.

“T-Tu?”, stava balbettando, non poteva crederci

“Posso chiedere a qualcun altro, se non ti va... “, le disse con timore e un pizzico di delusione.

“No, no, mi va benissimo, anzi”, si affrettò a replicare Beatrice, mentre pensava a quanti luoghi comuni fanno dei serbi dei “duri di cuore” …

vanessa filippo auroravanessa filippo auroraGuarda la gallery

I ragazzi continuarono a parlare a lungo del più e del meno: Dusan le fece vedere sul cellulare delle foto dello stadio e degli allenamenti. Risero tanto, fin quando sullo schermo non apparve una chiamata del 'MISTER', che lo richiamava all’ordine, costringendolo a scappare, promettendo che sarebbe tornato, appena possibile.

Quella stessa sera, Dusan tornò alle Molinette, ma sul tardi, quando Beatrice stava già riposando. Le si avvicinò: sentiva il profumo dello shampoo alla camomilla e del burro cacao alla ciliegia ...

“È bellissima”, pensò. Ma non volle svegliarla.

Lasciò sul tavolo un pupazzetto di peluche con la magliettina della Juve ed anche un biglietto 'L'ILLUSIONE PUÒ DIVENTARE REALTÀ'. Sotto ci aggiunse il suo numero di telefono.

Stava per andarsene, ma tornò indietro. Le accarezzò i capelli morbidi come una nuvola e con delicatezza, avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza: la baciò, unendosi al sapore di ciliegia.

 

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