PugliaItalia
Direzione PD sul Mezzogiorno
Decaro: "Più appeal che PIL"
L'intervento del Sindaco di Bari, Antonio Decaro, alla Direzione nazionale del Partito Democratico sul Mezzogiorno:
L'anticipazione del non ancora noto Rapporto Svimez ha un grande merito, acquisito prima ancora che il Rapporto sia partorito: aver riportato il sud al centro dell’interesse nazionale. Averlo posto come tema politico forte. Erano anni che i quotidiani nazionali non aprivano le loro prime pagine parlando di sud.
Ma non ne ha altri di meriti: infatti non ci fa riflettere, ma propone un sud indistinto fatto di povertà, desertificazione industriale, stagnazione demografica sul quale incombe - con un'altra evidente concessione alla suggestione della comunicazione pubblica - lo spettro della Grecia, evocata come fosse diventata un girone dell'inferno.
Da sindaco di una grande città del sud mi oppongo a questa lettura fosca, priva di futuro e catastrofica e peraltro ancora frutto di un'anticipazione. Al contrario, dati per dati, vorrei porre alla vostra attenzione un’altra analisi, quella di un economista del nord che solo qualche mese fa nella mia città ha presentato uno studio che personalmente ritengo molto interessante.
Mi riferisco all’analisi del professor Fortis che racconta che il valore aggiunto del settore manifatturiero del Mezzogiorno d'Italia nel 2011 è stato pari circa 29 miliardi di euro. Più di quello della Romania, della Finlandia, della Norvegia, della Danimarca, del Portogallo, della Ungheria, quasi il doppio di quello greco.
Il valore aggiunto del manifatturiero della sola Puglia è stato superiore a quello della Slovenia, della Croazia, della Lituania e della Bulgaria.
Gli occupati nell'industria dell'abbigliamento del Mezzogiorno sono poco meno della intera Francia e piu' dell'intera Germania e di quelli del Regno Unito.
Anche gli occupati nell'industria degli autoveicoli, nel Sud d'Italia superano quelli di molte regioni e nazioni europee. Gli occupati del Sud d'Italia superano quelli del Belgio, della Catalogna, della Sassonia e della Austria.
Il valore della produzione degli ortaggi è secondo solo a quello della intera Spagna ed è superiore a quelli di Francia, Germania, Paesi Bassi e Grecia. Questi dati nonostante, in questi giorni si faccia un gran parlare di sud, nessuno li ha citati.
Anche in questo caso, ci riscopriamo tutti allenatori, tutti capaci di indicare la strada: “i fondi europei servono”, “i fondi europei non servono”, è necessario aumentare la spesa corrente”, “bisogna diminuire le tasse”, "dobbiamo istituire le no tax area" e via discorrendo…
Oggi invece io vorrei dirvi come la vedo io che sono un sindaco del sud. Non un opinionista, non un economista ma un amministratore. I fondi europei ci servono. Se in questi anni siamo riusciti a fronteggiare la crisi è stato grazie ai fondi europei. E anche qui si affrontano opposte fazioni: chi dice che i fondi europei debbano essere impiegati per grandi infrastrutture contro chi dice invece che vadano spesi per piccole opere.
Anche qui ragionare sul bianco e sul nero di un titolo di giornale non serve, perché poi le belle opinioni devono essere collaudate.
Ed il migliore collaudo è la prova della realta. Ebbene, se in Puglia non avessimo impiegato i fondi strutturali anche per la riqualificazioni dei nostri centri storici (qualche volta piccoli e con piccole piazze e con piccoli teatri, ma con grandi storie), probabilmente oggi la nostra regione non sarebbe la più cliccata d’Italia su google (in realtà la Puglia è il pezzo d'Europa più cliccato su Google dopo la Grecia) e non sarebbe nelle top ten di lonely planet o national geographic. Il che dimostra che realizzare piccoli interventi ma coordinati in una visione unitaria sia la strada giusta.
E dunque ben vengano i piccoli interventi, che sicuramente servono ai sindaci (dei piccoli comuni, che non sono mica da buttar via), in una logica di insieme e bene anche gli interventi strutturali, senza i quali, per restare in Puglia, non avremmo potuto ricostruire l’industria aeronautica, della chimica farmaceutica o la filiera dell’agroalimentare. E, allargando lo sguardo, porre le basi per la ricostruzione dell’industria meridionale. Oggi, grazie al governo Renzi, che ringrazio, abbiamo un’ulteriore opportunità. Puntando i piedi a Bruxelles e ottenendo i primi significativi risultati, che speriamo siano consolidati, così come è stato fatto nella legge di stabilità 2015, sono state modificate le regole del patto di stabilità nei bilanci regionali, allentando i vincoli per consentire agli amministratori virtuosi di poterli spendere, uscendo dal paradosso di averli sulla carta ma bloccati nei fatti. Oggi i Comuni dispongono di maggiori risorse, e i bilanci delle regioni sono stati riformulati, e questi sono fatti.
I fondi europei ci servono, sicuramente. Dobbiamo spenderli al meglio, e non possiamo negare che non tutte le realtà del mezzogiorno abbiano saputo farlo.
Sempre seguendo la logica di cosa realmente serve ai territorio, vi chiedo di liberarci un attimo dai rumori delle opinioni (che spesso vengono da professionisti dell'opinionismo su Mezzogiorno) e vi sottopongo 4 proposte dal mio punto di vista di amministratore pubblico. 4 istruzioni per l'uso per avvicinarsi al Sud ammalato, ma molto lontano dal coma, che fa così tanto notizia:
1. I fondi europei non si toccano, ma devono essere esentati dai vincoli. Bene introdurre un criterio meritocratico. Noi amministratori virtuosi vogliamo essere valutati per quello che facciamo, secondo criteri che consentono a chi spende di più di avere di più, potendo contare su meccanismi decisionali rapidi.
2. E a questo proposito, vorrei sottolineare la necessità di avere finalmente una legislazione sugli appalti degna di un paese civile che non ci metta di fronte a continui problemi applicativi e interpretativi, e che non produca contenziosi continui che si prolungano all’infinito bloccando di fatti le amministrazioni . Lo dico, anche come Vicepresidente dell’ANCI, non per rappresentare ancora una volta il lamento di una intera classe di amministratori soffocata da quella che ormai è diventata la burocrazia dell’adempimento formale ma per segnalare la necessità, direi non più prorogabile, di ricercare ed individuare un punto di equilibrio tra effettività della prevenzione dei comportamenti e dei reati corruttivi ed esigenza di non gravare ed appesantire l’organizzazione amministrativa. Nella seconda metà degli anni novanta, per fuggire dagli orrori di mani pulite, il legislatore ritenne che uno dei rimedi principali per fronteggiare la corruzione nell’apparato delle pubbliche amministrazioni potesse essere la semplificazione dei procedimenti amministrativi. Non vorrei che quel processo avviato da Bassanini e richiesto da cittadini ed operatori economici, finalizzato a rendere più trasparente il rapporto con le autorità pubbliche, si frantumasse contro leggi che, seppur ispirate da buoni propositi, sono non solo inefficaci ma addirittura controproducenti.
3. Poi, consentitemi un passaggio sulla spesa corrente pro capite. Purtroppo i trasferimenti statali per la spesa corrente sono tutti definiti sulla base della spesa storica delle amministrazioni pubbliche; spesa storica consolidatasi negli anni '70 ed '80. Per effetto di questo criterio le città del nord, che in passato hanno saputo fare meglio e di più di quelle del sud, la spesa corrente pro capite per il sud è circa la metà di quella del nord. Un dato che non tiene conto di tutto quanto è successo nel frattempo, e che di fatto oggi penalizza pesantemente le città del sud.
A Bari, per esempio, emblematica è la situazione del trasporto pubblico, situazione che ad uno come me, che ha fatto la sua battaglia e carriera politica sugli interventi in tema di mobilità e trasporti, fa particolarmente rabbia. Abbiamo parcheggi di scambio che funzionano perfettamente e permettono ai pendolari di arrivare in città lasciando l’auto e riducendo il traffico e l’inquinamento ma non ho i soldi per far circolare gli autobus: questo è un vero paradosso. Di esempi simili ce ne sono decine. È tempo di rivedere i criteri della spesa storica applicando meccanismi di perequazione, i soli che possano consentire a quel sud vitale fatto di amministratori capaci e onesti di giocare la partita della vita.
4. La spesa straordinaria per il sud ha bisogno di un’unica articolazione statale che la gestisca. Che si tratti di fondi comunitari o di ex FAS (ora FSC, fondi di sviluppo e coesione). Resta il fatto che questi programmi vanno gestiti unitariamente, in modo omogeneo, possibilmente da uffici unici. Come qualsiasi amministratore del sud preferirei aver un’interlocuzione diretta con la presidenza del consiglio, e tuttavia sono consapevole che questa è una decisione che spetta solo al governo, ma vi prego: non costringeteci a girare mezza Roma per risolvere problemi che possono e devono essere gestiti da un unico pezzo della Stato.
Più che ai freddi dati del PIL noi siamo interessati a valorizzare l'appeal dei nostri territori, infatti alla nostra cura, di amministratori del sud, è affidato un patrimonio di valore inestimabile che ci è stato tramandato nei secoli.
Tommaso Fiore, nel suo viaggio tra i campi pugliesi, scrisse: “E dovunque muri e muretti, non dieci, non venti, ma più, molti di più, allineati sui fianchi di ogni rilievo, orizzontalmente, a distanza anche di pochi metri, per contenere il terreno, per raccoglierne e reggerne un po’ tra tanto calcare. Mi chiederai- rivolgendosi al piemontese Gobetti- come ha fatto tanta gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Non ci voleva meno che la laboriosità di un popolo di formiche”.
E questo popolo di formiche cosi come ha costruito migliaia di chilometri di muretti a secco, pietra su pietra, nello stesso modo - oggi - pietra su pietra vuole costruire il suo futuro.