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‘Divina Commedia e Sacra Scrittura’ di Antonio Calisi
I legami antichi tra Divina Commedia e Sacra Scrittura riletti con la lente di un Diacono della Chiesa Cattolica di Rito Bizantino.
Essere Diacono della Chiesa cattolica di rito bizantino vuol dire anche mantenere in vita - soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia - l’antica tradizione basiliana (monachesimo della Regola di S. Basilio), che ha profondamente segnato la storia e l’influenza greco-ortodossa di questi territori, prima della loro scelta - solenne e imperitura - per l’adesione liturgica al rito romano e quella fedele al Papa - Vescovo di Roma.
Antonio Calisi, insegnante di Religione Cattolica, Dottore in Sacra Teologia, Maestro iconografo secondo la tradizione bizantina, nonché laureato in Scienze Storico-Religiose a ‘La Sapienza’ di Roma, tiene viva questa fiamma: collante indispensabile per il caparbio e stimolante dialogo interreligioso, in particolare con i Patriarchi dell’Area Orientale.
Il suo ultimo lavoro pubblicato, ‘Divina Commedia e Sacra Scrittura’ - Infinity Books, 2021 oltre a contribuire alle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, prova a coniugare la forza del canto e della poesia con la ricchezza del patrimonio culturale prodotto e custodito dalle comunità italiche: entrambi caratteri identitari indelebili per ciascuno dei loro componenti, nobile o volgare che fosse.

Una sorta di breviario per docenti e di compendio per studenti. Un sussidio moderno, per rendere il viaggio letterario un viaggio anche dentro sé stessi e alla fine ritrovarsi in Dio, dato che Il Sommo poeta ci rivela come vedrà ‘pinta’ in Dio l’immagine dell’uomo.
Un viaggio che ovviamente si articola attraverso i passaggi e i personaggi cruciali delle tre cantiche, che nell’Inferno fa perno sulle due figure di Enea e dell’Apostolo Paolo: protagonisti dell’antichità classica e di quella cristiana, il cui viaggio nell’oltretomba porta il primo (eroe virgiliano) ad incontrare il padre Anchise e il secondo ad essere accecato o abbagliato dall’inenarrabile. Una sorta di anteprima di quello che succederà a Dante stesso nel suo percorso verso l’Empireo.
Tra gli incontri in Purgatorio, a risaltare è la figura di Davide scelto per l’indole umile che lo caratterizzava, nonostante fosse il capostipite di una stirpe regale, e per la sua passione di ‘cantore’, portato quindi ad esaltare quella in comune con l’esule fiorentino: la poesia.
L’approdo nella cantica del Paradiso vede l’arrivo sulla scena di Bernardo di Clairvaux, fondatore dell’omonima Abbazia, appartenente all’ordine monastico dei cistercensi e Dottore della Chiesa. A lui Dante sarà affidato, per percorrere l’ultimo tratto verso la Rosa mistica, dopo la guida prima di Virgilio e poi di Beatrice.
Sarà Bernardo di Clairvaux a invocare la mediazione della Vergine Madre, con la celeberrima preghiera ‘Vergine Madre figlia del tuo Figlio”, l’endecasillabo che apre il XXXIII e ultimo canto del Paradiso. Un’intercessione che ci ha portato a chiedere all’autore quanto, velatamente femminile, sia la metafora della colomba nella stessa immagine di una Trinità, in apparenza tutta al maschile.

“La colomba e la sua immagine iconografica, in effetti - sottolinea Antonio Calisi - traggono origine dalla Sacra Scrittura: dallo ‘spirito’ che aleggiava sulle acque già durante la Creazione, al ritorno dopo il diluvio all’Arca di Noè col ramoscello d’ulivo nel becco; fino alla sua apparizione al Battesimo di Gesù. La colomba che l’iconografia cristiana ha associato allo Spirito Santo, che nell’Antico Testamento rappresentava un’entità femminile come la Divina Sapienza, capace - all’origine del mondo - di creare tutto ciò che esiste”.
Sono più di un migliaio i riferimenti biblici nella Divina Commedia della Sacra Scrittura, la “divina auctoritas” come la chiama il Sommo Poeta, a testimonianza della familiarità medievale con quei testi. Per cui, risultano frequenti le terzine che sottintendono episodi o personaggi biblici, e ricorrenti i modi di esprimersi secondo i canoni dei Testi Sacri.
Anche per questo, secondo l’autore, è importante “Che gli studenti conoscano – come gli Dei di Omero - il Dio della Sacra Scrittura, perché essa è come un prisma attraverso cui ci è possibile comprendere la nostra realtà”.
(gelormini@gmail.com)
Video e foto a cura di Arcangelo Pellegrino