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+don Mimmo Cornacchia In Cathedra a Molfetta

Col bacio degli stipiti della Cattedrale, la benedizione dei fedeli e la lettura della Bolla Pontiìficia di nomina, S.E. Mons. Domenico Cornacchia s'insedia sulla 'Cathedra' della Diocesi di Molfetta-Ruvo di Puglia-Giovinazzo-Terlizzi, tra gli applausi e i sorrisi delle comunità che lo accolgono e di quelle della Diocesi di Lucera-Troia che lo accompagnano nel trasferimento.

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Mons. Domenico Cornacchia, nativo di Altamura, sessantasei anni, dal 2007 impegnato pastoralmente - in prima nomina episcopale - nella diocesi del Subappennino dauno, è stato accolto da don Ignazio de Gioia: "Atteso con fede come pastore, per amarlo come un padre, certi della sua capacità di comprensione e di stare a fianco a noi come un fratello maggiore”.

Il nuovo vescovo conosce molto bene la città di Molfetta e la diocesi, avendo frequentato il pontificio seminario regionale “Pio XI” a Molfetta sia da studente che da docente, nonché da padre spirituale (dal 1993 al 2005). Teologo spirituale, è presbitero dal 1976.

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Servire Domino in laetitia” recita il motto sotto lo stemma dell'attuale Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo di Puglia-Giovinazzo-Terlizzi, che da qualche giorno campeggia sul grande portone dell’Episcopio, sul portale della Cattedrale e su quello delle Concattedrali.

Le parole scelte da Mons. Cornacchia per il suo motto episcopale sono tratte dal libro dei salmi (cf. Sal 100,2) ed esprimono la sintesi del programma pastorale su cui si articolerà il suo ministero episcopale: accompagnare quotidianamente il servizio al Signore con il sentimento della letizia e del gaudio, così come proposto da San Bernardo di Chiaravalle ai giovani che abbracciano la vita monastica: "Non onus est, sed honor, servire Domino in laetitia (non è un peso, ma un onore servire il Signore in letizia)" (Epistola CDXII).

Al centro dello stemma il Pie pelicane, simbolo cristologico usato dagli antichi e spesso richiamato nelle composizioni medievali, e citato da San Tommaso d’Aquino nel celebre inno Adoro Te devote: "Pie Pelicane, Iesu Domine, me immundum munda Tuo sanguine".

"Kaspar jr. Van Wittel guardò a lungo il pellicano dello stemma: "Emblema di carità" (O. Wirth), che la tradizione vuole si laceri il petto per nutrire i propri figli, e allegoria del supremo sacrificio di Cristo (trafitto sulla Croce al costato, da cui sgorgarono il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini). Poi fissò ammirato anche la stella mariana dell’Assunta con la fiamma pentecostale dello Spirito Santo, e il pensiero corse a Dante e al Cristo “pellicano dell’umanità” della Divina Commedia" (da "Episcopius Troianus" di A. Gelormini - Gelsorosso Ed.).

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Servire Domino in laetitia” con i suoi colori moderni e vivaci - ed anche nella metafora che ne moltiplica l'apposizione su otto dimoreb (dalle 4 precedenti) tra chiese ed episcopi - è la sintesi più eloquente della gioia e del sorriso con cui +don Mimmo Cornacchia apre le braccia alla nuova comunità diocesana, che porta nel cuore le esortazioni e l'affetto omnipresenti di +don Tonino Bello.

(gelormini@affaritaliani.it)

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Dal messaggio ai fedeli di S.E. Mons. Domenico Cornacchia

Carissimi fratelli e sorelle,

con fiducia e trepidazione busso alla porta del vostro cuore e delle vostre case! Chiedo umilmente di farmi spazio! Nel mio cuore, ci siete già, vi sento come il più bel dono che Dio mi ha fatto, all’inizio di questo nuovo anno!

(...) A voi vengo nel nome del Signore, per asciugare ancora le lacrime che grondano sul vostro, sul Nostro viso, per la perdita prematura ed inattesa dei compianti S. E. Mons. Luigi Martella, Vescovo, e dell’indimenticabile, infaticabile e zelante Mons. Mimmo Amato.

Soltanto il silenzio, orante, potrà portare serenità nei nostri cuori!

Essi ci assistano dal cielo e ci guidino come veri Angeli custodi!

(...) Cammineremo insieme, senza perderci di vista; nella cooperazione e nella condivisione di ciò che siamo ed abbiamo; sempre, nella carità e nella verità; nell’umiltà e nell’autenticità! Di noi, devono tacere le parole e parlare le opere! Di ognuno, il Padre celeste deve poter ripetere ciò che ha detto sulle rive del Giordano, di suo Figlio: «In te ho posto la mia compiacenza!» (Lc 3, 22).

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Sosteniamoci gli uni gli altri, gareggiando nella stima e nella benevolenza reciproca! “L’amore tutto vince”, afferma San Giovanni della Croce! Siamo chiamati ad un’opera difficile, non impossibile: attirare la benevolenza del Signore, sul nostro modo di vivere, di agire, di accoglierci e di amarci!

Procediamo con esultanza, nella sequela del Maestro Gesù Cristo!

Coraggio! Come i pastori e i Magi, diffondiamo la Luce che è Cristo, in tutti quegli ambiti di vita che la Provvidenza ci indicherà! Gli altri, devono stupirsi, meravigliarsi del modo nuovo e rinnovato del nostro essere e del nostro apparire! L’Anno Giubilare della Misericordia deve accelerare la nostra marcia verso la conversione personale e la santità!

(...) Guardiamo con serenità e fiducia nel Buon Dio, nella novità, ma sempre nella continuità di quanto ci precede! Maria, Regina dei Martiri, i nostri santi Patroni e protettori, siano luminosi fari sul nostro pellegrinaggio terreno!

A tutti rivolgo, come mio primo saluto, quello che fu, invece, l’ultimo saluto di Mons. Bello: "Vi voglio bene". Pregate tanto per me!

+don Mimmo Cornacchia

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