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Dopo Covid-19, Beniamino Casillo: 'Riscoperta la socialità delle farine'
L'intervista sul dopo coronavirus a Beniamino Casillo - detto Mimmo - Presidente Selezione Casillo Srl - Corato (Ba), tra le imprese di punta in Puglia.
In questi giorni, in queste settimane, si sente la necessità di raccontare da dentro il quotidiano della quarantena, dell’#iorestoacasa e di indagare le speranze, le frustrazioni, le ansie e le gioie di chi da diversi mondi sta vivendo - come tutti - l’effetto Codiv-19 Coronavirus.
Una serie di interviste per il Magazine di Radici Future e Affaritaliani.it - Puglia a persone, a personalità, a singoli cittadini ed a chi rappresenta dei mondi nel sociale, per entrare nelle pieghe del quotidiano “segregato” e per provare a intravedere gli scenari al di là della luce in fondo al tunnel.
Abbiamo incontrato Beniamino Casillo - detto Mimmo - Presidente Selezione Casillo Srl, Farine e Semole di Alta Qualità – Corato (Ba).
Dott. Casillo, lei e i dipendenti della Casillo Group siete tra coloro che l’#iorestoacasa non ha avuto modo di viverlo direttamente - semole e farine restano in testa ai prodotti di prima necessità, per i quali la produzione non si è arrestata - quindi è ancora più interessante sentire da lei come lo state vivendo e quali misure sono state prese in azienda per far fronte alla crisi pandemica. Come stanno andando le cose?
E’ proprio vero quanto lei afferma. Facciamo parte di una categoria privilegiata di produttori di materie prime, per la nostra alimentazione, che in momenti storici particolari quali guerre, recessioni finanziarie e - come in questo periodo - pandemie, vede aumentare in modo esponenziale il loro utilizzo.
Noi siamo regolarmente al lavoro con tutte le precauzioni e le disposizioni di legge. Abbiamo adottato un protocollo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio da coronavirus e garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro. Seguiamo il protocollo di regolamentazione all’interno dei luoghi di lavoro, oltre a quanto previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dell’11 marzo 2020.
Le cose stanno andando bene fino ad ora riguardo alla tutela e sicurezza dei lavoratori, ed il lavoro per noi continua regolarmente, grazie al senso di responsabilità e di professionalità dimostrato dai nostri dipendenti diretti e da tutti i lavoratori dell’indotto, con un particolare ringraziamento che devo rivolgere alla categoria degli autotrasportatori.
I dati sono apocalittici - per la Puglia si parla di una perdita di fatturato dai 6 ai 13,3 miliardi di € - e il fatto che si tratti di una 'crisi globale' non rasserena affatto. I più deboli avranno sempre più difficoltà ad affrontare qualsiasi china in risalita. Come la commenta l’inquietudine generale e qual è la sua analisi?
La conta dei danni si fa alla fine della tempesta, a mio parere. E’ fuori di dubbio che le categorie sociali e le imprese definite da lei più deboli hanno e avranno più difficoltà nel contrastare gli effetti disastrosi provocati dal fermo delle attività produttive, ma una virtù a cui l’essere umano deve tendere e trovare il modo di far propria – soprattutto dopo un periodo storico nefasto come questo - è la resilienza.
Nel nostro caso, come italiani, dobbiamo cercare di tirarla fuori: perché facciamo parte di un popolo che possiede valori umani particolari e distintivi, e siamo nati in un Paese che possiede un patrimonio culturale e architettonico inestimabile, che non dobbiamo stancarci di valorizzare ed esaltare.
Il vostro, più di altri, è un osservatorio con prospettive internazionali. Cosa sta succedendo sui mercati, tra gli indici dei listini o dietro le quinte degli incontri che contano a livello di scambi intercontinentali. Come è messa l’Italia e che cosa deve prevedersi per la Puglia?
Le faccio una battuta. L’Italia è messa sempre male e parte sempre in svantaggio, rispetto agli altri, proprio per elementi caratteriali del cittadino italiano, ma poi grazie alla nostra inventiva, se e quando abbiamo voglia di utilizzarla, siamo capaci di recuperare il gap e di superare anche i nostri avversari o contendenti nella competizione.
E’ indubbio che in questi periodi la speculazione è possibile. C’è chi afferma che il Coronavirus sia stato provocato dall’uomo, proprio per animare l’economia e riformulare tutte le regole del gioco. Questo, da comuni mortali - al momento - non lo possiamo sapere, ma è nostro preciso dovere da imprenditori ed operatori, anche nel sociale, cercare di non destabilizzare la popolazione e contribuire a che la vita quotidiana non sia turbata oltre.
Non lo sia più di quanto non faccia già l’angoscia per la salute a rischio. Dobbiamo, pertanto, evitare che la rottura degli equilibri possa derivare anche da un aumento sconsiderato del costo dei prodotti di prima sussistenza, ma questo pericolo, al momento, possiamo dire che è scongiurato.
La Puglia può rimettersi in moto se i pugliesi saranno uniti e avranno più voglia di rimboccarsi le maniche, per essere artefici del proprio futuro, piuttosto che aspettarsi finanziamenti a pioggia: che potrebbero arrivare o non arrivare e che non devono essere i pilastri sui quali basare la ripresa. Il primo pilastro della ripresa deve essere, ripeto, la nostra volontà e l’intraprendenza, per mettersi subito al lavoro, senza piangersi addosso per quanto accaduto.
C’è un aspetto che è emerso in queste settimane di isolamento: la permanenza a casa è come se fosse stata ‘allietata’ dalle farine, che hanno vivacizzato e rafforzato rapporti sopiti. Il moltiplicarsi di esibizioni nell’impasto di focacce, dolci, taralli e quant’altro ha riacceso relazioni intergenerazionali e stimolato interessi alle tradizioni. Tutto questo grazie e con le farine e le semole. Cosa ne pensa?
Questo fenomeno, che io definisco “la socialità delle farine”, è un elemento simpatico e ludico che rimarrà nei nostri ricordi dopo che tutto sarà passato. Lo stare in casa ha sviluppato la curiosità verso questi prodotti primari della nostra identità territoriale: farine e semole; così come il piacere di stare insieme e di cimentarsi nella produzione del cibo con le proprie mani.
Il produrre cibo per sé stessi provoca adrenalina e piacere, e noi - in questo periodo - abbiamo bisogno di compensare il dolore e la preoccupazione con il piacere. Trasmettere conoscenze e manualità, nel produrre cibo con le proprie mani e intelletto, di generazione in generazione, è stato e tuttora resta fortemente suggestivo e coinvolgente. La riscoperta di stare insieme, la condivisione dell’artigianalità famigliare per la preparazione di cibo, che - fatto con le proprie mani - ‘sarà ancora più buono e più gustoso’, è davvero impagabile.
Era Sant’Agostino che parlava di ‘felix culpa’, che la tradizione popolare ha poi tramandato nell’adagio: ‘Non tutti i mali vengono per nuocere’. Ecco, nel dramma del coronavirus i sorrisi di nonne, madri, figlie e nipoti “con le mani in pasta”, stanno dando luce al cammino verso la fine del tunnel. Che lo facciano anche con le nostre semole e farine, non le nascondo, ci rende segretamente orgogliosi.
E’ evidente che una delle chiavi-modello ad essere rivalutate è proprio la forma di impresa attenta alle filiere sempre più ‘glocali’, alle relazioni col sociale e alle specifiche esigenze delle persone. In che modo vi siete organizzati e cosa avete in programma, per continuare a gestire al meglio la mezza parte piena del bicchiere?
Da sempre, nel nostro specifico settore, siamo soggetti a dover importare grano da paesi esteri, per il deficit strutturale quantitativo di grano duro e grano tenero italiano, rispetto alle quantità necessarie alla grande capacità produttiva del settore molitorio.
A fronte di una richiesta da parte del mercato di pasta e prodotti del bakery, con grani di origine italiana, da anni abbiamo ulteriormente intensificato le nostre attività relative agli accordi di filiera con i produttori cerealicoli.
Molino Casillo è il primo utilizzatore per quantità e qualità di grano duro italiano e intende sempre più perseguire tale impegno, ponendo in essere azioni e accordi per supportare al meglio la filiera cerealicola che deve salvaguardare e continuare a fornire il massimo della qualità.
Lo richiedono i mercati, sempre più esigenti, per cui in agricoltura da tempo ci si impegna con buone e moderne pratiche agricole, sfruttando anche i finanziamenti che la Comunità europea mette a disposizione e che noi pugliesi, in particolare, sovente siamo poco propensi (o capaci) a sfruttare.
Noi siamo vicini al mondo agricolo e ai suoi protagonisti “sul campo”, pronti a spronarli nel migliorarsi ed innovarsi. La storia insegna che se un prodotto è di qualità, esso viene richiesto e ottimamente remunerato; se è di bassa qualità, poco interessa la filiera alimentare umana e talvolta deve essere addirittura smaltito in tutt’altri comparti dell’agroalimentare.
Quando se ne uscirà, “Tutto non sarà più come prima”. Lo pensa anche lei? Cosa ci toccherà cambiare e che futuro vede per il brand Italia e le sue declinazioni?
Senza dubbio è un momento storico di grande cambiamento per i nostri stili di vita, che si ripercuoterà nei rapporti umani, nei nostri spostamenti e nelle nostre abitudini. Sta ad ognuno di noi interpretare al meglio e positivamente questi cambiamenti. Per l’Italia ci sarà un’ulteriore opportunità da cogliere, continuando a godere di ammirazione e simpatia in tutto il mondo: un dono e un patrimonio immateriale che non dobbiamo stancarci di tesorizzare, per continuare a creare valore.
Ripeto, se ci sentiremo orgogliosi di essere italiani e consapevoli di avere una grande potenzialità, come popolo e territorio, da comunicare: saremo top; se invece continueremo a polemizzare tra di noi, a puntare il dito contro chi sbaglia qualcosa e a perderci dietro le polemiche o la strumentalizzazione delle informazioni, avremo perso un’altra opportunità per perseguire il nostro benessere fisico e materiale.
Sostegno e assistenzialismo sono necessari per chi ne ha effettivo bisogno, e deve essere interpretato come strumento temporaneo, da utilizzare solo per i periodi di emergenza e non certo in forma strutturale. L’ozio e il solo pensiero non hanno mai mosso l’economia, che per produrre e curare il benessere ha sempre avuto bisogno di braccia solide e amorevoli.
Come questo tutto sta cambiando o cambierà anche lei e i suoi collaboratori?
In noi più che un cambiamento sta aumentando la consapevolezza di far parte di un tessuto produttivo e sociale, che ha la fortuna di non essere stato finora messo in ginocchio e che ha voglia di essere sempre più al servizio del mercato e quindi dei consumatori.
Continueremo a fornire occupazione, retribuzione e cibo sano e utile a tutti. Nella speranza di poter essere imprenditori illuminati, perché l’imprenditoria è sana e può avere vita lunga se sarà in grado di interpretare i bisogni del mercato, anticipando e innovando l’offerta, secondo le quotidiane necessità degli stessi consumatori
(gelormini@gmail.com)
Il poster #iorestoacasa è un'opera digitale dell'artista Jack Poliseno