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Doppia preferenza nulla di fatto, in Consiglio viene meno il numero legale
1900 emendamenti presentati da Fratelli d'Italia: obiettivo non far passare il principio della presenza di genere in lista 60/40, ma solo la doppia preferenza.
E’ saltato tutto. Alla fine è venuto a mancare il numero legale e il canto del cigno di un Consiglio Regionale che non riesce ad approvare le modifiche alla legge elettorale, per consentire la doppia preferenza di genere e il riparto di genere 60/40 nelle liste, è affidato a Nino Marmo che pronuncia le parole che in molti avrebbero voluto sentire scandite dal Presidente Mario Loizzo. Per provare a scuotere un’assemblea che, certo, non stava dando una bella prova di dignità istituzionale.
Tutti sconfitti e nessun vincitore, almeno in apparenza. Lo spauracchio di veder decurtati gli spazi disponibili alle prossime elezioni regionali, per molti versi già insufficienti per le ambizioni in coda verso un posto in lista, è stato sventato; con buona pace delle speranze al femminile, che premevano per un esito diverso della vicenda.
Circa 2.000 emendamenti presentati da Fratelli d’Italia la dicevano lunga sulla piega che avrebbe preso la discussione in aula, e sul tentativo di bloccare sul nascere l’eventuale ‘colpo di coda’ legislativo, con l’approvazione delle modifiche alla legge elettorale pugliese. Le stesse dichiarazioni a caldo, sull’approvazione del Parco Costa Ripagnola e quello del Mar Piccolo a Taranto, facevano intuire che il tema della doppia preferenza di genere non era percepito come prioritario. Dopotutto non lo era stato per l’intera legislatura. Difficile che lo diventasse in ‘zona cesarini’.
Poi è stato approvato il cosiddetto emendamento Lopalco - a firma Damascelli-Conca - con 28 voti a favore e 19 contrari, che aggiungeva alle cause di ineleggibilità anche "i soggetti nominati a qualunque titolo nella task force della Regione Puglia, che siano alle dirette dipendenze della stessa o che abbiano stipulato contratti di consulenza o collaborazione".
Approvato col voto segreto, al cui riparo alcuni franchi tiratori hanno fatto sentire il loro avvertimento, mandando sotto la maggioranza. Si sono accese le spie e sono scattate le misure difensive. In realtà si trattava di una norma già prevista per tutti i dirigenti della pubblica amministrazione: in ogni caso anche questo è caduto - col venir meno del numero legale - non essendo mai arrivati all'approvazione definitiva e riepilogativa dell'intera legge.
Nessun accordo tra centro destra e gli altri partiti. L'esame della modifica della legge elettorale, dopo una lunga sosta ed un serrato confronto, era ripartita dai circa 2000 emendamenti proposti da FdI, in un clima incandescente. Obiettivo: indurre al ritiro 'tutti' gli emendamenti e in particolare quello presentato dal M5S.
Pomo della discordia l'emendamento che prevede l’inammissibilità delle liste che non rispettano il principio della percentuale di presenza di genere. 60/40 stabilisce la proposta di modifica a firma M5S sottoscritta dall'intero centro sinistra. Il centrodestra avrebbe voluto che l'inamissibilità delle liste, causa mancato rispetto del riparto di genere, scattasse dalla prossima legislatura.
All’1,30 dopo l’ennesima sospensione, si è consumato l’ultimo colpo di scena della maratona consigliare. A sparigliare le carte è l'intervento del capogruppo del Pd, Paolo Campo: “Piuttosto che stare qui a discutere del nulla - accusa Campo indicando i 1950 emendamenti come causa della decisione - è meglio affidarsi a quanto il Governo nazionale farà sostituendosi al Consiglio regionale in tema di doppia preferenza di genere”
Quindi, in piena notte il presidente dell’Assemblea, Mario Loizzo, ha dovuto prendere atto della mancanza del numero legale e dichiarare la chiusura dei lavori, facendo calare il sipario sull’attività della X legislatura.
(gelormini@gmail.com)
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