'E la chiamano Estate'
Losito esplora i sentimenti
Il successo del tour di presentazioni del libro di Valentino Losito "E la chiamano Estate" - Secop Ed. 2017
Serrato e intenso tour di presentazioni per il recente lavoro di Valentino Losito "E la chiamano estate" - Secop Ed., 2017 con prefazione di Oscar Iarussi che ne inquadra i contorni in "Un memoir rapsodico di un borgo dell’anima. Un paese non dichiarato, ma che non è difficile identificare in Santo Spirito, un tempo frazione, poi quartiere di Bari, da sempre assai legato a Bitonto (la città di Losito), di cui costituisce lo sbocco sul mare, dopo una lunga discesa d’asfalto e di verde, e la località prediletta di villeggiatura".
"Racconti in un magico pamphlet, che diventano regali di un tempo 'ritrovato', quello che - come scrive lo stesso Autore - dovremmo periodicamente regalarci. Un uscio che si apre d’incanto, nella frenesia della vita d’oggi e spalanca un giardino nascosto, che non pensavamo di avere a portata di anima”.
Una sorta di amarcord di un tempo andato, nel quale bastava poco per divertirsi: il flipper, il juke-box, il cocco, le biglie di vetro, le sfide a tamburello. E poi l’estate, il mare, il silenzio della “controra”, qualche film da vedere nei cinema all’aperto. Ricordi, flash-back, pieni di riflessioni, come quelle nelle righe di “Il tempo sospeso”, del “Carretto dei gelati”, oppure della “Fabbrica degli aquiloni”.
Valentino Losito, per 25 anni alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia 2013-2017 e. attualmente consigliere dell’Ordine nazionale dei giornalisti, annota che ogni tanto il mondo dovrebbe fermarsi per consentirci di scendere: “Un’uscita di sicurezza dovrebbe essere sempre alla portata della nostra stanchezza, della disillusione, della necessità di ricaricare le pile”.
Dopo l'esordio 'obbligato' a Santo Spirito, l'approdo naturale a Bitonto tra le luci del Teatro Traetta. "Scrivere un libro e presentarlo è un’esplorazione di volti, di persone, di sentimenti, di storie", sottolinea Losito,." E’ entrare in un cammino, come in un passaggio segreto dell’anima e scoprire ad ogni varco una sorpresa, un altrove che non ti saresti mai aspettato".
E’ stato così anche nel Foyer del Traetta, dove l'Autore si è ritrovato tra amici, estimatori e compagni di vecchia data: "A partire dalla voce sempre un poco tremante di Franco Leccese, che ha letto alcuni “quadretti “ di “E la chiamano Estate” - riporta Losito - per dare il La all’intelligente e lieve porgere di Mario Sicolo, che ti fa entrare nelle stanze della sua vasta cultura, sempre con vista sulla vita e sui porti nascosti dove trovare riparo quando spira la brezza della malinconia".
"La narrazione policroma di Nicola Pice, che ha voluto leggere il racconto “Quel tram tra gli ulivi” - secondo Losito - davvero innovativa, con un colore diverso per ogni sentimento, che ha dato una luce bellissima a quello che è un giorno di allegrezza pieno", ha acceso suggestioni ed emozioni insieme "A quella cartolina scritta dal maestro Speranza, con il riferimento alla figura paterna che 'riprende il suo posto di vedetta vicino alla finestra' della casa di Santo Spirito".
Il coro si è poi allargato a Enzo Robles che ha letto, come sempre, nel profondo, sottolineando che "I ricordi e le emozioni sono un mezzo per farci raggiungere dalla nostra anima. Che le pagine del libro sono un inno alla vita, che passa anche attraverso il silenzio e una silente sofferenza. Un invito a fare silenzio, ma senza smettere di essere attenti alla vita che scorre intorno alla noi. Pagine di comunione spirituale, con un forte accento umano".
Fino ad assumere i toni anche istituzionali con Rosa Calò, assessore ai Beni Culturali, che "Nella lentezza e nello spazio, per ricreare relazioni per un nuovo umanesimo - sottolineate nel libro - individua un “bene” culturale da difendere in questo tempo impetuoso".
Ma Valentino Losito ha tenuto ad evidenziare anche: "Tutte le emozioni non dette ma "sentite" da chi non ha parlato, ma ha ascoltato, ha ricordato, ha letto ha ringraziato", esprimendo "Profonda gratitudine a tutti. Perché le parole ti accostano a quel prisma che è la vita e un libro ne rifrange tutte le luci, le riflessioni, le emozioni".
E chiosando con un delicato ed emozionante riferimento a un passaggio del primo atto di “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini: “Noi siamo gente avvezza alle piccole cose, umili e silenziose, ad una tenerezza sfiorante e pur profonda…”.
Prossimo appuntamento il 26 gennato all'Università Popolare Santa Sofia di Trani, per dialogare con un altro collega e amico di Gazzetta: Lino Patruno.
(gelormini@affaritaliani.it)