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E-Polis Bari, un lustro
d'impegno e servizio

La redazione di Affaritaliani.it - Puglia fa gli auguri di Buon 5° compleanno a E-Polis Bari e ai colleghi che ne animano le pagine quotidiane, pubblicando l'editoriale del suo direttore Dionisio Ciccarese e associandosi alle tante manifestazioni di affetto e stima alla testata barese, per questo primo lustro di "impegno e servizio" (ag).

 

Il Patto con i Lettori

 

Non è facile scrivere del proprio lavoro. Può sembrare un artificio retorico, ma non lo è. C’è un imbarazzo autentico, soprattutto quando auguri e attestazioni di simpatia vanno oltre ogni previsione. Nel paginone centrale abbiamo voluto pubblicarli: alcuni ci hanno sorpreso, altri ci hanno emozionato. 

Ciccarese
 

 

Sta di fatto che questi cinque anni sono letteralmente volati. Lasciando il segno. Un giornale e una redazione, che lo si voglia o no, assorbono fatti, situazioni, vicende, tragedie, trionfi, dolori e gioie. Fare un giornale oggi è molto diverso da come lo si faceva venti o trent’anni fa. E, statene certi, è diverso da come lo si farà nel futuro prossimo. No, non parliamo solo degli accorgimenti tecnici che in questi anni hanno, via via, concentrato sempre più funzioni, un tempo considerate tecniche (composizione di testi e titoli, impaginazioni, generazioni dei file per la fotoformatura e via dicendo), nelle mani dei giornalisti. 

 

Il riferimento è, piuttosto, alla velocità e alla quantità di notizie che, oggi, possono e debbono essere vagliate, verificate, incrociate. La “rivoluzione digitale” ha comportato un ennesimo cambiamento epocale nel mondo dell’informazione. Funziona così da Gutenberg in poi. Una rivoluzione che ha fatto anche molte vittime. Prima fra tutte la categoria dei poligrafici, un tempo detentori dell’Arte tipografica, che software di gestione delle immagini e i sistemi editoriali di impaginazione hanno quasi del tutto cancellato. In secondo luogo la facilità di accesso alla “produzione di contenuti” ha generato una “disseminazione dell’offerta” che si è riverberata in modo significativo sulla qualità dell’informazione e sulla (de)formazione di presunti giornalisti.

 

L’”atomizzazione delle emittenti” se da un lato ha potenzialmente disarmato i centri di controllo in grado di “incorniciare” l’agenda giornalistica, dall’altro ha permesso un accesso casuale alla produzione di contenuti, troppo spesso scambiato per giornalismo. Il web ha, d’altro canto, il merito (ancor più di quello che avevano già fatto le radio e le tv private) di garantire la gratuità dell’informazione. 

 

La “rivoluzione digitale” ha, peraltro, messo a disposizione strumenti eccezionali di misurazione dei comportamenti dei“consumatori”. Va detto, però, che si tratta di un meccanismo perfido, perché induce a valutare in modo prevalente l’interesse del destinario sull’importanza del messaggio. I cruscotti di rilevazione dei dati non generano implicazioni etiche per la profumazione di un detersivo o il modello di un jeans. Non è così, invece, quando si parla di informazione. 

 

E polis screen
 

Il “digitale” ci fa sapere cosa piace a chi ci legge (e ce lo dice con precisione superiore a quella di una risonanza magnetica), ma finisce col sostenere un processo che privilegia la domanda e mortifica un’offerta professionale in grado di “pesare” l’importanza di un fatto ben prima di valutarne il favore del pubblico.

 

È questo l’equivoco di fondo sull’informazione nei nostri tempi: l’evaporazione dei “fondamentali” della professione (un tempo patrimonio trasmesso nelle Redazioni, oggi praticamente sconosciuti alla pletora di compilatori di notizie che imperversano sul web) è un colpo basso per il giornalismo. La nostalgia non c’entra nulla. Qui, in primis, si deve discutere dell’etica di una categoria (che distingua, come abbiamo visto, l’importante dall’interessante) e la morale di ogni singolo operatore (che abbia capacità e strumenti per verificare la fondatezza delle informazioni, di risultare essenziale nella descrizione dei fatti di cronaca, di rispettare le persone). È questo il Patto che abbiamo con i nostri Lettori e che ci sforziamo di rispettare tenendoci lontani (in modo, lo sappiamo, spesso del tutto... irrispettoso) dalle lusinghe del potere.

 

I messaggi che abbiamo ricevuto (anche da chi gestisce o è molto vicino al “potere”) ci confortano sui nostri comportamenti. E come spesso accade in questi casi il destinatario dei complimenti è il direttore del giornale. Su questo aspetto, tuttavia, voglio dire oggi più di una parola di totale chiarezza e onestà intellettuale.

 

Ho l’orgoglio di essere affiancato da colleghi (Gianfranco Moscatelli, Alessandra Colucci, Alessandro Di Pierro e Maurizio Spaccavento) che oltre ad essere giornalisti di razza (come pochi ne ho incontrati in più di 35 anni di mestiere), incarnano i valori deontologici della professione in modo più unico che raro.

 

Ed è con tutti loro che condivido un’impagabile autonomia professionale garantita da un Editore, Giacomo Gorjux, che nella continuità e nel rispetto di una storica, nobile, autorevole tradizione familiare e di un dna tutt’altro che casuale, ha creato le migliori condizioni possibili oggi di agibilità e indipendenza professionale. Una presenza così discreta e rispettosa del lavoro giornalistico che si è tradotta persino nella volontà di non avere il suo nome nella gerenza del giornale. Chi sa di giornali, sa che non è cosa di poco conto e so anche che queste righe turberanno la sua naturale e proverbiale riservatezza, ma, dopo cinque anni di  lavoro comune, non è possibile non condividere un traguardo che non sarebbe stato possibile se non con il contributo di chi (concessionaria della pubblicità, figure tecniche, amministrative e dell’IT, comprese) consente il gioco di squadra.

 

Il nostro Patto con i Lettori nasce dall’idea ossessiva che tutti abbiamo in questa compagine: il giornalismo è servizio e oggi, con i nuovi strumenti, anche coinvolgimento diretto, attivo e partecipativo del Lettore. La tiratura fa del nostro giornale il quotidiano più diffuso in città, ma non è tanto l’elemento quantitativo che ci inebria, quanto la vostra partecipazione: le foto che ci inviate, le richieste, gli interventi, i suggerimenti e le critiche. Tutto testimonia una vivacità nella relazione che è, e deve essere sempre più, un atto di amore verso il nostro territorio. Un impegno per  lasciare a chi viene dopo di noi condizioni ottimali per valorizzarne ed esaltarne le capacità.

 

Grazie per questi primi cinque anni trascorsi insieme. Grazie.

 

Dionisio Ciccarese