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Emergenza idrica in Puglia: seduta monotematica del Consiglio Regionale

Il dibattito in Consiglio Regionale sul problema dell'emergenza idrica in Puglia.

La discussione sull’emergenza idrica in Puglia, nella seduta monotematica del Consiglio Regionale, ha preso il via con l’intervento del consigliere regionale Antonio Tutolo, che ha rappresentato la situazione che riguarda in particolar modo la provincia di Foggia, dove 300 mila ettari di terreno agricolo non sono raggiunti da acqua, perché privi di infrastrutture adeguate. Da qui l’appello al Governo affinchè vengano finanziate le opere relative alla condotta del Liscione, Palazzo d’Ascoli e la diga del Piano dei Limiti, fondamentali per lo sviluppo della Capitanata. 


 

Introducendo il protocollo di intesa tra Regione, Agenzia per le Attività Irrigue e Forestali e il Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia a supporto delle attività di progettazione e realizzazione di opere o di interventi manutentivi, approvato in Giunta regionale,  il presidente Michele Emiliano, ha così esordito: “In questa delibera è delineata la strategia immediata che si sta cercando di porre in essere sulla base della situazione odierna”.

“Da quello che ho sentito mi pare di capire che tutti condividano quello che la cabina di regia vi ha proposto”, ha commentato prima di illustrare il contenuto della delibera, “Si tratta di condividere, negli interventi non strutturali a breve termine, il programma delle erogazioni dello schema Sinni-Agri per il 2025 in sede di accordo di programma Puglia-Basilicata, a salvaguardia del consumo umano; 2) la condivisione di un programma di erogazione dello schema Ofanto in sede di tavolo dedicato dall’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici a salvaguardia del prioritario consumo umano; 3) decreto di ordinanza del Presidente della Giunta regionale di emergenza idrica Regione Puglia, risparmio idrico, limitazioni utilizzo acqua settore civile irriguo; 4) progressiva riattivazione dei pozzi elencati nel provvedimento n. 575 del 2023; 5) fondo di progettazione Consorzio Centro Sud Puglia; 6) raggiungimento della completa capacità di invaso della diga del Locone; 7) meccanismo di sostegno agli agricoltori che subiscono danni a causa della scarsità idrica".


 

"Poi si passa agli interventi a breve termine, tra i quali cito: 1) intervento di risanamento del manto del parametro di monte della diga di Monte Cotugno; 2) completamento dei lavori di ristrutturazione della traversa sul fiume Sauro; 3) intervento di ripristino del tratto di galleria collassato dall’adduttore di San Giuliano; 4) trasferimento della risorsa idrica dal bacino del Basento al bacino del Bradano, invaso di San Giuliano, già attuabile, a condizione che l’afflusso alla traversa di Trivigno sia di almeno un metro cubo al secondo; 5) riuso dei reflui affinati a scopo irriguo; 6) interventi sul sistema sconnesso della diga del Pappadai". 

"Poi ci sono anche quelli a medio termine, che sono: 1) realizzazione dell’impianto di dissalazione del Tara, che è in atto; 2) rifunzionalizzazione dell’impianto di pompaggio Bernalda Scalo per l’utilizzo potabile emergenziale delle acque dell’invaso di San Giuliano; 3) conseguimento della completa capacità di regolazione della diga di Conza; 4) campagna di controllo sul territorio regionale dei prelievi abusivi dai pozzi".

"Infine, ci sono anche quelli a lungo termine, che sono: 1) ripristino funzionale sul fiume Ofanto della traversa di Santa Venere e del partitore; 2) raddoppio dell’adduttore del Sinni; 3) utilizzo delle acque dell’invaso di San Giuliano a scopo civile; 4) trasferimenti di risorse interregionali dal Molise alla Puglia; 5) sbarramento del torrente Cappellotto in località Palazzo d’Ascoli, in agro di Ascoli Satriano; 6) ottimizzazione dell’approvvigionamento idrico Acciaierie d’Italia, cosa che abbiamo fatto, credo, proprio in data di ieri, chiedendo ad Ilva di diminuire il prelievo praticamente alla metà".


 

Sul piano più generale, sulla politica dell’ultimo decennio, Emiliano ha rivendicato l’importante salvaguardia della proprietà pubblica dell’Acquedotto Pugliese. "Inoltre - ha argomentato - abbiamo ereditato un disastro senza precedenti dalle amministrazioni che avevano sospeso le cartelle esattoriali dei Consorzi di bonifica. Vi voglio ricordare infatti che quando sono diventato presidente, la Regione Puglia stava per andare in fallimento, in decozione economica. Avevamo sul bilancio, credo, 250 e rotti milioni di euro che avevamo prestato ai Consorzi di bonifica, in attesa che loro ci pagassero le cartelle che erano state sospese”.

“La sospensione delle cartelle - ha chiosato Emiliano - serviva a prendere i voti degli agricoltori: non ti faccio pagare le cartelle e tu mi voti. Un sistema che stava facendo fallire la Regione. Quindi, nel merito noi non possiamo togliere quel tributo, possiamo solo sostituirlo con un prestito”. 

“La gestione dell’acqua non può essere fatta solo dalla regione o da Aqp, perché l’acqua è di tutto lo stato. In altri termini, l’Acquedotto Pugliese è pronto a fare accordi con tutte le Regioni del sud ma ci vuole una regia e la regia la deve fare un Governo”, ha affermato, chiamando in causa il governo anche per i fondi necessari: “È vero – questo è scritto pure in questa delibera – che nel vecchio quadro abbiamo investito 630 milioni in esecuzione, che in questo quadro tra fondi europei e FSC ne stiamo spendendo 735, ma è vero anche che per fare proprio il minimo indispensabile ci vogliono 2 miliardi. Quindi, 2 miliardi meno 735 milioni, ci avanzano 1,3 miliardi. Questi 1,3 miliardi chi ce li deve dare?”.

E la soluzione: “Serve una compartecipazione da parte di tutte le grandi forze politiche, che in Parlamento, sia in maggioranza che in opposizione, pensano di poterci dare una mano. Oggi abbiamo bisogno di una forte iniziativa politica collettiva – ha precisato il presidente - che porti, per esempio, a convocare il Commissario nazionale per l’emergenza idrica per evidenziargli l’efficienza del nostro, basato sulla razionalizzazione dell’Acquedotto, ma anche sulla presenza dell’AIP e sul ruolo dei sindaci, che è importantissima. L’AIP fa una programmazione strategica che consente ad Acquedotto di realizzare le opere. Non so se in altre regioni ci sia una connessione così forte tra i Comuni e l’unico acquedotto. È un bene straordinario in questo contesto di emergenza e questo bene straordinario – questo penso di poterlo dire – è la cosa forse più importante che abbiamo fatto in questi nove anni”. 

Un passaggio è stato dedicato anche all’utilizzo delle acque reflue: “Se riuscissimo ad avere una maggiore propensione da parte di tutti a utilizzare i reflui che noi possiamo già consegnare, utilizzabili per l’agricoltura, sarebbe un grande passo avanti:  sono circa 200 milioni di metri cubi che, se distribuiti con intelligenza, ci danno un po’ di sostegno. Sono solo una parte, il fabbisogno irriguo complessivo è di 800 milioni. Ma se noi li utilizzassimo tutti, la gran parte dei disagi che rischiamo di avere nel 2025 sarebbero fortemente attutiti”.


 

Hanno fatto seguito le dichiarazioni di numerosi consiglieri. Il consigliere Antonio Scalera ha rappresentato l’emergenza idrica nel territorio tarantino sollecitando azioni concrete che prevedano investimenti di manutenzione e incentivi per l’utilizzo delle acque reflue.

Il consigliere Fabio Romito è intervenuto anche da presidente della Commissione speciale idrica, rilevando che si tratta di una problematica che ormai non può essere più circoscritta ad un solo territorio, perché è un’emergenza globale e per parlare di risorsa idrica bisogna necessariamente parlare di infrastrutture, di tecnologie e di investimenti.

Per il consigliere Paolo Pagliaro, si tratta di un problema atavico ma che ormai ha raggiunto livelli drammatici e che è destinato a peggiorare rischiando di mettere in ginocchio l’agricoltura pugliese e soprattutto del Salento, a cui si aggiungano le spese insostenibili per il rinnovo dei pozzi irrigui scaduti, tra sanzioni, oneri istruttori, tasse e canoni per l’utilizzo del demanio idrico, fino alle spese per il rilascio dell’autorizzazione. Pertanto, è urgente autorizzare gli agricoltori per utilizzare l’acqua dei pozzi anche per attività extra agricole ma connesse all’agricoltura come agriturismi o caseifici.

Anche la consigliera Rosa Barone ha evidenziato che il problema non riguarda solo la provincia di Foggia e quindi bisogna valutare la gestione delle risorse idriche che sia improntata alla sostenibilità e che le politiche agricole, industriali e urbanistiche siano orientate a preservare questo bene prezioso anche per il futuro. 

Il consigliere Cristian Casili, ha aggiunto al dibattito la questione relativa alla penisola salentina, unica nello scenario di tutto il Mediterraneo, dove su un territorio lungo dai 35 a 50 chilometri c’è una situazione allarmante, perché la fonte di approvvigionamento di acqua è la falda da cui si approvvigiona anche AQP, con l’ingressione marina molto preoccupante. 


 

La consigliera Grazia Di Bari, ha elencato le richieste che provengono direttamente dagli agricoltori alle quali bisogna dare delle risposte. In regime di emergenza ci si chiede perché non emungere acqua dalle pompe dei fiumi indirizzate proprio negli invasi, e nel lungo periodo chiedono una programmazione quinquennale della risorsa idrica con il progetto di creare ulteriori invasi per contenere più acqua possibile che arriva dalle precipitazioni, rifacimento delle condotte per ridurre gli sprechi e l’utilizzo delle acque reflue.

Il consigliere Napoleone Cera, ha detto basta improvvisazione perché serve un piano serio sull’emergenza idrica per il turismo e per le imprese agricole, da attuare subito, dalle misure straordinarie per garantire la continuità e se non si interviene subito si rischia il collasso. Non si può pretendere di far pagare le bollette senza dare in cambio dei servizi.

Il vicepresidente Giannicola De Leonardis, ha sottolineato che le responsabilità sono tutte politiche per non aver fatto nulla nell’ultimo ventennio di governo regionale di centro sinistra, in termini di programmazione per risolvere o affrontare il tema dell’acqua.


 

Come la Puglia stia affrontando il problema della carenza di acqua in modo sistemico è stato poi il senso dell’intervento dell’assessore all'Agricoltura Donato Pentassuglia: "Elemento fondamentale - ha detto l'Assessore - è la collaborazione tra i vari soggetti che intervengono nei vari sistemi di gestione dell’acqua: Aqp, Arif, Consorzi; Acque del Sud, Autorità idrica pugliese. E in tal senso interviene la delibera di giunta di ieri, un protocollo di intesa tra Regione, Agenzia per le Attività Irrigue e Forestali e il Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia a supporto delle attività di progettazione e realizzazione di opere o di interventi manutentivi.

“La Puglia, gestendo questa emergenza, - ha aggiunto Pentassuglia - tiene presente i vari aspetti sui quli incide la questione acqua, perché siamo una regione ad alta ricettività turistica, una regione inclusiva. Per questo, con un grande lavoro di coordinamento di Acquedotto e non solo… si sta collaborando per creare le condizioni perché la gestione puntuale, corretta, parsimoniosa della risorsa non passi sotto tono o non venga sottovalutata da alcuno. Il tema è serio e non possiamo dare l’impressione di vivere alla giornata, sapendo che dobbiamo programmare una stagione estiva in termini turistico-ricettivi oltre che agricolo”. 

“Il tema di una condivisione tra Acquedotto Pugliese, Consorzi di Bonifica, ARIF, Acque del Sud e il coordinamento del distretto meridionale rispetto al tema acqua è molto più complesso di come lo abbiamo rappresentato. E’ evidente che serva una puntuale rivisitazione, ma anche un approfondimento per avvicinarsi al tema in maniera circostanziata, puntuale e di merito”, ha aggiunto Pentassuglia. 

Pentassuglia è tornato sul tema dei depuratori per il riuso delle acque: “È una partita che si sta svolgendo, che impatta rispetto alla gestione del territorio. Sul riuso dell’acqua è stato necessario richiamare i Comuni nei quali insistono i depuratori. Aqp ha messo a disposizione gli impanti e metterà entro giugno ulteriori impianti, ma questi devono essere gestiti dai Comuni territorialmente competenti. Da Foggia a Lecce, c’è chi è più sollecito, meno sollecito, deve approfondire, perché il riuso è in capo al Comune, che deve decidere se darlo a cooperative di agricoltori, se darlo ai consorzi di bonifica, se farlo fare ad ARIF o ad altra gestione”. E ancora l’assessore ha stigmatizzato il mancato utilizzo delle acque purificate che potrebbero essere utilizzate e che invece non vengono prelevate. 

Rispondendo alla sollecitazione arrivata dal consigliere Paolo Pagliaro circa la possibile commistione di attività paventata con il protocollo d’intesa tra Arif e Consorzio di Bonifica Centro sud, Pentassuglia ha chiarito che “La convenzione di ieri mira a utilizzare meglio le risorse pubbliche con le quali abbiamo comprato i mezzi di ARIF, che potranno essere utilizzati da quelli del Consorzio, e viceversa”.


 

Riguardo al passaggio degli acquedotti rurali ad Aqp, come stabilito dall’ultima legge di bilancio, Pentassuglia ha chiarito che   Acquedotto Pugliese ha le competenze e il know-how per fare reti di distribuzione e attività ma il trasferimento non si fa come per una penna che si sposta da una scrivania all’altra, vanno fatti degli atti per prendere in gestione e in carico quelle reti. Ci sono attività che devono essere fatte, perché noi abbiamo preso delle risorse per rifunzionalizzare le reti. E serve recuperare gli atti dello sbilanciamento pari a 8 milioni. Fino a quando gli atti non vengono trasferiti ufficialmente la gestione, sarà governata dal Commissario, quindi dal Consorzio di bonifica. Per me l’importante è continuare a dare attività alle aziende agricole”.

(gelormini@gmail.com)