PugliaItalia
Enrico Letta: ‘Serve un nuovo PD e non certo un nuovo Segretario’
Il dado è tratto, Enrico Letta è il neo-Segretario del Partito Democratico, eletto dall’Assemblea ‘a distanza’. Il Cireneo si appresta ad affrontare il Calvario
Il dado è tratto, Enrico Letta è il nuovo Segretario del Partito Democratico, l’Assemblea ‘a distanza’ lo ha eletto in forma plebiscitaria: con soli 2 contrari e 4 astenuti su 866 votanti. Scomparsi, o tutti sorprendentemente convertiti, i pur numerosi ‘compagni e delegati’ che sette anni fa - insieme a Matteo Renzi - gli dettero il benservito, all’insegna del fatidico “Stai sereno!”.
Letti con questa lente, diventano decisamente più chiari un paio di messaggi - più volte ripetuti, con alternanza di varianti - dal neo Segretario nella sua relazione: l’ineludibile certezza che serva più un nuovo PD che non un nuovo Segretario (se ne facciano tutti una ragione) e la consapevolezza, di stampo pirandelliano, dell’inevitabile rischio di ritrovarsi di fronte a molte maschere e pochi volti.
Il repentino passo indietro di Nicola Zingaretti, con le dimissioni ‘irrevocabili’ di qualche settimana fa, se da un lato fanno presagire una sua possibile salita verso il Campidoglio - con relativo cambio di guardia in Regione Lazio, nell’ambito di una rafforzata intesa col M5S - dall’altro mettono il PD di fronte a un passaggio cruciale, per il proprio futuro e per la sua ambizione di leadership nello stesso centrosinistra.
Un’ambizione che, per Enrico Letta - esortato dai tanti messaggi ricevuti in questi giorni dai militanti PD ad avvertire il peso e la responsabilità di chiamarsi “Enrico” - non potrà che essere coltivata nel rilancio della scelta europeista, facendosi carico di una mission qualificante: attraverso la pratica “sovversiva” della verità e la scelta strategica di “Non parlare più dei giovani, ma di far palare di più i giovani, facendone i primi protagonisti di questa impresa”.
La relazione programmatica, sulla quale il neo Segretario chiama i Circoli ad una discussione e a un confronto costruttivo, franco e partecipato, è audace, per alcuni aspetti anche dura, e nel complesso molto chiarificatrice: l’appoggio convinto al Governo Draghi non si dipanerà nelle dinamiche emergenziali dettate dalla pandemia, ma sarà incalzante e funzionale all’affermazione dell’identità che il partito vorrà assumere, perché “Quando la pandemia cadrà e sarà vinta, si scateneranno entusiasmi ed energie: come accadde con la caduta del Muro di Berlino”. Un’occasione che il PD intende cogliere in tutta la sua carica innovativa.
Parte da qui, allora, il ‘vaste programme’ di Enrico Letta, che vuole recuperare l’abbraccio tra giovani e anziani - secondo l’esortazione di Francesco - quasi a indicare come esso sia stato in qualche maniera “tradito” dalle scelte corporative del sindacato; e salvaguardare il primato della Scienza nella prospettiva di una “Salute, bene comune globale”, tema al centro del prossimo G-20 a guida italiana.
Ma anche lavorare a un partito che torni a lanciare lo sguardo nella società, che smetta di fissare il proprio ombelico e che riprenda a far pulsare “l’anima” identitaria per, impugnare “il cacciavite”: facendo sintesi delle ispirazioni di Jacques Delors e Romano Prodi, e affermarsi PROGRESSISTI nei valori, RIFORMISTI nel metodo e RADICALI nei comportamenti.
Tre le prime sfide annunciate: il cambiamento climatico, la pandemia e la protezione dei dati personali, abbinate a una Università Democratica che faccia leva sul sociale, affronti lo squilibrio democratico del patrimonio “giovani” - sempre più esiguo nel Paese - e punti al voto ai 16enni. Provando a segnare un’ulteriore svolta epocale: il passaggio dall’Austerità europea, di 10 anni fa, a un’Europa più votata alla Solidarietà e alla Sostenibilità.
Tre i debiti da affrontare e ripianare: 1) Ambientale, modificando i codici di produzione, di distribuzione e di innovazione; 2) Pubblico, puntando su competitività e competenze; 3) Demografico, lavorando sulla denatalità e su un welfare più inclusivo, trovando con coraggio – prima di tutto - la soluzione allo spinoso scoglio dello “ius soli”.
E qui i paletti con Lega e Fratelli d’Italia si fanno “sensibili”: infatti, le reazioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni ne confermano l’incisività. Accentuati dalle indicazioni per nuove Politiche di Prossimità, in grado di coinvolgere più razionalmente i territori; dalla spinta alla Sostenibilità, che dovrà essere più verde e più sociale; dal necessario lavoro sull’Identità del partito, perché “Essa per metà è nostra e per metà è come ci vedono gli altri ovvero come siamo percepiti all’esterno”.
A ben guardare, nei diversi passaggi Letta ha aggirato i temi nazionali, proiettandoli e proiettandosi in una dimensione tutta europea, quasi a voler indicare che la loro gestione non potrà che essere affrontata in quel contesto, più macro-economico, e che con questa dimensione dovremo tutti avere sempre più a che fare e acquisire molta più dimestichezza.
Per questo le stoccate finali sono state riservate a come Guarire la Democrazia, dato che facendo salva la tutela costituzionale dell’assenza di vincolo di mandato parlamentare, in un Paese che conta 7 governi in 10 anni, con 6 Presidenti del Consiglio - che hanno avuto tutti maggioranze diverse - la democrazia non può che dirsi “malata”.
E allora i quattro nodi gordiani con cui far cimentare un Partito che dovrà essere “aperto” e non attraversato dalle correnti, nell’attività politico-legislativa, riguarderanno: il trasformismo o transfughismo parlamentare (circa 200 cambi di casacca solo in questa legislatura), la sfiducia costruttiva, la legge elettorale e l’applicazione corretta dell’Art. 49 della Costituzione sui partiti.
Dal silenzio o dai commenti ‘formali’ registrati tra le diverse anime di un PD in affanno, la sensazione è che la medicina sarà amara per tanti e che le resistenze si moltiplicheranno già all’indomani dell’elezione plebiscitaria. Il neo Segretario pare esserne più che consapevole e, forse, per questo ha voluto citare Anna Arendt: “Amare il mondo (in questo caso il partito) a tal punto, da cambiarlo!”
L’augurio, magari in pectore, al Cireneo che si appresta ad affrontare il Calvario, è che l’audacia dei propositi non s’insabbi nei sogni dei soliti quattro amici al bar…
(gelormini@gmail.com)