Enzo Quarto, ‘Je suis Janette’ vestale moderna del fuoco sacro della Parola
I versi per la Pace di Enzo Quarto in "Je suis Janette" - Secop Edizioni, 2018 in serbo e italiano per stimolare il dialogo interreligioso.
Quanto sia duro e “massacrante” il Calvario della Pace, ce lo testimoniano quotidianamente gli accidiosi distinguo e le prese di distanza nei consessi istituzionali internazionali. Ce lo ripetono le ipocrisie semantiche di popoli che dall’alba di ogni mattina, al crepuscolo dopo ogni tramonto, si salutano col balsamo della parola chiave, mentre col pensiero calcolano come aggirarne l’auspicio beneaugurante.
Ce lo gridano i muri, innalzati non più per glorificare il Signore e riunire nella preghiera, ma per dividere le sue comunità e difendere egoismi assoluti e poteri parziali. Ce lo ribadiscono le “frustate” delle provocazioni diplomatiche, ma anche il sale sulle ferite di un Santo Sepolcro “lottizzato”, come la veste di Cristo: “spartita” - con l’azzardo dei dadi - tra i soldati romani sotto la Croce sul Golgota.
Ecco perché la preghiera di fronte al mare che guarda ad Est, che Francesco ha chiesto di recitare a tutti i Patriarchi per il Medio Oriente, in particolare, e per la Pace, in generale, dalla città custode delle reliquie del Vescovo di Mira - diventato Santo di Bari - ha la forza misericordiosa di un’implorazione e la legittimità della prospettiva rivoluzionaria della comunione d’intenti, per la vita e la salvaguardia del creato. Decidendo di lasciare alla storia le minacce degli editti, dei proclami e di ogni singola scomunica.
E’ la forza della Poesia, che recupera il valore della Parola, per infondere il coraggio necessario al viaggio periglioso e gratificante della Pace.
Questa la rotta tracciata e intrapresa anche da Enzo Quarto con “Je suis Janette” - Secop Edizioni, 2018. Versi tradotti anche in serbo, per segnare un cammino di speranza, attraverso la vicenda di Giovanna d’Arco: l’eroina condannata al rogo e poi non solo riabilitata, ma addirittura canonizzata da Papa Benedetto XV.
Una donna “combattiva”, a cui Enzo Quarto sostituisce la spada con la penna - consapevole che talvolta si va a segno più con l’inchiostro che con la punta di una lama - per renderla vestale moderna del fuoco sacro della Parola.
La Pulzella d’Orléans ritrova vigore e spavaldo orgoglio cristiano nella lettura recitata di Nunzia Antonino, che accompagna le presentazioni del libro, rendendo ardua la ricerca di un ‘alter ego’ slavo, per il canto bilingue dei versi di Quarto: tradotti in serbo da Dragan Mraovic.
Mentre ad esaltarne i suggestivi riverberi di stampo ortodosso è la musica composta dal Maestro Giovanni Tamborrino ed eseguita dall’Ensamble dell’Orchestra Sinfonica Pugliese, diretta dal Maestro Giuseppe Salatino. Un arabesco armonico per dar corpo al suono della parola recitata, che ne accompagna esitazioni, emozioni, rapimenti ed esortazioni; ma che al tempo stesso esalta - nella bellezza della composizione moderna - anche il coraggio, l’estasi e l’epilogo fatale del supremo sacrificio di uno spirito d’antico lignaggio, ma di contemporaneo, universale ed entusiastico amore per la vita.
Un combinato artistico che, dall’Occidente europeo, si fa preghiera laica verso la “luce dell’Est”, prendendo forza e calore dalle fiamme di quel rogo del 1431, per tener viva la speranza delle speranze: il dilagare del dialogo interreligioso, per accendere e alimentare i riflessi incendiari di un’aurora-arcobaleno, che possa annunciarsi con le lacrime di rugiada della Pace.
“Così come Janette, la piccola Giovannina francese - davanti alla Commissione che la interrogava, nei preliminari del processo per eresia, che poi la porterà al rogo - spingeva gli inquisitori a porre attenzione alle sue parole e a quanto fossero più importanti di lei stessa”, si schernisce Enzo Quarto, “Anche le parole di questo libro sono più importanti dell’autore. Mentre la Cantata della Pace, magistralmente musicata dal Maestro Tamborrino, è il messaggio articolato e complesso, che prova a farsi semplice - attraverso il linguaggio universale della musica - nel tentativo di mettere insieme le religioni monoteiste nella comune ispirazione biblica. Perché, in definitiva, siamo tutti figli di Abramo”.
Testimoni del battesimo di “Je suis Janette”, nella Sala Odegitria della Cattedrale di Bari, Mons. Stanislav Hocevar, Arcivescovo della Chiesa Cattolica di Belgrado, ospite del Padrone di Casa, Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto.
“Questi versi - sottolinea Mons. Cacucci - riprendono volutamente il linguaggio al quale ci sta abituando papa Francesco, che parlando della misericordia propone una ‘rivoluzione della tenerezza’. Nell’esprimere il mio compiacimento e la mia gratitudine a Enzo Quarto, per questo lavoro, gli auguro quello che lui si augura con le parole che mette sulla bocca di Janette: ‘il mio sogno diventi il vostro sogno’.”
Gli fa eco col tipico accento serbo-italiano Mons. Stanislav Hocevar: “Come messaggeri, gli Angeli della Poesia hanno ricomposto, nella nostra lingua, la melodia della lingua italiana. Volesse Iddio, che anche per noi - come per Janette - la parola diventasse ossessione”.
Va dato atto ad Enzo Quarto del contributo culturale interreligioso, rappresentato da questa raccolta di versi, con la doppia pubblicazione in Italia e in Serbia - ognuna con relativa traduzione - dove la forza della tenerezza, trasmessa dal balsamo delle parole, si esplicita nel gesto confortante della carezza. La carezza di Dio? Può darsi. Di certo, la carezza della Poesia che, come si sa, vi abita molto vicino!
(gelormini@gmail.com)