PugliaItalia
Evan Hunter 'Le strade d'oro', il successo americano con antiche radici lucane
A Ruvo del Monte (Pz) si apprestano a tributare le dovute celebrazioni a Evan Hunter/Ed McBain, il prolifico autore di romanzi polizieschi affermatosi negli USA
Evan Hunter o Ed McBain, due degli pseudonimi più famosi usati da Salvatore Alberto Lombino - seconda generazione americana da nonno lucano - è stato uno dei più prolifici autori al mondo di romanzi polizieschi. In molti l’hanno definito il Simenon di New York, ed ora Ruvo del Monte, il paesino in provincia di Potenza, dove affondano le radici familiari di questo pilastro del “giallo” di tutti i tempi, si apprestano a tributargli le dovute celebrazioni, nel tentativo di capitalizzare la notorietà dell’artista per la promozione del comprensorio turistico locale.
A dare una mano è stata anche l’iniziativa degli organizzatori di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, che hanno deciso di coinvolgere i comuni della Basilicata, investendoli - uno alla volta - della delega: “Capitale per 1 giorno”. Unico Comune a godere del privilegio di un doppio appuntamento è stato proprio Ruvo del Monte, per poter presentare in anteprima nazionale, il 13 agosto 2019, la prima edizione in lingua italiana del romanzo “Le Strade d’Oro”: il lavoro a cui Evan Hunter era più affezionato.
“Ruvo del Monte - New York City: viaggio di sola andata” è il titolo che accompagna il programma di celebrazione “Ruvo in Giallo” - giallo come il suo genere letterario, giallo come le ginestre che ornano Ruvo in primavera, giallo come l’oro che il nonno avrebbe incontrato sulle strade di New York.
A una prima parte più istituzionale, con la presentazione della preziosa pubblicazione a tiratura limitata - nella Corte del Castello - seguirà un Concerto del compositore e pianista jazz, Enrico Pieranunzi, con interventi di Giuseppe Castigliola, traduttore del libro, all’Anfiteatro Comunale.
---------------------------
EVAN HUNTER
di Lina Spedicato
Evan Hunter, romanziere e sceneggiatore di fama mondiale, è noto al pubblico italiano soprattutto come autore di polizieschi, che firmò in gran parte con lo pseudonimo di Ed McBain. Nacque a New York il 15 ottobre 1926 e morì a Weston, Connecticut, il 6 luglio 2005.
Americano, dunque, se ci si ferma a questi riferimenti. Eppure, insospettabilmente, le sue radici affondano nel territorio del Vulture, all’estremo nord della Basilicata, in provincia di Potenza: nel borgo di Ruvo del Monte, per la precisione, dal quale il nonno materno, un sarto di nome Giuseppantonio Coppola, partì nel 1898, a vent’anni, verso l’America.
Voleva restarci solo un anno, giusto il tempo di raggranellare un po’ di denaro, necessario alla sussistenza della famiglia rimasta al paesino, in un’epoca di povertà e privazioni. Le vicende della vita decisero diversamente, e quel viaggio in nave verso New York City restò per Giuseppantonio di sola andata.
Il ricordo di Ruvo del Monte, però, rimase costante nei suoi pensieri fino alla morte, e nei suoi discorsi all’amato nipote, con cui trascorreva molto tempo, e che sarebbe diventato un celebre scrittore: Evan Hunter, appunto, nato in America ma che aveva in origine un nome italiano, Salvatore Alberto Lombino. E tale rimase fino al 1952, quando - cominciando a muovere i primi passi sul terreno letterario - si rese ben presto conto che in quegli anni nessun editore americano avrebbe pubblicato un libro di un giovane autore con un nome italiano. Da qui la scelta di cambiare legalmente la propria identità in Evan Hunter.
Il successo arrivò quasi subito: nel 1954 firmò con il nuovo nome legale il romanzo Il seme della violenza, ispiratogli da una sua esperienza come insegnante; la versione cinematografica del romanzo fu uno dei primi film moderni sulle problematiche di ragazzi difficili, che vivono in un quartiere degradato e manifestano la loro ostilità all’insegnante che cerca di appassionarli allo studio.
Con la nuova identità di Evan Hunter firmò anche delle sceneggiature: la più famosa è quella de Gli Uccelli di Alfred Hitchcock (1963), film ancora oggi tra i più oscuri e inquietanti della storia del cinema.
"Io scrivo quelli che vengono considerati romanzi seri con il nome di Evan Hunter", dichiarò in un’intervista (Il Giallo Mondadori N. 1865 del 28.10.1984). Scriveva continuamente, Evan, spaziando attraverso generi anche molto diversi tra loro: mistery, fantascienza, western, commedie, perfino libri per ragazzi. Fin dagli inizi, cominciò dunque ad usare vari pseudonimi, anche per diversificare e distinguere la sua eterogenea e vastissima produzione (circa 120 romanzi e oltre un centinaio di racconti), diventando di volta in volta anche Curt Cannon, Hunt Collins, Ezra Hannon, Richard Marsten, John Abbott e soprattutto - come si vedrà - Ed McBain.
Fra i “romanzi seri”, Evan Hunter ne pose uno, toccante e indimenticabile, che si discostava dalla sua produzione abituale: lo pubblicò nel 1974 con il titolo Streets of Gold (Le Strade d’Oro), dedicandolo al nonno Giuseppantonio Coppola, scomparso l’anno precedente. Vi raccontò la storia del nonno e della sua famiglia, partendo dalla vita che si svolgeva a Ruvo del Monte (“Fiormonte”, nel romanzo), piccolo paese lucano stremato dalla miseria, sul finire dell’Ottocento. Già nel titolo il romanzo riporta al tema del “Sogno Americano”, tema ricorrente in tutta la produzione di Evan Hunter: l’America dove suo nonno, come tanti altri emigranti, pensava che le strade fossero lastricate d’oro e dove era possibile raggiungere quel successo economico negato in patria.
Alla sua uscita, Streets of Gold fu definito "meravigliosamente avvincente" dalla critica americana; in particolare, il giornalista, critico e scrittore Bruce De Silva ne parlò come del lavoro di Evan Hunter che "giustifica la sua reputazione come importante figura letteraria". E’ il romanzo di cui Evan Hunter era più fiero: in un’intervista del 5 luglio 1990 al Corriere della Sera, lo definì come il "libro che, secondo me, è il più bello che ho fatto finora, ma non è mai stato tradotto in italiano. L’ho intitolato “Le Strade d’Oro”, cioè le strade d’America nell’idea di chi era costretto ad abbandonare l’Italia".
Nella lunga e straordinaria carriera di Evan Hunter, un posto di rilievo occupa la sua produzione di polizieschi, che lo portò, nel 1956, ad adottare l’ennesimo pseudonimo, diventato negli anni quasi più famoso del suo nome legale: Ed McBain. Con tale originale alias firmò molti romanzi e racconti, ma soprattutto creò una fortunata serie, terminata con la sua morte nel 2005, composta da 55 romanzi, conosciuta e amata in tutto il mondo: l’87° Distretto di polizia.
"Ho scelto uno pseudonimo per la serie poliziesca poiché non mi sembrava giusto che una mite signora di Roma, dopo aver letto “Madri e figlie” e “Gli amanti” comperasse un libro firmato da Evan Hunter e trovasse già nel primo capitolo un uomo al quale spaccano la testa con un’ascia", dichiarò in un’intervista a Il Giallo Mondadori (N. 1071 del 10.8.69).
I polizieschi dell’87° Distretto appartengono ad un filone specialistico del mistery (che solo in Italia viene chiamato “giallo”, dal colore della copertina della collana Il Giallo Mondadori) definito “poliziesco procedurale” (police procedural), di cui Evan Hunter/Ed McBain è ancora oggi il maestro indiscusso. I suoi romanzi della serie hanno come protagonista non un solo investigatore ma un’intera squadra di agenti investigativi, che operano in modo corale; in uno stesso romanzo vengono così presentati più casi – crimini diversi e non collegati fra loro – su cui gli agenti lavorano contemporaneamente, usando le normali procedure della polizia, basate su reali e precise tecniche investigative.
"Forse questo è il mio unico contributo alla narrativa poliziesca. Non volevo un investigatore solitario, perché nella realtà le squadre di polizia operano in gruppo. Ho pensato che se fossi riuscito a creare una squadra di uomini dalle personalità diverse, ma che nell’insieme assumevano l’aspetto dell’”eroe”, forse sarei riuscito a fare qualcosa di unico e coinvolgente" (Il Giallo Mondadori N. 1925 del 22.12.1985).
I suoi agenti, che operano in una grande città immaginaria senza nome, la “Città” - in cui è facilmente identificabile la pianta di New York, ruotata in senso orario di 90° - non sono eroi ma uomini comuni, spesso gravati da un carico di lavoro eccessivo e con un magro stipendio, a volte perfino insufficiente alle necessità familiari. Di loro Ed McBain descrive anche la vita privata, con le sue gioie ma anche con le problematiche che si trovano a vivere nel corso degli anni, una volta usciti dalla squallida sala agenti di Grover Avenue, nel quartiere di Isola della “Città”, in cui è situato e opera l’87° Distretto.
Ed McBain riesce a caratterizzare con pochi tratti, in modo mirabile e indimenticabile, non solo gli agenti investigativi ma tutti i personaggi, buoni e non, che compaiono nella serie, anche quelli “minori”, dei quali molte volte si serve per scatenare la comicità, spesso presente nei romanzi e necessaria per alleggerire l’atmosfera narrativa, quando questa diventa troppo pesante.
Alla produzione letteraria di Evan Hunter, poliziesca e non, si sono ispirati – e continuano a farlo – scrittori e registi di tutto il mondo: in Italia, ad esempio, lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni ha più volte dichiarato che Ed McBain è stato uno degli scrittori che più lo hanno affascinato e ispirato nella sua carriera di autore di noir, e che proprio dalla fortunata serie dell’87° Distretto di polizia egli ha preso spunto per creare la serie, ambientata nella sua Napoli contemporanea, de I Bastardi di Pizzofalcone, diventata anche una fiction televisiva di successo. Fra i registi, è sufficiente ricordare i nomi di due “mostri sacri” del cinema mondiale, che dai romanzi di Evan Hunter hanno tratto film di enorme popolarità: il giapponese Akira Kurosawa e il francese Claude Chabrol.
Evan Hunter, o Ed McBain, o comunque lo si voglia chiamare, era un uomo - prima ancora che uno scrittore - ricco di carica umana, di ironia e di senso dell’umorismo, che ha saputo trasferire con maestria nei romanzi, nei racconti e nelle sceneggiature: il suo stile, facilmente riconoscibile, brillante e ricco di musicalità, è - e resterà per sempre - inimitabile.
"A noi piace pensare che una piccola quota di questa capacità derivi dall’anima italiana, il vero nome di McBain essendo Salvatore Albert Lombino di Ruvo del Monte; ma è più che sufficiente che, quale che sia l’origine del genio, questi romanzi esistano e siano ancora splendidamente leggibili come fossero stati scritti ieri" (Maurizio de Giovanni, dalla Prefazione de I morti non sognano, raccolta di 64 racconti di Ed McBain, pubblicata a giugno 2019).
-----------------------------
Pubblicato in precedenza: La Puglia in Giallo e le trame autoctone dei “noir”: l’estate di Radici Future