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Everest sfide e tensioni locali, Forza Italia ancora senza pace

Antonio Bucci

Bari – Azzurri ancora senza quiete: da Giovinazzo si disegnano gli scenari nazionali del centrodestra dei prossimi mesi ma sui territori i conti non tornano. “Nessuno mi chieda di far parte di una coalizione nella quale il leader sia Matteo Salvini”, scandisce Altero Matteoli dal palco del campus Everest, nel day after del faccia a faccia tra Michele Emiliano e Giovanni Toti e delle frecciate del Governatore ligure all’indirizzo di Raffaele Fitto. È la prima edizione del think thank senza il Vicerè di Maglie, un anno fa in trincea a favore di primarie che Toti liquida sornione: “Non sono un esercizio ginnico che fa bene alla salute, se i segretari dei partiti si mettono d’accordo e trovano un candidato, sono lo strumento più inutile del mondo”. Ci sono i big Maurizio Gasparri e Mara Carfagna, ma anche il barese Francesco Paolo Sisto, Antonio Tajani e l’ex coordinatore regionale Amoruso, oltre alle nuove leve come Galeazzo Bignami, capogruppo in Consiglio Comunale e possibile candidato Sindaco a Bologna.

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Di Amministrative si tornerà a parlare in settimana, giovedì 10, in un faccia a faccia a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi ma guai a parlare di casting: “Ma quali casting, noi la faccia l’abbiamo sempre messa da quando siamo piccoli e investiamo. Siamo noi che paghiamo per fare politica, non veniamo pagati”, replica a distanza la leccese Federica De Benedetto alle stoccate del leader di Conservatori e Riformisti. E se da un lato ad abbandonare il leone dell’ex Ministro agli Affari Regionali è stato il neo senatore Michele Boccardi, dall’altro - sullo scacchiere locale - c’è più di una sconnessione.

L’ultimo strappo avviene a Corato, dove Franco Caputo – già candidato alla fascia tricolore e unico rappresentante forzista rimasto in Consiglio dopo lo scisma dei fittiani - vota a favore del Bilancio presentato dall’amministrazione. Proprio mentre il coordinatore cittadino annuncia il passaggio del partito all’opposizione e il ritiro dell’appoggio al Sindaco Mazzilli – rimasto al fianco del fittiano Gino Perrone - motivandolo con accuse di immobilismo. Un pasticcio in piena regola, con le frizioni sul posto in Giunta dei berlusconiani a fare da sfondo: il commissario parla di “atteggiamento ambiguo” e derubrica l’atto di Caputo a “espressione di voto esplicitata a titolo personale”, annunciando provvedimenti nei confronti dell’ex assessore provinciale. Attacchi che il diretto interessato rispedisce al mittente: “In vent’anni di militanza ne ho viste tante ma come questa mai. Il 24 luglio lo stesso partito cittadino e lo stesso commissario hanno confermato la fiducia all’amministrazione e ora, dopo un mese, si parla di immobilismo? Nei giorni scorsi ci sono stati ulteriori incontri, abbiamo partecipato alle commissioni e votato tutti i provvedimenti propedeutici. Sono uomo di partito e mi attengo alle indicazioni ma non ho ricevuto alcuna indicazione rispetto al cambio di linea adottato”, spiega ad Affari, chiarendo che non ci saranno colpi di scena. “Io sono, ero e resto in Forza Italia”, sgombra il campo.

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E non è un mistero che vada assai peggio a Fasano, dove l’ex consigliere regionale forzista Antonio Scianaro ha firmato dal notaio insieme ai consiglieri di opposizione, per far decadere l’amministrazione del primo cittadino Lello Di Bari, anch’egli azzurro: “Sottoscrivere le dimissioni da consigliere comunale è stata una scelta difficile, anzi difficilissima, ma doverosa per rispettare fino in fondo le promesse che abbiamo fatto ai cittadini, proponendoci in campagna elettorale come coalizione anti-tasse e per il buon governo della cosa pubblica”, ha giustificato Scianaro. I beninformati, tuttavia, non nascondono che dietro lo sgambetto fatale ci siano i malumori nei confronti di Di Bari, reo di aver fatto mancare al collega di partito adeguato sostegno alle ultime Regionali.

Una polveriera la cui miccia potrebbe innescarsi con il varo della commissione dei probiviri, promessa dal segretario regionale Luigi Vitali, intenzionato a stanare i “pesci in barile” di fede fittiana, non ancora usciti formalmente dal partito. Primi nomi della blacklist? Rocco Palese, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera in quota FI, e Paolo Perrone, primo cittadino leccese in carica, alla vigilia di un rimpasto tutt’altro che in discesa e con le Comunali alle porte. A bassa quota, sotto le alture di Everest, l’autunno si annuncia assai caldo.

(a.bucci1@libero.it)