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Ex-Ilva, Bernabè: 'Acciaieria morta sarebbe bomba ecologica'. Chi ringraziare?
L'audizione del presidente del CdA di Acciaierie d'Italia, Franco Bernabè, in Commissioni regionali e il suo allarme circa l'ipotesi di chiusura dell'Ex-Ilva.
Dieci anni e oltre 5 miliardi di investimenti per la transizione verde dell’ex Ilva. Si può riassumere così il piano industriale di riconversione dell'acciaieria di Taranto, su cui ha riferito in Commissione congiunta, I e IV, Franco Bernabè, Presidente di Acciaierie d’Italia S.p.A.
Bernabè ha definito i quattro obiettivi del piano di riqualificazione, in un programma che si svilupperà nel decennio 2022-2032: primo fra tutti quello ambientale, che mira alla riduzione delle emissioni e all’utilizzo dell’idrogeno verde. Fondamentale in questo senso sarà il passaggio ai soli forni elettrici entro il 2032, alimentati a gas naturale in una prima fase e successivamente a idrogeno.
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Il primo dei forni elettrici sarà introdotto nel triennio 2024-2027 e necessiterà di un investimento di 2 miliardi e 300 milioni di euro. Secondo obiettivo è quello occupazionale, seguito dalla crescita in termini di verticalizzazione delle produzioni e di diffusione della cultura dell’acciaio. Infine, l’obiettivo della sostenibilità economica.
Inoltre Bernabè ha dato aggiornamenti sullo stato dei lavori relativi agli interventi in materia ambientale, il cui completamento è previsto per maggio 2023. Tra questi, sono stati completati i lavori dell’impianto di trattamento delle acque meteoriche e della copertura del parco minerale (attualmente il più grande al mondo), così come la copertura del parco degli agglomerati. Sono state costruite le barriere frangivento e l’impianto di trattamento delle acque derivanti dal parco. La spesa per i lavori in questione ammonta complessivamente a 1 miliardo e 200 milioni, ai quali vanno aggiunti 352 milioni destinati alla decontaminazione e 280 milioni per la bonifica del sottosuolo (di cui già spesi 150 milioni).
Importanti anche i lavori di potenziamento del Centro di ricerca e sviluppo dello stabilimento di supporto meteorologico e scientifico, che ha dato vita ad importanti collaborazioni con il Dipartimento di Chimica di Bari e altri di Napoli e Torino.
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È atteso invece nelle prossime settimane lo studio di fattibilità. “Si tratta di un piano estremamente ambizioso - ha sottolineato il Presidente Bernabè - che andrà avanti anche grazie alle risorse del PNRR, di cui una parte è destinata proprio a Taranto. Non sono state ancora definite le modalità con cui queste risorse saranno erogate, bisogna quindi lavorare ancora sui finanziamenti.”
La relazione del Presidente ha trovato il riscontro favorevole dei membri delle Commissioni, che hanno ribadito l’importanza di includere nel dibattito la tutela della salute e l’attenzione all’igiene e sicurezza sul lavoro: "Temi sui quali - ha precisato Bernabè - i lavori stanno ponendo la massima attenzione e cura in termini di formazione e procedure".
“Lo stabilimento di Taranto deve rimanere vivo e deve produrre acciaio verde”, ha detto il Presidente Bernabè, “Uno stabilimento morto è una bomba ecologica. Se abbandonato, la situazione non sarà più risolvibile.”
“Dal presidente Franco Bernabè abbiamo ascoltato cose interessanti, ma non dobbiamo dimenticare che la genesi della vicenda ex Ilva di Taranto è di natura ambientale”, ha dichiarato il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD), intervenuto durante l’audizione del presidente Bernabè dinanzi alle Commissioni I e IV riunite in seduta congiunta, “Il numero uno di Acciaierie d’Italia ci ha ricordato che il risanamento ambientale e la decarbonizzazione del centro siderurgico di Taranto si tengono in piedi solo se lo stabilimento ionico continua a essere in attività ed a produrre utili".
"Bene, allora - ha spiegato Di Gregorio - occorre chiarezza su tutto. A cominciare dalle condizioni degli impianti di Taranto. I recenti episodi denunciati dai sindacati, per fortuna senza vittime, non ci fanno stare tranquilli. Così come non ci lasciano tranquilli le parole di Bernabè, in ordine al rapporto con fornitori e imprese dell’indotto. Una situazione in cui, per ammissione dello stesso numero uno di Acciaierie d’Italia, le nostre aziende fanno sostanzialmente da banca ad Acciaierie d’Italia in virtù delle sue difficoltà di accedere al sistema del credito”.
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“Oggi abbiamo avuto la certificazione della volontà del Governo e di Acciaierie d’Italia di procedere alla decarbonizzazione - ha proseguito il consigliere dem - ma dall’altro abbiamo appreso che occorreranno almeno dieci anni e oltre 5 miliardi di investimenti che ancora non sono tutti disponibili. Non vogliamo vedere il bicchiere né mezzo vuoto, né mezzo pieno. Le grandi riconversioni industriali ed energetiche richiedono tempi lunghi, ma questa consapevolezza, purtroppo, non lenisce le sofferenze di una comunità, quella di Taranto, che non vuole vivere sotto la cappa di fumi, polveri e diossina".
"Una comunità - ha concluso Di Gregorio - che sta compiendo sforzi enormi per realizzare quella diversificazione produttiva che Bernabè, giustamente, indica come modello economico virtuoso. Non immaginiamo il turismo e la cultura come unica strada, ma sicuramente come una delle opportunità da mettere in campo insieme ad industrie innovative, tecnologiche ed ecosostenibili. Noi a Taranto continueremo a lavorare per questo”.
"È certamente positivo quanto riportato dal Presidente di Acciaierie d’Italia circa gli interventi AIA - ha commentato il consigliere regionale tarantino, Michele Mazzarano - a partire dalla copertura del parco minerale e del parco fossile, che hanno raggiunto il 90% di realizzazione”.
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"Condivido l'idea secondo cui - ha aggiunto Mazzarano - lo stabilimento, affinché sia realmente decarbonizzato, deve continuare a produrre e ho grande fiducia nella realizzazione di un ambizioso progetto fondato sulla tecnologia del DRI (riduzione diretta del ferro), la creazione dei forni elettrici e l’impiego dell’idrogeno, supportato da un centro di ricerca e sviluppo dedicato.La mia preoccupazione è che si continui a riproporre la contraddizione tra il valore strategico nazionale dell’acciaieria e la percezione di essere un grande problema per il territorio".
"Il rischio - ha detto Mazzarano - è evidentemente che l'imponenza del progetto decennale di decarbonizzazione possa essere fortemente condizionata dal peso delle problematiche del presente"."Quando si parla della sofferenza delle aziende dell'indotto per i gravi ritardi di pagamento delle fatture, si fa riferimento alla sofferenza di quella che è la colonna vertebrale del sistema produttivo locale con i pesanti riflessi che ne derivano sul piano occupazionale. Le criticità epidemiologiche e sanitarie legate alla produzione di acciaio sono la nostra grande priorità.Ripongo comunque grande fiducia nello Stato - conclude Mazzarano - e nella scelta di uno dei manager più illuminati qual è Franco Bernabè”
Affidata a dichiarazione congiunta la reazione del gruppo regionale di Fratelli d’Italia (il capogruppo Ignazio Zullo, i consiglieri Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Francesco Ventola): “Ringraziamo il presidente Franco Bernabè, presidente del CdA di Acciaierie d’Italia spa, per l’attenzione che ha voluto riservare al Consiglio regionale pugliese. E’ la prima volta che il management dell’acciaieria di Taranto accoglie un invito ad essere partecipe sul futuro della fabbrica più importante della Puglia e strategica non solo per l’Italia, ma addirittura per l’Europa, nella produzione dell’acciaio".
“Abbiamo ascoltato con grande attenzione gli obiettivi enunciati e il relativo cronoprogramma, che condividiamo, anche per l’autorevolezza e la credibilità del presidente Bernabé. Siamo convinti che l’ex ILVA vada tenuta in vita e che continui la sua produzione di acciaio, ma coniugando valori di rango costituzionale: da una parte ambiente e salute e dall'altra il lavoro e la produttività tanto utile alla sostenibilità economica della Repubblica".
“Ma è evidente - precisa la nota di Fratelli d'Italia Puglia - che anche l’autorevolezza e la credibilità del presidente Bernabé non possono essere l’unica soluzione ai tanti problemi che lo stabilimento vive: è chiaro che l’impossibilità di ricorrere al prestito bancario e la burocrazia sono ostacoli che costituiscono un fardello pesante. Apprezziamo lo sforzo che i gestori stanno realizzando in questo momento, peraltro complicato anche per eventi esterni come la pandemia, la guerra in Ucraina e l’aumento del costo delle materie prime, ma non possiamo non evidenziare che tutto questo poi si scontra con un tessuto produttivo pugliese, che paga un forte prezzo: ci riferiamo alle società dell’indotto che potrebbero non reggere nell’attesa che la società onori i debiti contratti nei loro confronti".
“Infine - ma non per ultimo - abbiamo suggerito al presidente Bernabé di aggiungere ai quattro obiettivi enunciati come prioritari (Ambiente, Occupazione, Sostenibilità e Crescita) del Piano della Decarbonizzazione un quinto: Igiene e Sicurezza sul Lavoro. Le cronache ci rimandano a incidenti sul lavoro, spesso mortali, che mortificano le coscienze dell'intera collettività. Al Presidente Bernabè gli auguri di buon lavoro e soprattutto gli auguri di vincere la sfida più grande che il si ritroverà ad affrontare: avere un’acciaieria che produce acciaio verde con un’alta sicurezza industriale ed ambientale”.
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“Oggi abbiamo audito in Commissione il professor Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, che ci ha illustrato la sua apprezzabile relazione programmatica - ha ribadito il vicepresidente della I Commissione consiliare, il consigliere regionale di Forza Italia, Vito De Palma - sono intervenuto per sottoporgli le preoccupazioni più assillanti per i cittadini e per le imprese. Innanzitutto, la sicurezza: non si può continuare a registrare un tasso altissimo di morti a seguito di incidenti sul lavoro. Sono ferite che lacerano la sensibilità collettiva e la dignità del lavoro stesso e bisogna profondere ogni sforzo utile per decollare verso la modernità produttiva che non può che passare anche dalla sicurezza".
"Non solo - ha continuato De Palma - ho evidenziato il tema della liquidità dell’ex Ilva, che oggi viaggia sui sacrifici delle imprese dell’indotto. Queste ultime, però, tra la crisi globale e l’impennata dei costi dell’energia, potrebbero non riuscire più a sopportare anche i ritardi di Acciaierie d’Italia nel pagamento delle forniture. Su questo bisogna esperire ogni strada utile e capire come e se la Regione possa concorrere a sostenere il “sistema aziende” dell’indotto".
"Il professor Bernabè, infine, ha sottolineato delle posizioni che corrispondono a quelle di Forza Italia e del governo nazionale: la garanzia di ambientalizzazione di Taranto sta nell’attività dello stabilimento. Con la decarbonizzazione e gli investimenti per l’idrogeno verde, l’ex Ilva deve tornare a produrre a pieno ritmo nel rispetto della salute e dell’ambiente. Abbiamo approfondito altre questioni - ha concluso De Palma - su prospettive e programmi di sviluppo e ringrazio il presidente della I Commissione per aver organizzato la riunione di oggi che si è instaurata con un focus su Taranto costruttivo e concreto”.
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“L'audizione di Franco Benabè - ha precisato il capogruppo del M5S Marco Galante, intervenuto durante la discussione in aula - è stata molto utile per avere dettagli sul piano industriale, per il completamento del progetto di transizione degli impianti dell’ex Ilva di Taranto. Dispiace però che il presidente non abbia risposto alle specifiche domande che gli ho posto innanzitutto sui livelli produttivi di cui si stava parlando; sui numeri per quello che riguarda la forza lavoro che sarà impiegata e sulle numerose denunce che tutti i giorni ci arrivano da parte degli operai sulla mancanza di materiali di dispositivi di protezione individuale come i guanti, che a volte sono costretti a portarsi anche da casa e dei pezzi di ricambio".
"Vista questa mancanza di risorse - ha aggiunto Galante - la domanda legittima è come si possa attivare tutto il resto degli investimenti. Avremmo voluto anche capire se sia stata fatta già una valutazione sulle potenzialità che avrà quest'impianto una volta completato il piano industriale nel 2032. Domande cui auspichiamo di poter avere una risposta al più presto, magari in una futura audizione sullo stabilimento in cui coinvolgere anche la Commissione Sanità".
"Non possiamo dimenticare infatti - ha concluso Galante - che l’impianto non ha ancora la valutazione dell'impatto sanitario, ambientale e di incidenza, come ho ricordato, e che l’Arpa ha più volte segnalato che permangono rischi non accettabili per la salute. Quando si parla di ex Ilva non ci si può permettere che i cittadini debbano ancora scegliere tra lavoro e sanità, serve il massimo controllo su tutti i passaggi che porteranno all’idrogeno verde e per questo chiederemo audizioni e dati continui. Noi ci batteremo a tutti i livelli per un monitoraggio costante e per la salute dei cittadini”.
(gelormini@gmail.com)