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Ex-Ilva, sequestro collinette a ridosso quartiere Tamburi

I commenti al sequestro delle collinette all'interno dell'ex-Ilva di Taranto, da parte della Magistratura.

Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano alla notizia del sequestro da parte della Magistratura delle collinette all’interno dell’ex Ilva di Taranto, che si trovano a ridosso del quartiere Tamburi, ha commentato: “Terreni contaminati, paura per l’inquinamento della falda acquifera, ipotesi di getto pericoloso di cose e gestione di rifiuti non autorizzata: grazie anche all’Arpa Puglia, la Procura di Taranto ha sequestrato le collinette create artificialmente all’interno dell’Ilva, a ridosso del quartiere Tamburi. La procura dice che l’area va subito messa in sicurezza e bonificata”.

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“La Regione Puglia - sottolinea Emiliano - non ha alcun potere sulla fabbrica, ma stiamo lavorando da tre anni incessantemente per monitorare la situazione sotto il profilo della salute e dell’ambiente, perché riteniamo inaccettabile che in Italia una fabbrica possa funzionare mettendo a rischio la vita delle persone”.

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“Ci stiamo battendo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva - prosegue Emiliano - perché solo eliminando il carbone si potranno abbassare i livelli di inquinamento. Chiediamo di parlare di questo col Governo e con Arcelor Mittal, vogliamo rompere l’assordante silenzio che da Roma è calato sul destino della acciaieria. Noi non ci fermeremo finché non verranno prese le decisioni giuste per il bene dei cittadini di Taranto”.

Sulla stessa linea il consigliere regionale del Pd, Michele Mazzarano, che a proposito del sequestro operato dai militari del Noe, che hanno posto i sigilli alle cosiddette collinette ecologiche dell’Ilva, ha dichiarato: “Arcelor Mittal ha il dovere di rimuovere con urgenza il potenziale inquinante prodotto dalle colline ecologiche realizzate a ridosso del rione Tamburi, che come hanno stabilito i carabinieri dopo il sequestro, sono una vera e propria bomba ecologica”.

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“Non è tollerabile scoprire che un’opera spacciata dall’Ilva come barrieramento per tutelare i cittadini dalle polveri sottili - ha aggiunto Mazzarano - fosse in realtà una clamorosa presa in giro, un vero e proprio attentato alla salute pubblica”.

“Auspico che, anche alla luce di questi nuovi accadimenti - ha concluso Mazzarano - il governo italiano rimedi agli errori fatti finora, cancellando innanzitutto la norma che consente di godere dell’immunità penale a chi si rende protagonista di questi crimini”.

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Così come, l’Assessore regionale allo sviluppo Economico, Mino Borraccino, conferma: “Per evitare nuovi rischi ambientali a Taranto, il Governo e Arcelor Mittal facciano la propria parte. Dopo il sequestro, da parte della Procura di Taranto, delle collinette ecologiche, che Ilva aveva realizzato perché avrebbero dovuto mitigare l'impatto ambientale verso la città, serve un intervento chiaro da parte del Governo”.

“Le analisi dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente - fa sapere Borraccino - dimostrerebbero che questi enormi cumuli sono paragonabili a delle discariche abusive. Auspico, pertanto, un rapido ed efficace intervento del Governo per consentire alla città di Taranto, ed al territorio jonico, di eliminare ogni rischio che potrebbe nuocere alla salute pubblica”.

“Rivolgiamo ad Arcelor Mittal l'invito ad essere quanto più responsabile possibile ed attenta a questi temi”, conclude Borraccino, “Occorre affrontare seriamente il discorso delle bonifiche non più procrastinabile".

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Sul tema, arriva anche una nota del consigliere regionale de La Puglia con Emiliano, Giuseppe Turco: “Sull’ormai ex Ilva non smetterò mai di ringraziare il lavoro della magistratura e soprattutto dei militari Noe che, anche questa volta, hanno messo a segno un punto importante nella difesa della salute dei tarantini. E ora si accerti ogni tipo di responsabilità perché è intollerabile che un’opera realizzata per mitigare gli effetti del siderurgico sia stata trasformata nell’ennesima area dei veleni”.

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“Mi auguro che la nuova proprietà - dice il consigliere tarantino - intervenga subito dimostrando concretamente l’inversione di rotta rispetto al passato. I tarantini tutti non possono più sopportare l’ennesima presa in giro di collinette spacciate come antidoto ai fumi e ai veleni del siderurgico. Oggi più che mai occorre quindi un lavoro di squadra tra amministratori locali, nuova proprietà, e magistratura per scrivere a Taranto una nuova pagina ambientale”.

Infine, il Presidente del Gruppo LeU/I Progressisti in Regione Puglia, Ernesto Abaterusso, si aggiunge ai commenti: “Bene hanno fatto i carabinieri del Noe a intervenire con decisione e sequestrare le collinette che avrebbero dovuto mitigare gli effetti dell'inquinamento del polo siderurgico tarantino e che invece rappresentano una vera e propria bomba ecologica”.

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“Un atto dovuto - prosegue il Consigliere regionale LeU - che accende di nuovo i riflettori sullo scempio ambientale e sanitario perpetrato nel corso degli anni ai danni di un intero territorio e che riporta all’attenzione, in modo quanto mai urgente, la necessità di effettuare i lavori di bonifica”.

“Troviamo gravi e ingiustificabili - conclude Abaterusso - i ritardi e i rimpalli portati avanti da chi negli anni avrebbe dovuto e dovrebbe oggi tutelare cittadini e territorio e invece riceve l’ennesima sonora bocciatura. Al Governo e ad Arcelor Mittal chiediamo un cambio di passo. Taranto e i tarantini non possono pagare ancora”.

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In una nota giunta in Redazione, l'ingegnere Biagio De Marzo così commenta la notizia: "Leggo i commenti di vari personaggi pugliesi e tarantini sul sequestro giudiziario delle “Collinette ecologiche” di Taranto e mi permetto di chiosare, essendo stato dirigente tecnico nel siderurgico di Taranto da dicembre 1971 fino a dicembre 1991 e di averne poi seguito attentamente le ulteriori vicende fino ad oggi".

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"Le 'collinette' sono lì da più di 40 (dico quaranta) anni - prosegue De Marzo - e gli abitanti dei Tamburi lo sanno bene e ancor meglio lo sanno i giovanetti dell’epoca che si videro privati dell’utilizzo del campetto di calcio che si trovava sotto le collinette, dal lato opposto allo stabilimento. A quell’epoca le norme erano lacunose, per usare un eufemismo: la legge Merli è del 1976, il Ministero dell’ambiente è nato nel 1986, le prime Direttive europee stringenti sono del 1996".

"Anche delle “collinette” ha scritto il giornalista scrittore Tonio Attino nel suo bel libro “Generazione Ilva” edito nel 2013 da Salento Books. Ora comincia la caccia agli uomini responsabili dei primi anni del ‘70? Poveretti".

(gelormini@affaritaliani.it)