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Ex-Ilva, UIL Taranto: 'Colpo mortale all'indotto da Acciaierie Italia'

Ex ILVA, per la UIL di Taranto la decisione di AdI è uno “Sfregio alla città e ai lavoratori”.Le note di Filippo Caracciolo e Michele Mazzarano del PD.

Si è concluso il tavolo di confronto tra le organizzazioni sindacali confederali e di categoria tenutosi presso la sala Resta della Cittadella delle imprese. Incontro già programmato dalle Parti sociali qualche settimana fa, ma ritenuto assolutamente necessario alla luce delle decisioni di Acciaierie d’Italia di mettere “alla porta” numerose aziende dell’indotto. "Da tavolo di confronto si è passati, dunque, a tavolo di crisi", si afferma dalla UIL di Taranto.

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“Una precondizione necessaria per ristabilire la normalità - ha detto il Coordinatore generale UIL di Taranto Pietro Pallini - è che Acciaierie d’Italia ritiri quell’atto scellerato che colpisce l’indotto. Decisione che se confermata metterebbe a dura prova quelle famiglie che già sono in affanno a causa dei mancati pagamenti delle commesse all’appalto. Nondimeno l'attacco ad un sistema, quello della sicurezza, interno ed esterno allo stabilimento". 

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"Oggi registriamo un dato positivo - ha sottolineato Pallini - la presenza dei parlamentari, a cui si spera si sia riusciti a trasmettere la gravità del momento. Non possiamo più tollerare questi comportamenti da parte di una azienda a partecipazione statale. Comportamenti che sono perfetti sfregi non solo contro i lavoratori ma verso tutta la comunità ionica. Aspettiamo che il Governo ci convochi immediatamente per capire cosa vuole fare di questa azienda, anche spiegandoci come e cosa soprattutto fare della siderurgia a Taranto”.

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“Oggi abbiamo chiesto la riattivazione dell’accordo del 2018 fatto con il Governo - ha spiegato il Segretario generale UIL Puglia con delega all’industria Andrea Toma - perché le contraddizioni che si stanno consumando all’interno dell’ex Ilva di Taranto sono frutto di sofisti: gente che non ha avuto un minimo di tendenza all’argomento lavoro cercando di demonizzare la fabbrica al fine di ottenere un facile consenso. La strada del consenso alla fine si accorcia facendo venire fuori la responsabilità mancata".

"L’azione dell’amministratore delegato Lucia Morselli è indecifrabile per noi. Per i contratti non confederali - ha ribadito Toma - non esiste la cassaintegrazione, per questi lavoratori si avvicina il reddito zero ovvero la disoccupazione. Questo per la UIL è inaccettabile. Abbiamo bisogno di un tavolo di rilancio della siderurgia”.

Sul tema è intervenuto anche Michele Mazzarano, Consigliere regionale del PD, tornando sulla vertenza della grande industria, sempre sotto i riflettori: "Il più grave errore che il nuovo Governo potrebbe commettere sul dossier ex Ilva è quello di considerare solo gli aspetti che riguardano la competitività ed il futuro della siderurgia italiana".

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"Tutti i Governi che lo hanno fatto, tralasciando i problemi sociali e ambientali, sono andati a sbattere. Quella fabbrica - ha proseguito Mazzarano - è entrata in crisi perché non ha rispettato l’uomo e l’ambiente, e ha calpestato un territorio che ancora attende di essere risarcito. Nulla è cambiato a dieci anni di distanza dal sequestro dell’area a caldo; nulla è cambiato neanche con l’avvento di Arcelor Mittal che, secondo l'allora Governo, dopo l’uscita di scena dei Riva, avrebbe dovuto salvare fabbrica e lavoratori".

"E nonostante l'ingresso  dello Stato, sebbene come socio minoritario, con la costituzione di Acciaierie d’Italia, siamo ancora in mezzo al guado. Taranto è ancora in una spirale infernale tra evidenze epidemiologiche drammatiche, lavoratori costretti ad accettare un ricorso esagerato agli ammortizzatori sociali, imprese dell’indotto sul lastrico e costante rischio di  licenziamento".

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"Nessuna certezza dunque nè sul piano industriale, atteso invano da troppo tempo - ha aggiunto Mazzarano - nè sulla sostenibilità finanziaria del processo di decarbonizzazione. L’ultimo atto di Acciaierie d’Italia  nei confronti delle imprese dell’indotto - ha concluso - è il colpo mortale, la conferma di una strategia che penalizza sistematicamente il contesto che accoglie, imponendo ancora alla comunità, ai lavoratori e al tessuto economico di pagare un caro prezzo".

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Mentre il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Filippo Caracciolo - in relazione alla decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere attività, ordini e cantieri di 145 imprese esterne, di cui 43 di Taranto - ha affermato: “Quello che è successo negli ultimi giorni è di una gravità inaudita. Il Consiglio regionale, nella seduta di martedì 16 novembre, non potrà non affrontare la questione e approvare un Ordine del Giorno urgente, per impegnare il Governo regionale a chiedere un incontro ad horas al Governo per discutere la definitiva uscita di scena dei privati dal siderurgico di Taranto”.

“Taranto e la Puglia non possono continuare ad essere trattate in questo modo”, ha sottolineato Caracciolo, “I lavoratori non possono essere trattati come marionette, come numeri. Dietro quelle 145 imprese ci sono oltre duemila lavoratori, duemila famiglie che già vivevano nell’angoscia di un futuro incerto e che ora vedono precipitare la situazione, peraltro nel momento peggiore degli ultimi anni, con il caro bollette e l’inflazione che sta mettendo in difficoltà persino chi ha la certezza di uno stipendio fisso”.

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"All’ordine del giorno della seduta del Consiglio regionale c’è già un punto sull’ex Ilva - ha ricordato Caracciolo - chiederò venga anticipata la discussione della mozione presentata dai colleghi consiglieri, affinché tutti assieme si possa approvare un ordine del giorno che dia sostegno al Governo regionale in una battaglia tutt’altro che semplice”.

“Tutti dicono di voler sostenere il rilancio del siderurgico, di voler ambientalizzare la fabbrica e di farla ripartire, ma finora sono state solo parole al vento - ha concluso Caracciolo - è tempo che la Puglia faccia sentire forte la sua voce e chieda provvedimenti immediati, decisi, da parte del Governo e dell’intero Parlamento”.

(gelormini@gmail.com)