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FdL, Oriente-Occidente: la relazione di Maria Luisa Sgobba - Pres. UCSI Puglia

Al via gli incontri in Fiera del levante a cura dell'UCSI e dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto sul dopo 7 luglio a Bari di Papa Francesco e i Patriarchi

La relazione introduttiva di Maria Luisa Sgobba - Presidente UCSI Puglia:

C’è una fotografia di 920 anni fa da cui vorrei partire, è quella dell’archivolto del portale dei Leoni della Basilica di San Nicola.

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Secondo la più probabile delle interpretazioni raffigura la conquista di Antiochia da parte di Boemondo, signore di Bari, e fu la prima vittoria considerevole durante la Prima Crociata. Come gli eroi del tempo venivano cantati dai trovatori, qui abbiamo non un poema, quasi un articolo di quei tempi, ma una scultura, un bassorilievo che potremmo paragonare a una fotografia sublimata dall’arte di un’impresa. Una conquista per la cristianità dell’epoca.

Un episodio storico lontano nel tempo e anche nello spazio, che restò forgiato nella pietra di quello che doveva essere il monumento più rappresentativo della città. Per omaggiare san Nicola, che lo aveva assistito, Boemondo aveva inviato la tenda del saraceno sconfitto, il condottiero Kerbogha, nella sua  Bari. Il Papa Urbano II dimostrò la sua gratitudine, convocando un famoso concilio nell’ottobre successivo proprio a Bari, un concilio che vide la chiesa di Occidente e Oriente rimanere divise proprio su una questione dottrinale.

920 anni dopo c’è una fotografia davanti a quello stesso monumento che, dall’epoca della sua costruzione, ha confermato nei secoli la sua vocazione ad essere fulcro della vita della città. Questa fotografia, inserita tra le bellissime fotografie qui esposte, mostra il papa attuale, Francesco, tra i patriarchi d’Oriente,  a liberare le colombe di pace. Li ha invitati a stringersi in una preghiera unitaria, perché si superino le divisioni in uno slancio di ecumenismo universale e concreto. Non quello che si confronta e dialoga sulla dottrina, ma sulle esigenze dell’umano, che scava nelle più profonde corde dell’universale senso religioso, nell’urgenza di dare risposte al bisogno dell’uomo nella condizione di sofferenza.

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La storia di Bari è tutta là, in questo arco di tempo che definisce la sua specifica vocazione di città, che è proiettata sulle vicende dell’Oriente, ma che ha portato i segni di quella che è stata l’evoluzione storica dell’approccio della Chiesa: da portare le armi dei crociati in Oriente, a portarvi le colombe della pace in una terra assetata di dialogo e i cui i cristiani sono diventati  non poche volte martiri.

Nel marzo dello scorso anno la giovane associazione Bereshit, sorta nella nostra città grazie a don Angelo Garofalo, che è consulente ecclesiastico dell’Ucsi, ma a lavorato molto anche per creare  un centro di cultura biblica nella nostra città, ha promosso come primo incontro pubblico la presenza a Bari di padre Pizzaballa, che tenne un convegno di grande interesse nell’aula magna dell’ Ateneo barese. Il concetto su cui ruotò quell’incontro fu di una forza straordinaria. Padre Pizzaballa ci disse che per anni, in Medio Oriente, si era lavorato sulla tematica della pace da raggiungere, prescindendo dalla religione. Proprio nel tentativo di non offendere la suscettibilità di ciascuna fede, si era deciso di lasciare da parte ogni riferimento al credo di ognuno, cercando una sintesi fondata su quei valori laici condivisi.

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Un esperimento che non ha portato lontano. Che si è rivelato fallimentare giacché a ogni piè sospinto riemergevano i conflitti e le incomprensioni, l’arroccarsi sulle proprie posizioni. Si è compreso di recente che invece il dialogo deve avvenire attraverso il dialogo religioso. Ovvero nel rispetto delle differenze, ma lavorando sugli elementi condivisi dalle varie fedi, che ci sono. Partendo proprio dai testi sacri per ogni credo. Solo così si raggiunge una sintesi.

Solo arrivando al termine di alcune fasi storiche riusciamo a capire dove portava il percorso. Così possiamo permetterci di dire che all’avvicinarsi del termine dell’episcopato di monsignor Cacucci, un episcopato che ha ricevuto dal Papa la proroga per altri due anni, con nostra immensa gioia,  si è reso in tutta la sua evidenza il senso del percorso. La città ha come preso una improvvisa consapevolezza, con la scelta del papa di farne sede di questo appuntamento interconfessionale, di quale fosse stata la vocazione seguita e accentuata da monsignor Cacucci negli ultimi tempi.  Quell’essere porta, finestra  di dialogo, richiamata così efficacemente nella scenografia che faceva da sfondo alla preghiera sul mare del Papa e dei Patriarchi.

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Dunque voglio arrivare a un concetto che sia utile per noi giornalisti locali, un  concetto in parte  ispirato proprio alla suggestione del discorso di Padre Pizzaballa:  la storia religiosa a Bari non è - né va vissuta - come capitolo a parte, come appendice da relegare in spazi circoscritti per soddisfare una fetta di lettori devoti. Gli appuntamenti della cristianità, della pastorale, del vissuto nelle chiese, sono motore della storia della città in senso più ampio, e parlano ancora profondamente anche a  chi cristiano non è. Fanno parte del vissuto della città e come tali vanno valorizzati. 

Bisogna imparare a leggere quegli avvenimenti, capirne il linguaggio che oggi è meno scontato per la gente, perché nel comunicare quel vissuto non  si tende ad indottrinare qualcuno, ma si comprende il senso profondo di quello che ci circonda. Come  già gli antichi greci avevano codificato: dal culto alla cultura, rendendo esplicita la potenzialità  dell’oratoria epidittica, della retorica celebrativa. Tutto questo è parte della storia di una città, della sua evoluzione, del tessuto che ne forma le pietre e la stoffa della sua convivenza. Questo aspetto è fondamentale.

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E dunque, in qualità di cronisti, di operatori di informazione e cultura  non si possono tacere per partito preso, o per presunta difesa di laicità, delle spinte presenti e delle voci chiare e  operanti nel territorio, le stesse che hanno formato e continuano a formare intere generazioni operanti in una città.

Il nostro compito è dunque raccogliere quelle voci, in quanto tener conto di ogni sfaccettatura rende chiara sia la strada intrapresa, che la destinazione verso cui ci si proietta. Rende più evidente la vocazione del territorio che raccontiamo e più consapevoli della sensibilità di chi ci ascolta. Perché il nostro dovere resta quello di rendere la giusta rappresentazione della realtà.

Tornando all’esperienza collettiva vissuta il 7 luglio, non si può considerare questa pagina di storia come una questione marginale, per addetti ai lavori, da ricordare con ditrazione come uno degli eventi dell’estate barese e per di più per i pochi interessati a un discorso di Chiesa. 

Io a questo punto più che di conoscenza del territorio  parlerei di  'consapevolezza del territorio' e dalla sua carica simbolica. Il 7 luglio in questo è stato un evento rivelatore per  Bari: la città ha riconosciuto in maniera visibile e tangibile, questa presa di coscienza. Cosa sia davvero la nostra città, la portata del culto di San Nicola, questo essere ponte di dialogo con l’Oriente. Il Papa e il nostro Vescovo l’hanno svelata a noi stessi. Non che in passato non ci siano stati momenti altrettanto rivelatori, ma ogni tappa ha il potere di confermare e ampliare questa presa di coscienza. Il 7 luglio è stata una data storica: una sorta di ufficializzazione della vocazione della nostra città. Città diventata pienamente adulta in questo cammino.

Il nostro arcivescovo nel presentarci il 22 luglio nell’incontro di preghiera che organizzammo per i giornalisti, in attesa dell’arrivo del Papa e dei Patriarchi, ci raccomandò di dare la giusta interpretazione del valore e della peculiarità di questo incontro. Appuntamento della Chiesa Universale, distante dalle visite pastorali che conducono il Papa in giro per l’Italia e per il mondo. Incontro che aveva caratteristiche tutte particolari. Noi come mediatori con la città eravamo chiamati a spiegare, nei termini corretti, che il Papa a Bari questa volta arrivava per un fine  diverso dagli appuntamenti precedenti, anche da quelli straordinari e recenti che lo avevano portato già due volte nel giro di un mese nella nostra terra, a San Giovanni Rotondo, a Molfetta e ad Alessano.

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Questa volta nella scelta di Bari come terra di preghiera per la pace in Oriente, c’era il riconoscimento dell’alto valore simbolico della città, della città di San Nicola,  Santo che ha davvero una venerazione universale, santo che in vita ha operato in quelle terre che oggi reclamano pace, ma soprattutto il riconoscimento del percorso che la vita spirituale della città aveva intrapreso negli anni dell’episcopato di monsignor Cacucci.

Anni che hanno preparato a questo evento, ora possiamo dirlo: alla fine di un cammino il percorso ci pare illuminato e di una chiarezza incontrovertibile. Questi anni hanno visto eventi di grande importanza e potenza comunicativa,  come l’arrivo di Bartolomeo I a Bari, o come la presenza delle reliquie del nostro Santo, San Nicola in Russia. Un passaggio storico che ha contato milioni di pellegrini in fila per inginocchiarsi davanti a San Nicola di Bari. Evidenze che hanno fatto ricadere la scelta di preghiera UNIVERSALE, su questa città e le ha consegnato la speranza e l’enorme fiducia di essere capace di comunicare con forza un messaggio di pace.

A Bari il Santo Padre, ha pronunciato parole che ci chiamano a grosse responsabilità, riguardo  ciò che avviene nella terra che è la culla della fede cristiana, parole come queste: “SU QUESTA SPLENDIDA REGIONE SI E’ ADDENSATA UNA FITTA COLTRE DI TENEBRE: GUERRA, VIOLENZA E DISTRUZIONE OCCUPAZIONI E FORME DI FONDAMENTALISMO, IL TUTTO NEL SILENZIO DI TANTI E CON LA COMPLICITA’ DI MOLTI”.

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A Bari si è spezzato quel silenzio…. Bari si è dichiarata, in quel giorno: non vuol essere complice. Ha l’autorevolezza storica per far levare la propria voce, attraverso le nostre voci.

Vogliamo ringraziare la Fiera del Levante che con grandissima sensibilità ha saputo cogliere l’importanza di quanto avvenuto in questa terra due mesi fa. Come attenta valorizzatrice delle risorse della città, ha deciso di aprire la porte  a uno spazio in cui la Diocesi si renda visibile in una Campionaria che è parte dell’identità cittadina. Insomma, la Fiera ha dopo 82 anni per la prima volta spalancato le porte alla Chiesa locale, che possa anche qui  comunicare la sua esperienza e il suo cammino.

Con queste foto serbiamo memoria  di quel che ha vissuto. Sta a questi incontri organizzati all’interno di questo spazio, serbarne lo spirito. Ha capito la Fiera, profondamente che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di farsi cassa di risonanza di questo evento dai mille e  ancora sconosciuti sviluppi. Come Ucsi mi sento di ringraziare quei collaboratori dell’associazione che hanno avuto questo sogno e lo hanno reso possibile,  quelli che si sono resi disponibili per l’animazione di questi spazi in convegni dedicati a giornalisti e a cittadini che vogliano approfondire le tematiche dei “Cristiani insieme per il Medio Oriente” .

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Ringrazio il nostro Padre Arcivescovo, che si è reso disponibile a indirizzarci sulla giusta interpretazione dell’incontro voluto dal Papa, anticipandone le implicazioni e l’importanza e i significati, e che ora ha risposto al nostro invito per indicarci come si procede dopo quel momento, come far maturare quei frutti .

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Voglio dirvi solo due parole anche sul fatto che in fondo c’è uno spazio dedicato alla rivista Desk. Uno strumento che abbiamo noi giornalisti italiani cattolici, per confrontarci su varie tematiche. E’ uno strumento utile per chi voglia ascoltare la riflessione su diverse tematiche dalla giustizia, al lavoro, dalla immigrazione, all’infanzia. Numeri che si propongono di indagare come l’informazione affronta le questioni e trova le parole per comunicare in maniera  costruttiva, individuando rischi e potenzialità nel nostro mestiere. Chi ha desiderio può consultare i numeri e visionarli. La Puglia ha dato un contributo consistente all’ultimo numero.

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Pubblicato sul tema: FdL, Oriente e Occidente dopo il 7 luglio nel segno comune di San Nicola