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Festival della Valle d'Itria, la prima di Margherita d'Anjou
L’opera di Giacomo Meyerbeer 'Margherita d'Anjou' chiude il Festival della Valle d’Itria. Prima assoluta, in chiave moderna, del melodramma di Felice Romani.
Una prima rappresentazione assoluta, ambientata nei tempi moderni, del melodramma semiserio di Felice Romani, con musica di Giacomo Meyerbeer e regia di Alessandro Talevi.
La disapprovazione del pubblico al termine dell’opera, insieme ai molti applausi, è sicuramente per l’audacia del giovane regista sudafricano, che ha tolto tutta la sacralità alla rappresentazione di questo melodramma che parla dei tentativi della regina Margherita di difendere il figlio durante la Guerra delle Due Rose, contro le aggressioni del malefico Duca di Glocester, per far svolgere il tutto nel mondo della Moda, che trasforma quest’ultimo in un magnate della stampa e Margherita, in una designer di successo succeduta al fratello, famoso stilista.
Momenti seri si alternano a scene comiche nel melodramma e la difficoltà nel coglierli entrambi, conduce alla trasposizione del momento storico e belligerante in una fantasiosa London Fashion Week e nel mondo colorato, dissacrante, inedito che accompagna gli eventi di Alta Moda.
I vestiti disegnati dalla costumista Madeleine Boyd, sono importanti, e la sfilata crea un momento intenso con alle spalle un pubblico che replica in maniera maniacale i movimenti delle mani e della testa, avendo per sfondo gli alberi. Meno rappresentativo in quello che sarebbe dovuto essere il simbolo del lusso, è invece l’abito della regina stilista, che non crea una personalità definita nell’immagine, limitandone il personaggio.
Colori suoni, creste colorate e abbigliamenti punk si alternano sulla scena, mentre continua a svolgersi la trama dell’opera. L’amore di Lavarenne per Margherita, che è un miraggio rispetto a quello vero che prova per la moglie Isaura, i tentativi di questa di ricondurlo a se, l’operazione del Duca di Glocester di scagliare la stampa contro Margherita, facendone indagare ogni più piccolo momento di vita privata.
Fantastico il personaggio di Michele Gamautte, produttore di un programma internet e TV a basso prezzo, e che diventerà l’artefice dei movimenti successivi di ciascun personaggio. Istrionico ed ironico irrompe sulla scena con abiti e comportamenti dissacranti che hanno poi condotto il regista verso scelte di ambientazione così spinte, rinunciando all’ambientazione belligerante presente nell’opera originaria.
Il primo atto si chiude in una discoteca cupa e suggestiva, mentre il secondo diventa invece una anonima Spa, dove tutti i personaggi sono in accappatoio bianco, Viene meno l’attrattiva del movimento e del colore, ed emerge di più la musicalità del melodramma, dove Meyerbeer cerca di avvicinarsi alla musica di Rossini, osannato in quel periodo.
Nella Spa, Gloucester tenterà di uccidere il figlioletto di Margherita che poco prima giocava con le bambole (perché le bambole?), ma sventata la tragedia, il fotoreporter sempre presente immortalerà il duca in maniera distruttiva della sua immagine, diffondendola sui social e inviandola ai media. Michele, fa tornare insieme anche Lavarenne ed Isaura, con un finale televisivo favolistico. Illusione o realtà?
L’unica a restare sola sarà Margherita, celebre, nota ma sola. A cosa serve quindi essere importanti, insegna il personaggio, se dentro si porta il peso del non essere felici?