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Fiera del levante 2022 - L'intervento di Antonio Decaro

L’INTERVENTO DEL SINDACO ANTONIO DECARO ALLA CERIMONIA INAUGURALE DELLA 85^ FIERA DEL LEVANTE

Eccellenza prefetto, signor presidente della Regione Puglia, signor presidente dell’Ente Fiera, autorità civili e militari: bentrovati alla Fiera del Levante.

Ottantacinque edizioni sono tante, ma essere ancora qui dopo tanto tempo, dopo la sospensione dello scorso anno, dopo una pandemia mondiale, ha sempre il suo fascino.

Permettetemi di salutare il presidente Sandro Ambrosi. Se siamo qui oggi è anche grazie alla sua determinazione e al suo impegno per questa Campionaria.

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Essere qui, come dicevo, significa sempre tracciare un bilancio dei mesi passati, delle cose fatte e di quelle da fare. Essere qui significa ritrovare un pezzo di storia e di identità comune. Tanti ricordi ma anche germogli che inaspettatamente fioriscono.

Solo qualche giorno fa ero tra questi viali a bordo di un minibus elettrico che procedeva senza conducente. Qui, tra i viali della nostra Fiera, dove tutto sembra fermo nel tempo, il Comune di Bari ha insediato il primo living lab, finanziato per dieci milioni di euro dal Ministero dello Sviluppo economico, nell’ambito del progetto della Casa delle tecnologie. Qui, tra i padiglioni della Fiera, con i ricercatori e i manager di alcune delle multinazionali più importanti d’Italia e d’Europa, stiamo cercando di mettere un piede nel futuro, sperimentando quelle che oggi ci sembrano tecnologie avveniristiche e che domani saranno la normalità per i nostri nipoti.

Così, in questi giorni, potrà capitarvi di vedere un autobus senza conducente procedere tra i sensori installati sotto l’asfalto o un drone sorvolare le vostre teste mentre scansiona percorsi e traccia itinerari utili per gestire in futuro il trasporto di merci, prodotti e defibrillatori.

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Questa è la forza di questo luogo: coltivare sempre uno spazio di intraprendenza, di imprevedibilità, di curiosità e di apertura alle novità, come ci insegna quello spirito levantino che a questi viali ha dato il nome.

Ed è così che, nonostante gli ottantacinque anni, nonostante qualche acciacco, nonostante tutto il mondo intorno a noi sembri non avere nessuna parola di incoraggiamento per il futuro, la nostra Fiera esiste e resiste. E con quel vento in poppa che gonfia le vele della caravella raffigurata sul quel logo, che amiamo e che riconosceremmo ovunque, anche quest’anno torna ad aprire i battenti la Campionaria più famosa del Mezzogiorno d’Italia.

Una settimana di esposizioni, eventi, incontri istituzionali in uno spazio che da sempre rappresenta per la nostra città una vetrina affacciata sul mondo e che anche quest’anno non mancherà di riflettere su quanto sta accadendo intorno a noi. Oggi non esiste luogo al mondo, impresa o governo che non stia facendo i conti con una guerra che sta determinando scenari che certamente nessuno si aspettava di rivedere dopo più di settant’anni dall’ultimo conflitto mondiale.

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A qualche migliaio di chilometri da noi, nel cuore dell’Europa si sta consumando il duecentotrentatresimo giorno di guerra.

Una guerra che uccide persone e devasta case, territori, città e famiglie.

La guerra in Ucraina, purtroppo, continua, e non si intravedono spiragli di luce né di pace.

“La luna di Kiev però - come ci ricorda Gianni Rodari in una delle sue filastrocche più intense - è bella come la luna di Roma, chissà se è la stessa o soltanto sua sorella - si chiede -… Ma son sempre quella!” - rispose la luna.

Già, la luna di Kiev, la luna sotto la quale si addormentano i figli del popolo ucraino, che non sanno cosa accadrà il giorno dopo, è la stessa con la quale si addormentano i nostri figli, che lunedì si sveglieranno e al massimo dovranno preoccuparsi per l’interrogazione di matematica.

Questa è la situazione che vive il popolo ucraino da più di duecento giorni. Questa è la guerra. E anche se il toto-ministri, il Grande Fratello VIP o le candidature al congresso del Partito democratico l’hanno sostituita nelle prime pagine dei giornali, nel cuore dell’Europa il massacro va avanti.

E il vero pericolo, anche per noi, è quello che ha descritto bene Papa Francesco: l’abitudine alla guerra. Con tutte le conseguenze del caso.

Per la prima volta dal secondo dopoguerra, infatti, si parla di scarsità di materie prime, si parla di razionare il riscaldamento nelle scuole e di ridurre l’illuminazione per le strade.

In queste condizioni le imprese rischiano di non sostenere i costi esorbitanti dell’energia e ogni giorno ascoltiamo grida di allarme che raccontano di anni di sacrificio che rischiano di scomparire di fronte a una bolletta che non dà via di scampo. In questa situazione purtroppo i Comuni non se la passano meglio e, come stiamo denunciando ormai da mesi, il rischio default è dietro l’angolo. Da una rapida analisi condotta con l’aiuto della struttura tecnica di Anci, i Comuni allo stato attuale hanno bisogno, complessivamente, di circa 1 miliardo di euro aggiuntivi rispetto a quelli già stanziati, per far fronte ai costi dell’anno in corso e per i primi mesi del prossimo.

Per restare ai numeri, il Comune di Bari spendeva lo scorso anno 7,3 milioni di euro per l’energia. Quest’anno la stima è di 16,3 milioni. Sono 9 milioni di euro in più, con un rincaro del 127% a fronte di un ristoro da parte del Governo di poco più di 3 milioni di euro. Capite bene che il rischio di dover tagliare i servizi sociali, i contributi per lo sport e per la cultura è più che reale.

Lo diciamo con grande onestà e con grande franchezza: noi sindaci siamo sempre stati in prima linea in caso di emergenze, ma non è possibile far fronte a una situazione di tale portata e con tali incertezze affidandoci ancora una volta all’iniziativa, a volte disperata, degli amministratori locali che, in queste settimane, devono scegliere se spegnere le luci per strada o rinunciare alle luminarie di Natale.

Solo ieri si sono insediate le nuove Camere e mi auguro vivamente che, con grande responsabilità, si proceda alla formazione del nuovo esecutivo nel minor tempo possibile. Servono risposte certe e in tempi brevi. Nessuno pretenderà né chiederà miracoli al nuovo Governo, ma scelte chiare sì.

Oggi, a nome di tutti i sindaci italiani, chiedo a chi ha legittimamente vinto le elezioni e governerà questo Paese di indicarci la strada per superare questi mesi di difficoltà. Perché rischiamo un autunno caldo nelle piazze delle nostre città e un inverno gelido nelle aule delle nostre scuole.

E noi non possiamo permettere che ciò accada. Per questo, nel mio ruolo di sindaco di Bari e, soprattutto, di presidente nazionale dell’associazione dei Comuni, sono pronto a sedermi con il futuro governo per individuare soluzioni che possano aiutare famiglie, imprese e Comuni.

Allo stesso tempo, abbiamo una straordinaria occasione davanti a noi per far sì che l’Italia del 2026 sia un Paese più giusto, più moderno, più efficiente: si chiama PNRR o, meglio, Next generation Eu. Un’occasione che non dobbiamo sprecare. Gran parte delle risorse destinate ai Comuni, 37 su 40 miliardi di euro, sono già nelle nostre disponibilità. Ora sta a noi impiegarle nella maniera più corretta e trasformarle in interventi per migliorare le condizioni di vita dei nostri concittadini.

Oltre 3 miliardi di euro sono destinati, da più fonti di finanziamento, a interventi con un impatto sulla città di Bari di cui ben 599 milioni e 150mila euro gestiti direttamente dal Comune.

Ho voluto ripetere qui davanti a voi la cifra esatta perché tutti siamo consapevoli della portata di questi finanziamenti e di quanto sarà complicato spenderli in modo corretto per realizzare le opere previste.

Non stiamo parlando di previsioni di programmi dell’amministrazione, stiamo parlando di fondi assegnati, di progetti già redatti e per la maggior parte al vaglio delle ultime autorizzazioni. Autobus elettrici, quattro linee su cui far correre il trasporto rapido di massa, asili nido, spiagge pubbliche, aree per lo sport e per il tempo libero, efficientamento energetico per scuole ed edilizia residenziale pubblica, migliaia di nuovi alberi piantati in aree incolte a ridosso delle zone a rischio di maggior inquinamento.

Insomma, stiamo parlando della vita dei nostri figli e delle future generazioni di baresi. Abbiamo davvero in mano il futuro di questa città ed è su questo che vorrei che tutti ci concentrassimo. Per questo, personalmente, non retrocederò neanche di un centimetro se qualcuno mi inviterà a sedere ad un tavolo dove, anche solo per sbaglio, sentirò parlare di rimodulare i fondi del PNRR.

Noi ci siamo conquistati ogni euro che abbiamo ottenuto. Non vogliamo una medaglietta sul petto, ma difenderemo i nostri diritti e le nostre capacità. Le stesse che oggi ci vedono ai primi posti delle classifiche nazionali per qualità delle progettazioni, proposte innovative e capacità di spesa. Non vogliamo sconti ma neanche che ci venga sottratto ciò che è nostro. Su questo siamo e saremo irremovibili.

A proposito di futuro, vorrei concludere raccontandovi la storia di un nostro concittadino, il signor Giuseppe, che ieri è venuto in Comune per ritirare il suo kit del progetto Muvt in bici. Giuseppe ha 82 anni e parteciperà al concorso promosso dal Comune di Bari che rimborsa con venti centesimi ogni chilometro percorso in bicicletta sulle strade della nostra città. Quando Giuseppe ha inviato la sua domanda al concorso, i referenti degli uffici comunali, increduli, gli hanno chiesto di specificare quanti anni avesse e lui, fiero, ha risposto 82. E quando gli è stato chiesto perché usasse la bicicletta per spostarsi, lui ha risposto: “lo faccio per la mia città”.

Dal 2019 ad oggi sono 1.125 i cittadini iscritti alla misura “Muvt in bici”.

1.125 persone che hanno percorso 1.187.913 chilometri in bicicletta per un totale di 163.786,4 kg di CO2 risparmiata. Non so quanti chilometri percorrerà quest’anno Giuseppe con la sua bici ma so che il suo impegno per Bari sarà la nostra responsabilità sul futuro.

So che non si è mai troppo grandi per cambiare le proprie abitudini, che non è mai troppo tardi per cambiare le sorti del proprio destino e il destino della propria comunità, che niente è perso se decidiamo che il momento dell’impegno è oggi e non è più rimandabile.

Se nel 2017 ci fossimo arresi, forse quelle vele disegnate sull’immagine che rappresenta la nostra Fiera del Levante si sarebbero ammainate e noi oggi non saremmo qui a raccontare questa storia. Perché, se è vero che le storie belle non finiscono mai, servono donne e uomini determinati e capaci per scrivere nuovi capitoli di questa storia. E so che questa terra è ricca di donne e uomini capaci di cambiare il proprio il destino e quello delle nostre comunità.

In fondo, come dice, Alessandro Baricco: “Non sei fregato veramente finché hai una buona storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla”.

Ecco, noi di storie ne abbiamo tante da raccontare. Belle e vere come quella del signor Giuseppe, che va in bici per la sua città. Ma la storia più importante è quella che dobbiamo ancora scrivere. È la storia del nostro Paese e della nostra amata città.

Siamo chiamati a scriverla, mettendoci tutto l’orgoglio e tutta la passione di cui siamo capaci. E se la scriveremo tutti insieme, comunque vada, sarà una storia a lieto fine.

Buona Fiera del Levante a tutti noi!