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Fiera del Levante 2022 - L'intervento di Michele Emiliano
85^ EDIZIONE DELLA FIERA DEL LEVANTE DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA MICHELE EMILIANO
Buonasera a tutte e a tutti,
a chi è presente in sala e a chi ci sta seguendo in diretta, in particolare un caro saluto a Sandro Ambrosi: forse non lo sapete ma Sandro Ambrosi non è solo il Presidente della Fiera ma è stato il capitano del CUS Bari in una squadra di basket dove abbiamo giocato insieme. Io avevo 14 anni. Quindi stasera giocare e inaugurare la Fiera senza il capitano mi fa sentire la sua mancanza, ma tornerà presto.
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È un’inaugurazione particolare quella di quest’anno, perché il Governo non è presente, immagino per rispetto della procedura di formazione del nuovo esecutivo, al quale noi idealmente, da questa sala, rivolgiamo le nostre riflessioni sul presente e sul futuro della Regione e del Paese.
Colgo l’occasione per ringraziare Mario Draghi per lo sforzo che ha fatto per governare. Grazie Presidente perché è stato un altro mondo governare con Lei e col suo governo.
Governare: un verbo apparentemente chiaro, che racchiude però ogni versione dello stesso concetto.
Nei discorsi inaugurali della Fiera del Levante tento di dare conto del servizio che con disciplina ed onore un’intera classe dirigente della Puglia ha reso alla nostra comunità. E non per autocelebrazione, ci mancherebbe (troppi sono i nostri limiti per azzardare un simile tentativo), ma per lasciare a voi tutti e alle generazioni che verranno una traccia di lavoro per proseguire uno sforzo titanico che la Puglia ha iniziato per costruire attorno a sé stima e rispetto, per realizzare il massimo del benessere e di felicità nei confronti soprattutto di coloro che non si sono mai arresi alle mafie, al disprezzo del quale i sud del mondo sono circondati, ad un comune pensiero che ci vede come inadatti a costruire cose buone.
Abbiamo provato in questi anni a contrastare un destino che sembrava impossibile da cambiare e ci stiamo riuscendo nonostante la crisi economica del 2008, la stagnazione economica dell’Italia che dura da trent’anni, la pandemia e adesso la guerra.
Guerra che vede addirittura come possibile l’impiego di armi nucleari a due passi da noi, fatto questo che non potrebbe non coinvolgerci, nonostante l’aggettivo “tattico” che non rassicura nessuno.
Ciononostante cerchiamo di occuparci delle cose di tutti i giorni, senza perdere la fiducia di partecipare secondo le nostre possibilità a ricostruire la Pace. Senza della quale è impossibile parlare di un’economia che crei valori positivi e felicità diffusa.
Come si fa a mantenere un senso a ciò che accade alle nostre vite in un momento del genere? Lottando strenuamente per compiere con determinazione ogni passo che ripristini la pacifica convivenza, senza venire meno al compito di impedire che la forza bruta prenda il posto della Ragione.
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In questa prospettiva la terra di San Nicola è pronta a favorire il dialogo tra tutti i contendenti per assicurare libertà ai popoli aggrediti dagli invasori. Il legame profondo e storico della Puglia verso il popolo russo e quello ucraino, è un’arma non ancora utilizzata per costruire una conferenza di Pace che sospenda le ostilità e che induca gli invasori al ritiro nei propri confini stabilendo regole di garanzia per tutti.
Questa cerimonia è sempre stata l’occasione per capire a che punto siamo e dove stiamo andando, se siamo cresciuti e soprattutto cosa ancora serve per migliorare. Mai come in questo momento storico sentiamo che quello che accade nel mondo ci condiziona, influisce sulle nostre vite, sulla nostra economia, sui nostri progetti collettivi e individuali.
L’emergenza della pandemia ci ha insegnato che ci sono problemi di tale entità che richiedono un leale e solidale spirito di squadra, un lavoro istituzionale che abbia come unico faro il raggiungimento del bene comune attraverso il concreto sostegno alle persone, in tutte le forme possibili e realizzabili.
Non ci sono solo le incognite legate al covid e alla guerra, dobbiamo fare i conti con l’inflazione che sale, la questione epocale dell’energia, il tema delicatissimo dei diritti degli esseri umani.
Posso dire che i pugliesi non si sono risparmiati, non hanno mollato un attimo, su nessun fronte. Abbiamo resistito nei momenti più avversi e ci siamo subito rimboccati le maniche per la ripartenza. La sinergia tra pubblico e privato è stata esemplare. Osservo questa platea e incrocio gli sguardi dei dirigenti e dei funzionari pubblici, degli imprenditori, dei lavoratori, dei sindaci, dei giornalisti, dei sindacalisti, delle associazioni: a tutti voi devo rivolgere un ringraziamento grandissimo che ovviamente è esteso alla comunità nel suo insieme.
Grazie per essere così come siete. Grazie per la vostra tenacia, operosità, per i valori che incarnate. Se è vero che attraversiamo tempi incerti, sono queste le qualità che rendono la nostra una comunità ATTRATTIVA, INNOVATIVA e ACCOGLIENTE.
Siamo nel pieno di un’ondata di inflazione, la più vasta a cui abbiamo assistito dagli anni Ottanta, scatenata secondo gli analisti dalla rapida ripresa economica dopo gli sconvolgimenti provocati dalla pandemia. L’ampiezza del fenomeno ha dimensione globale.
Lo stato di salute dell’Economia pugliese ci deve incoraggiare nell’affrontare questa traversata: nel 2022 si prevede un ritmo di crescita del Pil del +2,8% superiore alla media italiana del +2,7%, a conferma del trend avviato nel 2021 con il +6,2% e che proseguirà anche nel 2023. Per la CGIA di Mestre, la Puglia sarà tra le 7 Regioni italiane che recupereranno il livello di Pil che avevano prima dell’avvento della pandemia.
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La Regione ha svolto un ruolo decisivo, perché è riuscita a mettere in campo nel periodo dell’emergenza, tra Titolo II circolante e Microprestito, 760 Milioni di euro per 20.600 imprese, che hanno generato oltre 3 Miliardi di danaro nel tessuto economico.
I pugliesi hanno dimostrato di essere resilienti, di saper modificare il proprio modello produttivo e di connetterlo rapidamente ai nuovi stili di vita e di consumo.
La guerra sta mettendo a dura prova i bilanci di famiglie e imprese. Ci aspettiamo dal nuovo Governo aiuti immediati. Chiediamo la stessa concretezza che pratichiamo qui in Puglia, come la decisione della Giunta regionale di sospendere i mutui sugli strumenti di incentivazione alle imprese fino al 30 giugno 2023. Significa dare ossigeno a piccole imprese come bar, negozi, botteghe artigiane, ristoranti.
Faremo la stessa cosa per le realtà più grandi, per le quali chiederemo all’Associazione Bancaria Italiana la sospensione dei mutui degli investimenti fatti su tutti gli altri strumenti finanziari regionali di incentivazione.
Ma tutti i mutui in corso devono essere immediatamente sospesi dal Governo nazionale per salvaguardare le imprese e per evitare che il loro fallimento trascini nel baratro tutto il sistema bancario e creditizio.
Questa misura non può non avere carattere europeo e si devono impedire manovre che non siano concordate ed applicate a livello europeo, per non violare nella sostanza, se non nella forma, i principi della libera concorrenza dei trattati.
Il tema dell’energia è sempre stato un chiodo fisso per noi, ben prima della crisi internazionale, perché intuivamo la debolezza dell’Italia sotto questo aspetto.
Va immediatamente imposto a livello almeno europeo un tetto al prezzo del gas e dell’energia che consenta di superare con un atto politico storico la dinamica dei prezzi.
Nel frattempo abbiamo candidato la Puglia a essere il Polo dell’Idrogeno italiano e dopo anni di battaglie per l’avvio della decarbonizzazione dell’ex Ilva, possiamo dire che la HYDROGEN VALLEY sorgerà a Taranto.
Siamo i primi produttori di energie rinnovabili: nel Mezzogiorno prima Regione sia per potenza installata (10,4% della potenza nazionale) sia per la producibilità (pari all’8,6% del totale nazionale).
Siamo la Regione del REDDITO ENERGETICO, la misura che finanzia l’installazione di pannelli solari nelle abitazioni, partendo dalle famiglie con i redditi più bassi: l’energia diventa così una misura sociale, non più solo un costo. Questa misura deve essere estesa dal Governo a tutte le famiglie, le imprese e le aziende agricole per guadagnare rapidamente autosufficienza energetica e contenimento dei costi nel medio periodo approfittando delle nostre favorevoli condizioni climatiche di irraggiamento solare e di ventosità.
Stiamo spingendo per la costituzione delle COMUNITÀ ENERGETICHE REGIONALI attraverso la nuova programmazione 2021/2027 e abbiamo avviato una serie di misure per combattere i rincari attraverso incentivi alla promozione del risparmio energetico: da aprile ad oggi sono state già 981 le aziende che hanno usufruito di questa opportunità.
Queste misure sono necessarie per attutire le conseguenze della crisi energetica che arriva in un decennio che ha visto ulteriormente crescere i divari territoriali tra Mezzogiorno e resto del Paese.
L’Italia non deve semplicemente recuperare i livelli pre-crisi, ma deve imprimere una nuova direzione sul fronte della produttività, dell’innovazione e dello sviluppo. La ripresa passa dal saper valorizzare la creatività e la capacità produttiva del Mezzogiorno, riducendo drasticamente i divari interni. Ci vuole una spinta significativa dell’economia del Sud se si vuole assicurare quel sensibile e duraturo aumento del PIL indispensabile per coniugare gli obiettivi futuri di crescita con quelli di sostenibilità del debito pubblico.
Ieri abbiamo assistito ai discorsi di insediamento dei Presidenti di Camera e Senato: non dirò quale dei due discorsi mi ha preoccupato di più ma ce n’è stato uno dei due che mi ha fatto immaginare che si stia veramente pensando di insistere sulla questione dell'autonomia differenziata, cioè di consentire ad alcune regioni di richiedere maggiori competenze ed in cambio di ottenere maggiore disponibilità dal bilancio dello stato; irrigidendo però il bilancio dello stato, cioè non consentendo negli anni successivi di riequilibrare, come sempre è avvenuto, con i fondi perequativi le necessità di ogni regione. Non possiamo accettare che in un momento del genere ci sia gente che sta pensando a quanti soldi si deve portare a casa sua del bilancio dello stato e non a quanto l'Italia ha bisogno di ottenere. È vergognoso anche solo che qualcuno continui a pensarlo in un momento del genere.
Dal punto di vista delle risorse finanziarie a disposizione, a partire dal PNRR, dai fondi strutturali e dal Fondo di Sviluppo e Coesione, viviamo una stagione straordinaria. Gli interventi immediati di sostegno e rilancio ai bilanci di imprese e famiglie devono essere accompagnati dalla capacità di programmare e utilizzare queste risorse secondo una visione strategica. Tra le priorità strategiche ci deve essere la rimozione dei gap infrastrutturali e sociali del Paese che ostacolano lo sviluppo del Mezzogiorno.
Investimenti e riforme strutturali devono andare di pari passo in una nuova prospettiva di rinascita nazionale ed europea, a partire da quegli interventi in grado di accelerare fortemente l’intera filiera di tutti gli investimenti pubblici e privati. L’esperienza passata induce a proporre un rafforzamento degli strumenti e delle procedure di coordinamento con le Regioni, che possano favorire una stabile e più ampia partecipazione delle stesse alle scelte che riguardano le politiche di sviluppo e coesione.
È talmente importante quel PNRR che le Regioni, tutte, avrebbero avuto titolo per chiedere una rivisitazione dello strumento, ma adesso è talmente urgente farlo camminare così com’è, cercando di dare una mano nelle condizioni date, che le Regioni hanno persino smesso di insistere sulle loro legittime ragioni.
La Puglia è una di quelle regioni che ha dimostrato di saper cogliere e vincere le sfide competitive internazionali, che ha investito, grazie anche agli strumenti di politica industriale regionale, nelle imprese, nel lavoro, nelle infrastrutture materiali e immateriali, sociali e ambientali. Una Regione che esprime nel più ampio panorama nazionale ed europeo un’elevata capacità di gestione degli investimenti pubblici, a partire dai fondi comunitari:
- Siamo primi in Italia per volumi di spesa in valore assoluto (a luglio 2022) certificati sui fondi FESR e FSE che hanno superato i 4 miliardi di euro, contraddicendo il luogo comune sulle regioni del sud che non sanno spendere e superando di gran lunga la spesa dei PON nazionali
- dal 2015 ad oggi la Puglia ha promosso una politica industriale regionale che ha finanziato circa 7 miliardi di nuovi investimenti produttivi a favore di quasi 17 mila imprese, di cui 1,5 miliardi di euro in ricerca e innovazione, con un impatto occupazionale di oltre 148 mila unità di lavoro (tra quelle mantenute e quelle di nuova creazione)
- con l'aiuto del FESR la Puglia ha avviato dal 2015 un importante programma di investimenti in innovazione tecnologica nella sanità regionale, per oltre 400 milioni di euro
- ha qualificato la propria vocazione manifatturiera, terziaria e turistica sui mercati nazionali ed esteri
- ha promosso con il Fondo Sociale Europeo interventi particolarmente importanti nel campo dei servizi di conciliazione vita lavoro per favorire una maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro, dell’inclusione sociale, del sostegno ai giovani disoccupati, della qualificazione dei sistemi di istruzione formazione e lavoro
- ha varato una manovra anticrisi regionale partita a giugno 2020 per contrastare gli effetti della pandemia che ha prodotto nel campo economico risultati particolarmente importanti nel sostegno al capitale circolante di oltre 20.600 imprese, cui si aggiungono oltre 35mila liberi professionisti, con nuovi finanziamenti attivati che hanno superato i 3 miliardi di euro a fronte di circa 800 milioni di sovvenzioni erogate.
In questo momento abbiamo quasi 1 miliardo di nuovi investimenti industriali pronti per partire che non possiamo finanziare per assenza di risorse, alcuni dei quali anche in settori molto importanti per la competitività del Paese intero.
L’approvazione nelle prossime settimane da parte della Commissione Europea del nuovo Programma Regionale FESR e FSE consentirà di mettere a disposizione del territorio circa 5,5 miliardi di euro da destinare a imprese, famiglie, giovani, amministrazioni pubbliche.
E aspettiamo anche l’FSC, il fondo sociale di coesione che i governi hanno bloccato: a noi spettano 4,5 miliardi di euro. E mi auguro che a qualcuno non venga in mente di utilizzare questi fondi per qualche altro impiego. Io comprendo che questo è un momento difficile, però per il sud sono 150 anni che il momento è difficile.
Si apre una nuova stagione di investimenti mai conclusa in Puglia che vedrà la Regione fortemente impegnata non solo per supportare il più efficace utilizzo da parte dell’intera comunità territoriale, ma anche per attrarre nuove e più cospicue risorse da mettere a disposizione del territorio.
È fondamentale che la comunità partecipi attivamente affinché queste risorse siano spese bene e producano vantaggi e benessere per tutti.
Misure come il Reddito di Dignità (RED), la qualificazione delle infrastrutture sociali, l’offerta di specifici servizi di conciliazione e di assistenza a favore delle fasce più fragili, il potenziamento delle dotazioni tecnologiche della sanità territoriale, il rafforzamento dei percorsi di adattabilità per i lavoratori occupati e a rischio hanno contribuito, negli ultimi anni, a sostenere la società e l’economia. Gli interventi sulla qualità e l’accessibilità del sistema dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza, con il sostegno alla genitorialità e alla conciliazione vita-lavoro delle famiglie pugliesi, hanno impostato il difficile percorso di contrasto al declino demografico, che ha le caratteristiche di urgente priorità nazionale.
Un’attenzione particolare è sempre rivolta ai giovani. Abbiamo rafforzato i percorsi integrati di istruzione, di formazione, con specifici interventi nel campo della formazione post diploma non terziaria e post laurea. E puntato sulla diffusione della cultura d’impresa e del business planning (PIN - Pugliesi innovativi; Estrazione dei talenti), su strumenti specializzati di finanziamento per nuove imprese (Nidi e TecnoNidi) che hanno coinvolto complessivamente oltre 10 mila giovani. L’impegno della Regione Puglia sul versante delle politiche attive è premiato dai risultati. Che dobbiamo difendere anche in questa fase così difficile. I dati su occupazione e disoccupazione in Puglia mostrano, negli ultimi anni, una generale tendenza al miglioramento del mercato del lavoro. Dal 2014 in avanti, l'occupazione in Puglia complessivamente cresce, a dispetto degli effetti negativi generati dalla pandemia. Parallelamente, in questo periodo il numero di disoccupati in Puglia si riduce in modo importante.
Va superato il divario di genere che si esprime in livelli ancora troppo ridotti dei tassi di occupazione femminili rispetto a quelli maschili: la Puglia è impegnata nel dare attuazione alle strategie previste dall’Agenda di genere che, tra i vari strumenti, include la valutazione di impatto di genere su leggi, politiche, programmi e una serie di misure per promuovere una maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Va superato il divario di genere: c'è ancora un abisso soprattutto nel Sud e in Italia in generale tra il lavoro femminile e il lavoro maschile. Abbiamo adottato tra le prime regioni italiane l'agenda di genere che è una strategia per indurre le imprese a dare valore al lavoro femminile. In un momento importantissimo, nel quale alle donne va tributata anche un'attenzione particolare, non fosse altro per il coraggio che stanno mostrando nell'opporsi ad un'idea del mondo, della religione, della politica che le vede sottomesse ad una cultura patriarcale inaccettabile e qualche volta addirittura che viola i diritti fondamentali della persona.
La Regione Puglia risponderà alle sfide dell’occupazione anche grazie all’esperienza accumulata su terreni innovativi, come la formazione di risorse specializzate e lo sviluppo della cultura del lavoro imprenditoriale.
Ma la precarietà del lavoro conseguita alla approvazione del jobs act va superata costruendo un nesso diretto tra titoli di studio e di formazione e lavoro, garantito da un salario minimo, che impedisca sfruttamento e discriminazioni, rendendo permanente la misura di decontribuzione nelle regioni ad obiettivo di coesione varata dal Governo.
La competitività delle imprese e l’aumento dell’occupazione devono essere conseguiti senza incidere sul principio costituzionale di adeguatezza della retribuzione per avere una vita dignitosa e libera.
Il reddito di cittadinanza è una misura che può e deve cedere il passo solo ad un contratto di lavoro stabile e dignitoso che consenta alle aziende e alle pubbliche amministrazioni di disporre della forza lavoro manuale ed intellettuale a costi accettabili per il sistema, incentivando con la minor spesa per l’ammortizzatore sociale universale la stipula di contratti di lavoro.
Il prossimo anno si avvia la programmazione 2023-2027 con una dotazione per la Regione Puglia di oltre un miliardo di euro per interventi pubblici a favore dello sviluppo rurale. L’attuazione del nuovo programma, condiviso con il partenariato socio-economico, potrà sostenere l’economia del territorio in quanto investe un settore tradizionalmente anticiclico, capace di offrire resilienza rispetto alla fase di “recessione tecnica” che si sta attraversando.
Siamo la regione che questa estate ha realizzato una delle migliori performance turistiche: oltre 2 milioni di arrivi, 10 milioni e duecentomila pernottamenti, con un incremento rispettivamente del 4,2 e del 3,1 per cento rispetto al 2019. Continuiamo ad attrarre non solo turisti ma anche investimenti, corsi di studio, grandi realtà di consulenza internazionale. Insomma, c’è una capacità della Puglia di attrarre il mondo che è senza precedenti nella sua storia. Di questo, ovviamente, devo anche ringraziare la capacità di accoglienza dei pugliesi. Che ha lo stesso calore verso chiunque arrivi da noi, che sia per vacanza o che sia per necessità, che sia per studio o per lavoro.
La pandemia ha impattato in maniera pesantissima sui tempi di diagnosi di tutte le altre malattie, abbattendosi su un sistema sanitario già stremato dalla strutturale mancanza di medici. Una mancanza causata dalla cattiva programmazione delle lauree e dei corsi di specializzazione nei trent’anni precedenti e aggravata nelle regioni del Sud dal divario storico che ancora patiamo rispetto al Nord. Ma la vera malattia della sanità europea ed italiana sta nell’idea ancora diffusa che essa sia un mero costo che impedisce il pareggio dei bilanci, senza considerare che un buon sistema di cura pubblico è un presidio di sicurezza dal progressivo invecchiamento della popolazione, che crea peraltro economia attraverso il benessere e l’attrazione di investimenti, che sono più facili a livello globale nelle aree dove la sanità funziona.
Per questo la Regione ha preteso l’apertura di tre nuove facoltà di Medicina in Puglia, contribuendo con decine e decine di milioni di finanziamento, per bloccare la fuga dei nostri studenti e specializzandi, e per dare spazio all’eccellenza e all’ingresso tumultuoso e affascinante delle nuove tecnologie in sanità.
Abbiamo il mare più pulito d’Italia grazie all’Acquedotto Pugliese e alla sorveglianza dell’Arpa e delle forze dell’ordine incentivate con finanziamenti della Regione a svolgere indagini sugli inquinatori. Consapevoli che la blue economy offre infinite possibilità di lavoro con alto valore aggiunto.
La irrisolta questione delle concessioni balneari va superata attraverso accordi pubblico-privato che trasformino queste aziende in bracci delle amministrazioni comunali e regionali per la tutela delle nostre coste e per la fruizione turistica sicura delle stesse.
Nonostante le difficoltà dovute a contenziosi giudiziari e alla debolezza strutturale dei nostri organici, non abbiamo ancora perso un euro di finanziamenti europei in agricoltura e stiamo con grande energia progettando assieme alle aziende agricole ed ai loro rappresentanti le innovazioni tecnologiche e di sistema che ci portino ad una maggiore autosufficienza alimentare, bene strategico di questi tempi.
La ricerca scientifica in Puglia pubblica e privata fa passi in avanti importanti, soprattutto in ambito biomedico grazie al biopolo di Lecce, al contributo delle Università e del Politecnico di Puglia, degli istituti di ricerca a carattere scientifico che dobbiamo difendere dalle riforme che rischiano ancora una volta di sottrarre risorse al Sud per utilizzarle al Nord.
Insomma combattiamo pacificamente nell’interesse dell’Italia ovunque, in tutti i campi e in tutto il Mondo, la mostra di Giuseppe De Nittis a Washington e l’intensità degli investimenti culturali nelle arti visive, nel teatro, nel cinema, nella musica fanno di Puglia 365 non più un piano strategico solo turistico, ma anche intensamente culturale.
I nostri campioni Olimpici, mondiali ed europei fanno della Puglia una vera e propria presenza sportiva globale capace di vincere medaglie come uno stato nazionale.
Cito solo da ultimo i successi di Fefè De Giorgi che ha consentito all’Italia grazie al presidente della Federazione italiana pallavolo, Giuseppe Manfredi, anch’egli pugliese, di vincere consecutivamente gli europei e i mondiali battendo i campioni uscenti in casa loro.
Insomma siamo bravi, come tutti gli italiani, come ogni altro paese del mondo che si impegna e si batte avendo un po’ di buona sorte e di coraggio e chiediamo solo di essere ammessi in squadra, di avere ogni tanto una pacca sulla spalla, e non essere considerati da altri italiani come un peso. Siamo una risorsa straordinaria di genio e regolatezza della quale il Paese non può fare a meno.
Tra qualche giorno sarò con L’Esercito italiano, alla scuola di Cavalleria con il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. Serino, a rendere omaggio – come ha fatto il Presidente della Repubblica Mattarella qualche settimana fa a Lecce – a tutte le altre Forze armate in questo momento di dolore e di tensione internazionale.
Ringrazio inoltre tutti i pugliesi che in sanità, nelle forze dell’ordine, nei corpi civili di polizia e vigili del Fuoco, in Magistratura, nella scuola, nelle aziende e nella pubblica amministrazione compiono ogni giorno il proprio dovere spesso in condizioni sfavorevoli e difficili.
Essi rappresentano l’idea alla quale siamo legati che la salvezza dei nostri diritti inviolabili, stia nel fare sempre e comunque il proprio dovere, fino in fondo e senza guardare al personale interesse.
Ho deciso di rimanere qui a fare il Presidente della Regione per continuare a fare il mio dovere, nella convinzione che non ci sia onore e soddisfazione più grande di rimanere alla guida di questa meravigliosa terra insieme a tutti voi.
Non importa quali probabilità di successo abbiamo nel perseguire giustizia, libertà e benessere, l’importante è battersi per ciò in cui si crede.
Al lavoro dunque! per la Puglia e per l’Italia!