Francesco, il Papa tra la gente: ha voluto donarsi fino alla fine - Affaritaliani.it

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Francesco, il Papa tra la gente: ha voluto donarsi fino alla fine

di Franco Deramo

Tante le emozioni, forte il coinvolgimento vissuto in questi giorni di Pasqua con papa Francesco. Il suo lento riprendersi da una lunga degenza ospedaliera, in una convalescenza prescritta lunga; il suo forte desiderio di esserci alle celebrazioni liturgiche della Settimana Santa, nell'Anno Giubilare della Speranza; il suo concedersi ai fedeli venuti da ogni parte del mondo; il suo augurare 'Buona Pasqua' e benedire la Città e il Mondo (Urbi et Orbi) con un lungo abbraccio: tutto vissuto intensamente, nella luce della Resurrezione, nel popolo, con il popolo, fino all'ultimo respiro.


 

Pasqua è il cuore della fede cristiana. È il grande passaggio "dalla sconfitta sulla Croce al disegno d'amore di Dio, alla gloria voluta per la Sua e nostra Resurrezione".

"Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria" (Col. 3,1-4).

Bergoglio aveva tanta forza nel proclamare la fede in Cristo, l'amore per i poveri, la misericordia infinita di Dio.  Non temeva il facile giudizio di chi lo considerava un "comunista" sol perché non dava respiro ai governanti e ai politici di tutto il mondo. Lui era un conoscitore diretto delle periferie: lo dichiarò subito. Sono un Papa venuto «quasi dalla fine del mondo», vissuto nelle favelas di Buenos Aires. 


 

Vescovo, arcivescovo e cardinale senza segretario, senza macchina, senza autista. In pulman, a cercare direttamente i suoi poveri, a condividere le loro sedicenti case, fatte di materiale di scarto recuperato dalle discariche dell'immondizia. Favelas, dove è ben tangibile la povertà e la criminalità.
Non restaurò la sede arcivescovile con l'obolo dei poveri o con l'8 per mille, scelse, per vivere un appartamentino dove a cucinare ci pensava lui stesso, da solo.

Conosceva bene ciò che diceva, quello di cui la sua gente aveva bisogno, come operavano i politici. Per questo papa Francesco era impegnato in prima persona, con coerenza e credibilità, a cercare, a chiedere la PACE. In tutto il mondo, senza stancarsi mai.

La sua prima tappa dei suoi viaggi apostolici LAMPEDUSA (8 luglio 2013): primo approdo verso il Continente per chi scappa da guerra, fame, malattia, miseria. "Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte".

Severa la denuncia di Francesco: “Adamo dove sei?”, “Dov’è il tuo fratello?”, sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: “Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?”, Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del ‘patire con’: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere!” 

“La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto”. Fu la chiave di lettura alla scelta fatta di chiamarsi Francesco: programma, stile, missione del suo pontificato.

Al suo funerale, il mondo, tutti i paesi del mondo, i responsabili, i governanti di tutte le nazioni si sono presentati in piazza San Pietro per rendergli omaggio. Tantissimi non lo hanno ascoltato. Hanno consentito che il Mediterraneo divenisse un cimitero per quei disperati, piccoli e grandi, sfruttati, depredati, abusati, ammassati in sedicenti imbarcazioni, quando non respinti! Poveri, immigrati, pace: sulle orme di San Francesco d’Assisi al quale papa Bergoglio ha donato la sua vita e la sua sofferenza.

Torneremo spesso alla sua chiara parola con cui annunciava il Vangelo, alle sue denunce, alle sue invocazioni, alla sua lotta, alla sua preghiera per liberare l’umanità dalla globalizzazione dell’indifferenza e dalle sue schiavitù.


 

Il cardinale Re, ha concluso con queste parole la sua omelia. Tutti, possiamo farle nostre: "In unione spirituale con tutta la Cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore.  Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi ed i suoi incontri dicendo: ‘Non dimenticatevi di pregare per me’.”

“Caro papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza".