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Franco Giuliano, è il neo Console Onorario del Montenegro a Bari

Giornalista e presidente onorario dell’Associazione “L’Isola che non c’è” di Latiano, Franco Giuliano, è stato nominato Console onorario del Montenegro a Bari, dove sarà aperta una nuova sede consolare in via Abate a Gimma 189.

Un destino segnato, o meglio, già scritto nelle pagine: dato che Giuliano ha a lungo abitato, da studente fuori-sede, proprio in via Montenegro a Bari. Ora Console onorario, titolare del Ufficio consolare onorario del Montenegro in Bari con competenza sulla circoscrizione territoriale composta dalla Regione Puglia.

L’Italia e il Montenegro hanno sempre avuto e intrattenuto “rapporti tradizionalmente amichevoli” e l’apertura del consolato darà un ulteriore e più forte impulso ai legami economico-culturali” tra i due Paesi. La sede barese - si legge in una nota in arrivo da Podgorica - nasce anche con l’intento di sviluppare la cooperazione economica e turistica, rilanciando, una volta di più, “la promozione del Montenegro, della sua cultura e delle reciproche potenzialità di intesa.

Giuliano, una vita ne La Gazzetta del Mezzogiorno e oggi attivista, è noto, pure, per le tante “battaglie” della sua Associazione, tra esse, quella per l’alta velocità sulla Adriatica e, insieme a Regione Puglia e Aeroporti di Puglia, quella sul collegamento aereo verso i Balcani. Oltre alle missioni di pace a Kiev (Ucraina) e a Mosca (Russia).

“UN PONTE VERSO I BALCANI”, L’INIZIATIVA DE “L’ISOLA CHE NON C’È” CON LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE CAPONE E GLI AMBASCIATORI DI BOSNIA E SERBIA.

BARI - “Se siamo qui è perchè ciascuna e ciascuno di noi sentiva il dovere di dare il proprio contributo alla costruzione di un mare di pace tra la Puglia e i Balcani. Per il luogo in cui ci troviamo, perchè siamo vicini di casa, e per le circostanze che viviamo, la guerra in Ucraina ci ricorda ogni giorno quanto importante sia continuare a investire sui rapporti umani, sulle donne e sugli uomini che abitano le nostre città. È chiaro che per farlo, però, bisogna partire dalle fondamenta”.

Così la presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone, all’incontro “Un ponte verso i Balcani”, voluto dalla Fondazione “L’Isola che non c’è” e tenutosi stamattina nell’Aula consiliare di via Gentile alla presenza (alcuni dei partecipanti erano in video collegamento) dell’ambasciatore d’Italia a Sarajevo, Marco Di Ruzza, dell’ambasciatore d’Italia a Belgrado, Luca Gori, del primo segretario di Ambasciata della Serbia a Roma, Tatiana Garcevic, del rettore Università LUM, Antonello Garzoni, del Presidente di Aeroporti di Puglia, Antonio Vasile, del direttore generale del Ciheam, Maurizio Raeli, del giornalista e saggista Lino Patruno, del giornalista e presidente della Fondazione “L’Isola che non c’è”, Franco Giuliano, dell’ex presidente del Consiglio regionale e componente della Fondazione Onofrio Introna, del cantante pugliese Al Bano.

Si tratta di un ulteriore passo avanti nel percorso già avviato dalla Fondazione che, lo scorso giugno, ha visto finalmente, grazie all’impegno e alla determinazione di Aeroporti di Puglia, la realizzazione del primo collegamento diretto da Bari a Belgrado. Adesso lo sguardo si rivolge verso l’altra capitale simbolo della Bosnia: Sarajevo. L’idea è quella di partire dai due collegamenti aerei per giungere al consolidamento di rapporti di collaborazione tra le realtà economiche, culturali, accademiche, turistiche e imprenditoriali della Puglia e dei Balcani.

“Oggi per arrivare a Sarajevo - ha aggiunto la Presidente - il rischio è di fare il giro del mondo quando, invece, siamo davvero a uno schiocco di dita. Ringrazio, allora, Franco Giuliano e tutta l’associazione l'Isola che non c’è per l’impegno e la determinazione nel sostenere la necessità di un collegamento diretto con Sarajevo, com’è quello con Belgrado inaugurato appena qualche mese fa. Dobbiamo costruire alleanze sociali, civili, economiche, politiche, farlo nel nome del rispetto e della pace, e accanto ai trasporti, ai ‘mezzi’, dobbiamo prenderci cura delle persone, della loro storia personale e di quella della terra che camminano. Perché non c’è sogno più bello di quello che possiamo sognare insieme ed è per questo che, con il Consiglio regionale della Puglia, sosterremo un progetto che metta in connessione la nostra Teca del Mediterraneo con la Biblioteca nazionale e universitaria di Sarajevo”.

“Era l’agosto del 1992 quando le bombe colpirono la biblioteca bosniaca e lì, tutt’intorno, si formò una catena umana. Vigili del fuoco, cittadini, volontari, bibliotecari, barricati e pronti a difendere la biblioteca con la propria vita, a salvare fino all'ultimo libro, perchè i libri erano il simbolo più potente di quella storia, di quella civiltà. Persino il Consiglio d’Europa commentò la notizia della sua distruzione definendola una vera e propria 'catastrofe culturale' e una catastrofe lo fu davvero per chi nella sfida della cultura aveva riposto anni e anni di lotte per la libertà. Per fortuna poi l’edificio è stato ristrutturato, è tornato, sia pure in parte, alla sua funzione culturale e lì sopravvive il sogno di una grande biblioteca. Quale migliore occasione, allora, di unire queste due sponde del Mediterraneo, col filo della cultura, attraverso le biblioteche? E attorno a queste costruire, insieme, progetti di cooperazione per la prossima programmazione. Perché c’è poco da fare, la cultura è il simbolo del progesso, senza cultura non si cresce, non c’è passato e soprattutto non c’è futuro.

E noi Istituzioni per prime dobbiamo puntare a far sì che tutti i nostri rapporti, economici, sociali, civili, politici, ne siano nutriti”.

(gelormini@gmail.com)