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Ghetto Rignano, l'apocalisse
Incendio: ipotesi dolosa

Pochi minuti e le fiamme hanno divorato tutto. Stufetta difettosa, atto doloso o tragedia fortuita, nel fumo della devastazione notturna la situazione nel ghetto di Rignano Garganico - che appare alle prime luci dell'alba - è apocalittica.

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Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una nota diffusa a caldo dichiara: "L'incendio del ghetto della provincia di Foggia è arrivato pochi giorni prima delle operazioni di sgombero umanitario dello stesso, che la Regione Puglia e la Prefettura di Foggia  stanno attuando, al fine di porre termine a una situazione inaccettabile dal punto di vista umanitario, igienico e di ordine pubblico". 

 

"Già da mesi - aggiunge Emiliano - la Regione Puglia aveva predisposto il piano che da oggi prenderà le mosse in emergenza, per ridislocare i 300 lavoratori presenti presso il campo, dapprima in strutture di accoglienza temporanea e dopo in apposite strutture autocostruite, che verranno gestite di concerto con le imprese agricole che verranno responsabilizzate in tal senso. Non si può escludere che l'incendio sia stato un modo attraverso il quale ignoti abbiano voluto rendere inutilizzabile la struttura che, da più di dieci anni, era stata abusivamente realizzata nel territorio di San Severo. In queste ore si sta procedendo ad analizzare la situazione per verificare quanto necessario attuare nell'immediato”.

 

Palmisano Sagnet
 

Solo qualche giorno fa, Amnesty International Italia aveva espresso la propria soladarietà e vicinanza a Yvan Sagnet e Leonardo Palmisano, gli autori del libro "Ghetto Italia", che sono stati recentemente oggetto di minacce e intimidazioni.

"Ghetto Italia" - di cui sono in corso varie presentazioni pubbliche, curate anche dai gruppi locali della stessa Amnesty International - è una sconvolgente denuncia sullo sfruttamento estremo dei braccianti stranieri in Italia, più volte oggetto di ricerche da parte di Amnesty International, e sulle condizioni inumane, non solo di lavoro, ma anche di alloggio e di vincolo a pagare per qualsiasi servizio o necessità, di migliaia e migliaia di persone da sud a nord del Paese.

A tal proposito, Amnesty International Italia auspica che le indagini in corso individuino gli autori delle minacce e delle intimidazioni nei confronti di Sagnet e Palmisano e che i due difensori dei diritti umani ricevano adeguata protezione e possano continuare a svolgere il loro lavoro senza timore di ritorsioni.

 

 

“Ancora un incendio al Ghetto di Rignano, con ogni probabilità causato da un riscaldamento di fortuna. Oggi tiriamo un sospiro di sollievo perché poteva andare molto peggio. Ma per quante altre volte pensiamo di poter fare affidamento al fato?”, così in una nota il capogruppo di “Noi a Sinistra”, Guglielmo Minervini.

Minervini, Guglielmo 1(1)
 


“Il Governo regionale e l’assessorato all’agricoltura convochino subito le organizzazioni datoriali e le imprese agricole. Se si vuole davvero chiudere il Ghetto, il momento migliore è adesso, prima che il Ghetto torni a ripopolarsi con gli stagionali. Questo è il tempo giusto per avviare il lavoro per costruire una filiera che tenga assieme un giusto prezzo del prodotto con un giusto compenso del lavoro, per spezzare in questo modo la catena del caporalato e dello sfruttamento".


"Le aziende - prosegue Minervini - devono sapere che la vergogna del Ghetto prima o poi ricadrà sul prodotto e sulle stesse aziende, con un crollo reputazionale e tutto quello che ne conseguirà in termini economici. Quando le aziende capiranno che bisogna pagare i lavoratori il giusto, e quindi pretendere dal mercato il giusto, il Ghetto sarà svuotato. Perché nessun essere umano sceglie di vivere in quelle condizioni. C’è il Ghetto perché c’è lo sfruttamento. E allora le aziende devono fare la loro parte, così come la devono fare le istituzioni. Nessun finanziamento deve essere dato a tutte quelli che non dichiarano neppure una giornata di lavoro, cominciando dal prossimo PSR".


"È inaccettabile - conclude Minervini - che aziende che con ogni evenienza ricorrono in toto a forme di lavoro in nero, attraverso lo sfruttamento e il reclutamento tramite caporali, siano lasciate libere d’agire”.

 

(gelormini@affaritaliani.it)