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Gianluca Rospi 'Popolo protagonista': il libro e l'intervista

di Antonio V. Gelormini

L'intervista a Gianluca Rospi, parlamentare lucano-appulo, in occasione dell'uscita del suo libro 'Popolo protagonista' - Rubettino Editore.

L'intervista a Gianluca Rospi, parlamentare lucano-appulo, in occasione dell'uscita del suo libro 'Popolo protagonista' - Rubettino Editore. 

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Onorevole Gianluca Rospi, vicepresidente del Gruppo Coraggio Italia alla Camera dei deputati, è fresco di stampa “Popolo protagonista” - Rubettino Editore che le apre le porte verso gli scaffali delle librerie. Come lo classifichiamo: una sorta di manifesto politico verso un nuovo modo di rinascita del Paese?

Più che manifesto è una riflessione critica sulla situazione politica degli ultimi anni, con uno sguardo verso una nuova visione politica, meno populista e più idealista e valoriale. Dopo la pandemia, soltanto se si ritorna a una politica a servizio del popolo e che guarda al bene comune l’Italia potrà garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.

Futuro del Paese e coinvolgimento dei cittadini all’insegna della dicotomia “Ragione e Tecnica”, la stessa che sembra sia alla base dell’impostazione governativa del presidente Mario Draghi. Una sorta di modello “sobrietà”?

L’ho scritto anche nel libro: “I problemi di un popolo non si possono risolvere con una formula matematica o un calcolo statistico, c’è necessità anche di strategia e visione politica. La risposta tecnica ha sempre la soluzione giusta, però solo a una parte del problema. Ma se si allarga l’orizzonte si comprende che la politica riguarda questioni di natura sociali, etiche, scientifiche e culturali dove solo la migliore sintesi fra tutte queste visioni può dare la soluzione migliore al problema”. Per questo il modello della buona politica è la sintesi tra tecnica, etica e ragione, perché per risolvere i problemi c’è bisogno di scienza e coscienza.

Il presidente Draghi sta sintetizzando bene questo principio, tanto da essere oggi la personalità più influente e credibile a livello europeo. Tuttavia, oggi è solo o quasi e, per questo, occorre creare attorno a lui una nuova classe politica, puntando sulle non tantissime professionalità presenti in Parlamento e sulle energie migliori della società civile.

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In questo processo va sottolineato anche il recupero e la valorizzazione del cosiddetto intervento “tecnico”. Quale prospettiva vede per i partiti, che la Costituzione indica come soggetti principali per determinare la politica nazionale?

Per ricoprire certi ruoli non ci vuole solo esperienza e capacità ma anche coraggio. La qualità della rappresentanza politica ha subito un crollo verticale e questo ha portato al disastro di oggi. Occorre invertire la rotta: attualmente tutti i partiti sono in crisi d’identità perché hanno abbandonato i loro valori fondanti per consegnarsi, spesso e volentieri, ai personalismi del leader di turno.

A mio avviso oggi occorre ripartire unendo le forze buone e sane del Paese, le tante professionalità e competenze presenti: impegnandoci tutti insieme, come persone di buona volontà in una comunità di protagonisti e attorno a valori condivisi, possiamo sperare in una svolta del Paese e in una rigenerazione valoriale, sociale ed economica.

Se non si riesce in questo, allora dobbiamo auspicare un grande scatto in avanti della nostra Europa e nella sua trasformazione da semplice unione economica in unione politica, così diventando la casa comune delle nazioni federali europee. 

Altro aspetto non secondario, che emerge dalle pagine del suo libro, è l’imprescindibile rapporto con l’Europa, che comincia anche ad essere percepita nella sua declinazione di Europa Sociale. Si ribadisce il valore soggettivo di ciascun Paese, che dovrebbe esaltarsi nell’Unione che ancora non è?

La visione non solo economica ma politica e culturale era alla base anche del percorso avviato da De Gasperi, Schuman, Adenauer e di tutti coloro che hanno partecipato alla creazione di ciò che noi oggi conosciamo come Unione Europea. Oggi dobbiamo sforzarci di recuperare la nostra identità alla ricerca, però, di un obiettivo comune tra tutti gli stati europei. 

L’Europa non è solo un mercato ma la culla dell’antico continente: è il posto dov’è nato l’Occidente con tutte le sue meraviglie culturali, artistiche, architettoniche e politiche. È stato lo scenario di guerre cruenti e sanguinose, ma mai culla di povertà e ignoranza. 

La nostra Unione non può e non deve essere solo commerciale: occorre condividere una visione di futuro per una vera unione dei popoli, immaginandola come la casa della nostra economia, della nostra salute, del nostro lavoro e dei nostri ideali. Con un’unica politica fiscale, un’unica politica estera e un unico esercito.

Senza tralasciare gli interessi della nostra nazione e del nostro popolo, ma comprendendo che sarà sempre più difficile essere Italia se non si è Europa e se non si è Mediterraneo.

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L’Italia regina e crocevia nel Mediterraneo: anche qui, come si declina la centralità geografica con una speculare marginalizzazione degli approdi e della funzione nevralgica che l’Italia dovrebbe avere, ma che risulta alquanto evanescente?

Il Mediterraneo è il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. Dopo la Brexit oggi è il momento di rilanciare il mercato del Mediterraneo come il nuovo centro della politica economica dell’Europa. 

L’Italia è posizionata al centro del Mediterraneo tra la rotta che da Suez va verso i mari del nord Europa e, proprio per questa posizione strategica, potrebbe essere la naturale piattaforma di scambio commerciale del sud del continente. Penso non solo alla logistica di scambio e stoccaggio, ma anche alla trasformazione dei semilavorati in prodotti finiti, per poi essere immessi nuovamente nel mercato globale attraverso nuove spedizioni. 

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In tutto ciò il sud Italia con i porti di Bari, Taranto, Gioia Tauro, Napoli e i porti siciliani può essere il motore trainante non solo dell’Italia ma dell’intera Europa. Nel mio libro descrivo il sud Italia come “la nostra punta di lancia immersa nel Mediterraneo” proprio perché il Mezzogiorno è la parte più importante su cui investire, per garantire la conquista delle rotte commerciali mediterranee oltre e aprirci la strada verso le economie emergenti come il nord Africa e l’India.

Naturalmente non possiamo pensare alla piattaforma logistica se non completiamo le infrastrutture nel sud Italia: come le dorsali di Alta Velocità e Alta Capacità; penso, in particolare, al completamento della dorsale Adriatica Ancona - Bari - Lecce e al collegamento Salerno - Gioia Tauro – Palermo, attraverso la realizzazione anche di opere dimenticate come il ponte sullo stretto di Messina. 

Quale il candidato ideale dell’onorevole Rospi alla poltrona del Quirinale?

Il mio auspicio è che su quella poltrona possa sedersi una personalità alta della nostra nazione, in grado di incontrare il favore del centro-destra che, ricordiamolo, all’elezione presidenziale avrà la maggioranza numerica degli elettori.