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Gianluca Rospi, le prospettive politiche di Popolo Protagonista

di Antonio V. Gelormini

Gianluca Rospi sceglie Affaritaliani.it - Puglia per presentare la sua nuova formazione politica: Popolo Protagonista. L'intervista.

Radici appulo-lucane per il parlamentare materano Gianluca Rospi - attualmente nel Gruppo Misto, dopo un’esperienza avvincente nel M5S - relatore del Decreto Genova e al lavoro per la composizione di una nuova forza politica, Popolo Protagonista, con evidente ispirazioni popolari con taglio don Luigi Sturzo, dall’appiglio saldamente laico e con sguardo fisso a Giorgio La Pira.

GianlucaRospi

Affaritaliani.it - Puglia lo ha incontrato per commentare e analizzare la contingenza legata al Decreto Semplificazioni e le lungimiranze politiche di un gruppo in crescita, che mira a recuperare una tradizione d’impegno cattolico, per il rilancio e la valorizzazione di una pratica tesa all’esercizio della tutela del bene comune e dei valori identitari di quella tradizione.

Onorevole Rospi, lei è stato relatore del Decreto Genova che in qualche modo ha fatto da apripista al Decreto Semplificazioni, percepito come croce e delizia o come medicina salutare, per affrontare il dopo Covid nel Paese. In quali punti o passaggi pensa che andrebbe ulteriormente quanto prima migliorato?

Il DL Semplificazioni con il ‘modello Genova’, che molti hanno tirato in ballo non sempre con cognizione di causa, è stato a lungo sotto i riflettori, e lo è ancor di più in questi giorni. L’accelerazione parlamentare non ha consentito alcuni interventi, per alcune auspicabili modifiche ispirate proprio al ‘modello Genova’, che ha portato alla realizzazione dell’opera in tempi record, minimizzando l’impatto della burocrazia.

Dalla tragedia del Ponte Morandi è nata un'opportunità normativa che nell'emergenza funziona e che con opportuni accorgimenti potrebbe essere estesa a tutte le opere, soprattutto nella fase che riguarda la scelta del contraente. La logica dei commissari straordinari funziona, ma occorre dotarla di un relativo impianto normativo di indirizzo, per evitare eccessi e assolutismi. A Genova, per esempio, è stata fatta una forzatura, ma in quel caso era necessario essere veloci, per cui lo stesso commissario Bucci si è adeguato. Su questo punto bisognerebbe tutelare di più la partecipazione delle aziende alle scelte commissariali e pensare magari di estendere l’invito a un ventaglio più largo - anche se non troppo - di imprese. Penserei almeno a una decina, magari anche con un meccanismo di rotazione.

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Quali sono, allora, i pilastri che rendono interessante il modello contemplato nel decreto?

Innanzitutto la figura del manager dell'Opera. Il commissario di Genova, a mio avviso ha avuto il ruolo di manager nella cura della proprietà; sia in fase progettuale sia prima dell’inizio intervento strutturale, quando ha curato anche l’eliminazione delle macerie del vecchio ponte.

L'altra cosa fondamentale è la deroga al codice degli appalti, con il limite - però - del mancato coinvolgimento delle direttive europee. Non dimentichiamo che il decreto Genova dava la deroga al codice degli appalti italiano, però non dava la deroga al codice degli appalti europei. Infatti, il decreto Genova dava la possibilità alla stazione appaltante di utilizzare direttamente il codice degli appalti europei. Ancora, fondamentale è la riduzione di alcuni tempi - dando certezza di date - per la valutazione ambientale: questo è stato cruciale e determinante per la possibilità di realizzare il ponte in due anni, insieme ovviamente al fondamentale ruolo svolto dal manager.  

Nella fattispecie, adesso per rendere più incisivi gli effetti del decreto bisognerebbe utilizzare per un anno una legislazione di emergenza, per consentire il lavoro parlamentare utile a un nuovo Codice degli Appalti: più snello, più veloce e più semplice. Che preveda anche più responsabilità degli imprenditori e dei professionisti, mettendo delle pene certe - del tipo se sbaglio o se faccio qualcosa contro norma, non posso più fare l'imprenditore per un tot anni - e soprattutto arginare la corsa automatica ai ricorsi. Non è possibile che il secondo in una gara faccia ricorso di prassi o per ripicca o per creare artatamente lungaggini.

decreto semplificazioni senza cartine

Avrebbe pensato a qualcosa in merito?

Tempo fa avevo proposto di rendere le province italiane come stazioni appaltanti. Un modo per prevedere nel Codice degli Appalti la riduzione delle stazioni appaltanti qualificate. Potremmo individuare 100 stazioni appaltanti, che sono le 100 province che si specializzano in un settore. Sarebbero esse a fare le gare, come a mio avviso anche i sindaci - per opere sotto i 500.000 € o il milione - per rendere più veloce la procedura.

L’attività parlamentare l’ha spinta anche a indicare e sollecitare interventi su due opere infrastrutturali strategiche per Puglia e Basilicata - il raddoppio per la statale Maglie - Leuca e il potenziamento del collegamento Murgia - Pollino. A cui si aggiunge la storia senza fine della strozzatura Adriatica tra Termoli e Lesina, tutte bloccate da un ventennio e per le quali ancora non si intravede una soluzione.

Percorsi articolati e vicende diverse. La strozzatura Termoli-Lesina è compresa tra gli interventi previsti dal Decreto, e in caso come questo - da tempo bloccato dalle burocrazie istituzionali che siano le Sovrintendenze o le Valutazioni di impatto Ambientale che in Italia hanno tempi medi anche di 10 anni - potrebbe essere utile l’introduzione più che di un Commissario Straordinario, proprio di un Commissario Manager della Progettazione.

Stesso dicasi sia per la Maglie-Leuca che per la Murgia Pollino, dove un Commissario Manager potrebbe occuparsi delle conferenze di servizio, utili alla definizione di un tracciato unico e concordato con tutte le Amministrazioni locali, che su quella definizione andrebbe a fare il progetto. Un iter, secondo me, che potrebbe risolvere e accelerare di un paio d'anni la realizzazione dell'opera.

Anche per questo, mi attiverò per spingere ad estendere la linea dell'Alta Velocità sul ramo Adriatico. Le procedure specifiche per questo tipo di conversione potrebbero ‘passare sopra’ le complicazioni persistenti sulla strozzatura Termoli-Lesina. Le decisioni a livello macro porterebbero a superare i blocchi locali, per portare l'Alta Velocità anche sull'Adriatico. Una prospettiva che aprirebbe nuovi orizzonti ‘adriatici’ anche ai porti commerciali nevralgici di Taranto e Gioia Tauro.

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Passando alla politica, adesso, parliamo della creatura nascente ‘Popolo Protagonista’. Un movimento, un partito o che altro?

Partito, movimento o partito movimento per me è indifferente; quello che conta adesso è il progetto politico. L’ho appena avviato insieme ad altri colleghi e mi auguro, per settembre, di riuscire a presentare un organismo che si rifaccia a questo nuovo gruppo, oggi nel Gruppo Misto, e domani capace di una propria identità, ispirata ai valori del popolarismo italiano e di quello europeo. Fondati sulla sussidiarietà e il bene comune: principi ben marcati nei nostri Padri Costituenti, ma che da tempo tendono a perdere la presa necessaria sui cittadini italiani.

Una sorta di rapsodia in P, che va dal partito al popolarismo, dal Popolo Protagonista ai Padri Costituenti, dalla polis alla piattaforma pubblica o privata, dalla partecipazione politica al Parlamento: autentica Agorà di confronto e dialogo. Ci sarà più don Sturzo o più La Pira?

La Pira PaoliVI

E’ nostro obiettivo che il popolo ritorni ad essere protagonista nel delineare il futuro di questa società e di questo Paese. Protagonista attraverso l’allargamento della cosiddetta partecipazione, utilizzando gli strumenti e gli spazi previsti dalla Costituzione.

Certo, il futuro è un’altra opportunità che va colta e cavalcata. Ma non è possibile o pensabile poter sostituire una riunione sul territorio con i cittadini, attraverso un click sul computer con un webinar. La mancanza di contatto inaridisce mente, animi e cuori.

Il nuovo organismo politico avrà radici in Don Luigi Sturzo con sguardo intenso verso Giorgio La Pira, in una sorta di lettura e impostazione degasperiana, esaltata dalle prospettive innovative di Aldo Moro. In pratica, la politica come coltivazione e ricerca del bene comune, per arginare le derive di una società tendenzialmente individualistica e pertanto più egoista, magari riscoprendo - in forma moderna - quella che un tempo era la dottrina sociale della Chiesa.

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Un approccio favorito dal lungo periodo di lockdown?

L’emergenza Covid ha riacceso i sentimenti di solidarietà in modo straordinario. Ha favorito il recupero di coesione sociale, dei valori come lo stare bene, la grandezza dell’essenziale e la forza della famiglia.

Quali i prossimi step programmati sia a breve nell’ottica elettorale di settembre, che di post amministrative e regionali? Darete indicazioni di voto?

Naturalmente noi ci stiamo costruendo come nuovo gruppo e quindi non abbiamo la forza per affrontare le elezioni a settembre. Il nostro obiettivo, più a medio e lungo termine e comunque subito dopo elezioni regionali, è quello di presentare il nuovo manifesto costitutivo di Popolo Protagonista. I cittadini che già ci seguono saranno liberi di scegliere chi votare, sulla base dei programmi e dei profili professionali e politici dei candidati.

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Ultima domanda tarata sulla cronaca politica di queste ore. Sulla doppia preferenza di genere non trova paradossale che la Regione Puglia invochi l’intervento del governo quasi smentendo una sorta di rivendicazione di autonomia che in altri tempi ha dato il via addirittura al referendum?  

Sì, a tutela di quella autonomia lo trovo assurdo. Sono del parere che una autonomia territoriale vada garantita e, per certi versi anche curata. Il territorio italiano è molto diverso da regione a regione, anzi nella stessa regione - in realtà - convivono status e tradizioni differenti, e quindi è necessaria un’articolazione autonoma dei territori. Nel contempo, però, per le tematiche più importanti - e io direi anche infrastrutture e ambiente - l’indirizzo deve essere omogeneo. Impensabile avere 20 discipline differenti, per esempio in Sanità, Turismo o Urbanistica e Ambiente: dove parlare di qualificazione e rigenerazione urbana significa avere un indirizzo nazionale di rigenerazione urbana. Che poi venga declinato, nelle varie regioni, è persino auspicabile.

(gelormini@gmail.com)