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Gianluigi Conese e la ‘variante’ nel gioco di specchi del Covid
L'opera prima “Se tutto andrà bene” di Gianluigi Conese - Florestano Edizioni e la variante del gioco di specchi tra autore, personaggi e lettori.
Per essere un’opera prima “Se tutto andrà bene” di Gianluigi Conese - Florestano Edizioni, 2020 il risultato si direbbe ‘sorprendente’, se non conoscessimo profondità di analisi e brillante attitudine alla narrazione da parte dell’autore: fino ad oggi celati e imbrigliati dai rigidi schematismi professionali della comunicazione standard, relativa ai quotidiani resoconti della sua Agenzia.
Anticipato da un paio di capitoli pubblicati sulle pagine culturali de La Gazzetta del Mezzogiorno e del Corriere del Mezzogiorno (dorso locale del Corriere della Sera), il racconto si dipana tra realtà, fantasia e profezia al tempo del Coronavirus, con una serie di amori ‘troncati’ - talvolta dolorosamente, spesso con cinica e razionale disinvoltura - anticipando, a sua volta, l’ipotesi di una nuova ‘variante’ del virus capace di scatenare un’ulteriore terribile pandemia.
Scenario verosimile, che prende corpo e forma attorno all’intreccio misterioso e pericoloso sulla scacchiera degli interessi commerciali tra USA e Cina, all’ombra dell’uccisione del ricercatore cinese Ching-Biu, riportata (o segnalata?) in calce a un documento riservato, dell’Università di Sishuizhen, destinato all’Organismo Superiore di Sanità.
Leggere il libro, che “si apprezza per la trama intrigante e la scrittura semplice, diretta e senza fronzoli” - a detta dello stesso protagonista principale - oltre a rivivere senza angoscia le fasi salienti dell’anomalo ‘tsunami pandemico’, rievoca anche un’altra originale sensazione: l’effetto specchi sulla sedia del barbiere. Ovvero quello di sentirsi al centro del gioco di riflessi, che moltiplica all’infinito la proiezione di immagini e situazioni.
Catturato dalla trama e dai diversi riferimenti comunemente vissuti, il lettore è come se venisse coinvolto nella narrazione, per poi ritrovarsi a seguirla attraverso le indicazioni dello stesso autore e degli altri personaggi, e quasi senza accorgersene avere la sensazione di partecipare alle varie messe in scena ora perché confuso nella sit-comedy, altra volta perché passante sullo sfondo, altra volta ancora perché partecipe dell’intreccio narrativo, che rende avvincente la dinamica degli eventi.
Non è una cronaca né un diario - come tanti se ne sono scritti su questo periodo ricco di timori e contraddizioni - tanto meno un mantra beneaugurante. Non ci sono le elezioni, non c’è la Brexit e non ci sono i numerosi uomini di Stato puntualmente colpiti dal virus, man mano assumevano posizioni negazioniste o atteggiamenti ‘strafottenti’ nei confronti del pericolo latente.
Ci sono, invece - tra le righe - le carenze di un sistema sanitario a corto di programmazione, che regge grazie all’impegno e alla professionalità di veri e propri ‘eroi in corsia’, anche se ancora alle prese con procedure di interventi altrove obsolete: come “i lividi ovunque sulle braccia per i prelievi” e l’intuibile scarso utilizzo del catetere venoso centrale port-a-cath. Compensati dalla dedizione del personale sanitario, capace spesso di gesti unici e risolutivi, per la salvezza di vite umane sul ciglio del baratro fatale.
Quelli per i quali telecamere e citazioni non contano, gli stessi a cui sono negati persino i famosi “15 minuti di popolarità” garantiti da Andy Warhol: ispirazione raffinata della copertina del libro, che l’autore ha voluto con prevalenza di immagini al femminile, forse per meglio evidenziare una notorietà destinata ad andare oltre il quarto d’ora accademico.
Il ghiaccio è rotto. Il vaccino è stato assunto e piacevolmente assimilato. Con serenità, ora, si aspetta il ritorno in vena di Gianluigi Conese.
(gelormini@gmail.com)